Massacrò i genitori a colpi di cocci di ceramica: chiesto l’ergastolo per Diletta Miatello

Il pm ha enfatizzato la crudeltà con cui ha agito la donna, che aggredì padre e madre nel sonno. La giustificazione: “Per loro facevo di tutto, ero come Cenerentola”.

Padova – Ergastolo: è questa la richiesta avanzata dal pubblico ministero Marco Brusegan per Diletta Miatello, l’ex vigilessa 52enne accusata di aver massacrato i genitori il 27 dicembre del 2022 nella villetta di famiglia a San Martino di Lupari (Padova). Oltre al “fine carcere mai”, il pm ha aggiunto la richiesta di 6 mesi di isolamento diurno per l’estrema crudeltà con la quale la donna avrebbe ucciso la madre, Maria Angela Sarto, di 84 anni: 24 colpi sferrati alla testa utilizzando cocci di ceramica (mai trovati).  La donna morì dissanguata mentre il padre Giorgio, 89 anni, colpito violentemente alla testa e al braccio, spirò due mesi dopo in ospedale.

Diletta Miatello e i genitori

Un delitto, quello compiuto da Diletta Miatello, caratterizzato secondo il pm da particolare efferatezza soprattutto nei confronti della madre: venti lesioni all’altezza del viso, della mandibola e dello sterno oltre a numerose costole fratturate, come rilevò l’autopsia sul corpo dell’84enne. Per impedire ai genitori di chiamare aiuto, la donna avrebbe anche gettato il telefono fuori dalla finestra.

Nonostante ciò, Diletta Miatello si è sempre dichiarata innocente. Durante l’interrogatorio di ieri, mercoledì 11 settembre,  la donna è apparsa fredda e distaccata. Mai un segno di cedimento, mai una manifestazione di affetto per i genitori, che vivevano nella casa attigua alla sua e che ha sempre citato come “Coniugi Miatello”, spia del rancore che covava da anni. “Mio padre mi maltrattava e io per loro facevo di tutto, ero come Cenerentola”, ha raccontato mercoledì in Tribunale.

Il delitto è stato compiuto, secondo Alessandro Saullo del centro di salute mentale di Gorizia, nominato per l’occasione dalla giudice Mariella Fino per la perizia psichiatrica, in piena capacità di intendere e di volere, anche se Diletta sarebbe affetta da un disturbo della personalità di tipo paranoide.

Durante il dibattimento, sono state illustrate anche le prove raccolte, tra le quali spicca l’impronta di una ciabatta lasciata sulla scena del crimine (e che la donna ha riconosciuto come propria). Prove che sembrano schiaccianti.

La sorella Chiara, presente in aula con la figlia minorenne, si è costituita parte civile: il suo avvocato ha chiesto per lei un risarcimento di 600mila euro e per la nipote di 224mila. La lettura della sentenza è prevista nell’udienza fissata per il 16 ottobre.

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