Dubbi sulla causa scatenante e su quanto possa aver influito la terapia antibiotica, poi rivelatasi sbagliata.
Bergamo – Sarebbe stata un’infezione a stroncare Mauro Carminati, il 32enne ingegnere della Lamborghini originario di Stezzano (Bergamo) deceduto il 3 maggio a Edimburgo, poche ore dopo il suo arrivo in Scozia. Ma le cause esatte sarebbero ancora poco chiare, secondo quanto emerge dalle dichiarazioni della zia dell’uomo, rilasciate alla stampa locale.
Secondo la zia l’uomo si è sentito male all’improvviso, dopo essersi accorto di uno strano gonfiore a una gamba. Nel giro di poche ore l’arto è diventato nero, e così si è recato in ospedale. Ma qui la situazione è degenerata rapidamente: quella che era un’infezione ha infatti raggiunto i polmoni e causato una polmonite. Trasferito in terapia intensiva, è stato raggiunto dai parenti il 1° maggio. “Era ancora lucido e parlava, poi la febbre si è alzata ed è subentrata un’emorragia cerebrale – ha spiegato la zia Marina -. Inizialmente i medici pensavano che all’origine ci fosse un batterio e gli avevano somministrato tre cicli di antibiotici, che non hanno però dato gli esiti sperati. Hanno quindi capito che all’origine dell’infezione c’era in realtà un virus”.
Ancora ora non è chiaro che cosa abbia potuto scatenare l’infezione. Dubbi anche su quanto possa aver influito la terapia iniziale scelta dai medici, rivelatasi sbagliata. Una cosa è certa: “Mauro stava benissimo, godeva di ottima salute”, ha raccontato la zia, “è stato un fulmine a ciel sereno. Se avesse sospettato di non stare bene, non sarebbe nemmeno partito per questa breve vacanza che sognava da così tanto”.