Mattarella a Colleferro: “Willy, italiano esemplare ucciso dalla violenza cieca”

Il Presidente della Repubblica commemora il quinto anniversario della morte del 21enne, che perse la vita per difendere un amico.

Colleferro – A cinque anni esatti dalla tragica notte del 6 settembre 2020, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato a Colleferro per commemorare Willy Monteiro Duarte, il ventunenne di origine capoverdiana diventato simbolo del coraggio civile e dell’antirazzismo in Italia.

Durante la cerimonia commemorativa, Mattarella ha definito Willy “un italiano esemplare” e ha sottolineato come “non dimenticare vuol dire non essere indifferenti”. Il Capo dello Stato ha voluto ricordare la figura del giovane attraverso le parole di Martin Luther King: “L’odio moltiplica l’odio e la violenza moltiplica la violenza. È così: all’interno delle società e nel mondo la pace, anche a livello internazionale, nasce da questo modo di pensare e di comportarsi”.

Mattarella a Colleferro

Per Mattarella, “onorare Willy significa costruire – a partire dalla realtà di ciascuno, dal quartiere di ciascuno, dalla scuola di ciascuno – un mondo dove l’amicizia non sia soltanto una relazione personale, ma come Willy ha insegnato, sia fondamento della vita sociale”.

La tragedia di una notte di settembre

Willy Monteiro Duarte aveva 21 anni quando perse la vita nella notte tra il 5 e il 6 settembre 2020 a Colleferro, piccolo comune della provincia di Roma. Il giovane, nato in Italia da genitori capoverdiani, viveva a Paliano, in provincia di Frosinone, dove lavorava come aiuto cuoco, ed era molto apprezzato per la sua gentilezza e disponibilità.

Quella tragica notte, Willy si era recato con tre amici nei locali della movida di largo Santa Caterina a Colleferro, arrivando intorno all’1:30. Il gruppo si era trattenuto per circa due ore prima di decidere di rientrare a casa verso le 3 del mattino.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti, tutto iniziò con una discussione banale all’interno di un locale per alcuni “like” a una ragazza sui social network. Francesco Belleggia, uno dei quattro futuri aggressori, aveva iniziato a litigare colpendo qualcuno con un pugno. La rissa si era poi spostata all’esterno, nei giardinetti di largo Oberdan.

I fratelli Marco e Gabriele Bianchi, entrambi praticanti di arti marziali miste (MMA), raggiunsero il luogo dello scontro a bordo di un SUV Audi, chiamati per supportare i loro amici in difficoltà. Come emerso dalle indagini, nell’auto viaggiavano sei persone, non solo i quattro poi arrestati.

Gabriele e Marco Bianchi

Willy si trovò coinvolto quando riconobbe tra i ragazzi aggrediti un suo amico e decise di avvicinarsi per aiutarlo. In quel momento venne circondato da quattro o cinque persone. L’aggressione che ne seguì fu di una brutalità estrema: durò circa cinquanta secondi, durante i quali il giovane venne colpito incessantemente, senza che gli aggressori si fermassero nemmeno quando cadde a terra. Alcuni testimoni riferirono di aver visto qualcuno saltare sul corpo ormai inerme della vittima.

I fratelli Bianchi, con la loro preparazione atletica da lottatori, conoscevano perfettamente i punti dove colpire per causare i danni maggiori. Il maresciallo Antonio Carella, tra i primi soccorritori, descrisse la scena come “disperata, tra le più atroci” mai viste durante il servizio.

L’omicidio di Willy sconvolse l’opinione pubblica italiana non solo per la brutalità del gesto ma anche per i contorni razzisti dell’aggressione. A colpirlo furono quattro giovani dei comuni limitrofi noti per la loro propensione alla violenza. Willy fu preso di mira anche per le sue origini africane.

La Cassazione ha reso definitive le condanne di Pincarelli (21 anni) e Belleggia (23 anni), mentre ha rinviato i fratelli Bianchi a un nuovo processo d’appello per valutare le attenuanti generiche.

Mattarella ha ricordato che “Willy Monteiro è un nostro ragazzo, ucciso da una violenza cieca, insensata, brutale. Ucciso mentre cercava di difendere un amico, di placare gli animi, di evitare che si scatenasse una rissa. Voleva evitare la violenza, e la violenza, invece, è esplosa contro di lui”.