Matteo Babici morto a Bangkok, ipotesi avvelenamento: “Forse una sostanza ingerita”

Il legale della famiglia: “Era sano, sportivo.” Autopsia in Thailandia, ma se ne chiederà un’altra in Italia. Ritardo per il rientro della salma.

Trieste – Un’ipotesi inquietante emerge sulla morte di Matteo Babici, il 24enne triestino trovato senza vita giovedì 27 marzo in una stanza d’albergo a Bangkok, Thailandia. “Avvelenamento da una sostanza ingerita, solida o liquida, che potrebbe aver causato un malore fatale,” sostiene l’avvocato della famiglia, Gian Domenico Primo, in un’intervista riportata oggi da Il Piccolo. L’autopsia eseguita in Thailandia non ha ancora fornito risultati definitivi, ma il legale ha già annunciato l’intenzione di richiedere un’ulteriore esame autoptico in Italia con un medico di fiducia, per fare luce su un caso che lascia molti interrogativi.

Matteo, originario di Opicina, era partito a dicembre per la Thailandia con il sogno di perfezionarsi nel muay thai, la boxe thailandese. “Era un ragazzo sano, sportivo, non faceva uso di sostanze,” sottolinea l’avvocato Primo. La sera prima della morte, mercoledì 26 marzo, avrebbe accusato un malore, come riferito dal coetaneo triestino di 22 anni che lo accompagnava, anche lui di Opicina. I due si erano incontrati a Bangkok, e sarebbe stato proprio l’amico a trovarlo senza vita la mattina seguente, dando l’allarme. Nonostante i soccorsi, per Matteo non c’è stato nulla da fare.

Le ipotesi: malore o avvelenamento?

“Le idee che si sono paventate è che possa aver ingerito qualcosa che lo ha avvelenato o comunque portato a stare male,” spiega il legale a Il Piccolo. L’ipotesi di un malore naturale non convince del tutto la famiglia, che ora attende i risultati dell’autopsia thailandese. “Al di là di un malore, stiamo valutando la possibilità di una sostanza,” aggiunge Primo, escludendo però l’uso volontario di droghe da parte di Matteo. Potrebbe trattarsi di un’intossicazione accidentale—cibo, bevande o altro—ma per ora non ci sono certezze.

La vicenda si intreccia con il devastante terremoto di magnitudo 7.7 che venerdì 28 marzo ha colpito il Myanmar, con epicentro a 250 chilometri da Mandalay, scuotendo anche Bangkok. Sebbene la morte di Matteo sia avvenuta il giorno prima, il sisma sta complicando il rientro della salma. “Stiamo facendo pressione sull’ambasciata affinché torni in Italia al più presto,” afferma l’avvocato. Il padre del giovane, partito per Bangkok subito dopo la notizia, è assistito dalla Farnesina, che segue il caso da vicino.

Un atleta in cerca di sé stesso

Matteo Babici, ex commesso in un negozio di alimentari a Opicina, aveva lasciato il lavoro per inseguire la passione per il muay thai, trasferendosi inizialmente a Chiang Mai, 700 chilometri a nord di Bangkok. “Un ragazzo solare, gentile,” lo descrivono amici e conoscenti sui social, dove la comunità triestina piange la sua perdita. La sera del malore era con l’amico nella stanza d’albergo, forse dopo una giornata di allenamenti o esplorazioni. Poi, il dramma improvviso.

Le autorità thailandesi, in collaborazione con l’ambasciata italiana, stanno indagando, ma i tempi per i risultati dell’autopsia potrebbero allungarsi a causa dell’emergenza sismica. La famiglia, sostenuta dal legale, insiste per una verità chiara: “Vogliamo sapere cosa è successo a Matteo,” dice Primo, pronto a nominare un medico legale italiano per un secondo esame una volta che la salma sarà rimpatriata.

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