Martina Voce, accoltellata dall’ex a Oslo: “Sorrideva mentre mi colpiva”

“Ero convinta che non ce l’avrei fatta”, è il racconto della 21enne sopravvissuta a 30 coltellate sferrate dal suo ex fidanzato norvegese.

Oslo – “Sorrideva mentre mi colpiva”. E’ un racconto macabro quello di Martina Voce, la 21enne italiana sopravvissuta a 30 coltellate sferrate il 22 dicembre dal suo ex fidanzato nella capitale norvegese. “Faccio ancora gli incubi su quella mattina”, dice la ragazza a Repubblica, ripercorrendo gli attimi terribili in cui ha pensato di non sopravvivere. “Ero fuori dal negozio per buttare via delle cose e me lo sono visto davanti – ricostruisce la scena -. Mi ha chiesto se avevo ancora un ragazzo. Gli ho risposto di farsi i fatti suoi e che se voleva comprare qualcosa poteva anche entrare, altrimenti doveva andarsene”.

Da quel momento inizia il terrore. “Mi sono girata e sono entrata. All’altezza delle casse mi ha tirato una coltellata da dietro. Ho camminato ancora e mi ha colpito di nuovo, con un grosso coltello da militare. Una signora ha assistito alla scena e ha iniziato a urlare“. A quel punto Martina si è girata: “E lui ha iniziato ad attaccarmi frontalmente. Ho cercato di scappare e mi ha colpito di nuovo da dietro. Alla schiena e sulla nuca. Era muto. Ma con il sorriso stampato in faccia. Sono caduta nel mio sangue. Per fortuna è arrivato il mio ragazzo che me lo ha tolto di dosso”, prosegue il terribile racconto.

Martina Voce
Martina Voce

“Ho provato ad allontanarmi strisciando, quello però si è divincolato ed tornato verso di me. Da sdraiata l’ho tenuto a distanza usando le gambe, mentre provava ancora a colpirmi. Lo hanno fermato accoltellandolo. I paramedici – aggiunge Martina – sono arrivati un minuto dopo. Mentre mi portavano via ero convinta che non ce l’avrei fatta”. Ora invece è sopravvissuta e racconta tutta la storia. L’ex fidanzato che le inviava messaggi, “aveva fatto anche un account falso. E una decina di giorni prima di aggredirmi mi aveva invitato a vedere un gatto che aveva adottato. Dopo l’arresto la polizia mi ha detto che in casa del gatto non c’era traccia. Forse era una scusa, una trappola. Lì sarebbe riuscito ad uccidermi. Non lo amavo più. Avevamo chiuso in modo tranquillo”.

Martina conclude: “Di femminicidi in Italia ce ne sono tutti i giorni. Qui in Norvegia invece sono eventi rari. Già volevo rimanere in Norvegia, questa cosa mi fa venire ancora più voglia di fermarmi a vivere qui. Oslo è un posto sicuro”.

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