Una folla di familiari, amici, compagni di scuola e cittadini hanno partecipato al funerale. L’arcivescovo di Napoli: “L’amore non è possesso, non è controllo, non è violenza. L’amore vero rende liberi”.
Afragola (Napoli) – Una folla commossa si è riunita oggi nella Basilica di Sant’Antonio ad Afragola per l’ultimo saluto a Martina Carbonaro, la 14enne brutalmente uccisa dall’ex fidanzato Alessio Tucci il 26 maggio. Durante l’omelia, il cardinale Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, ha lanciato un appello accorato: “L’amore non è possesso, non è controllo, non è violenza. L’amore vero rende liberi”. La cerimonia, segnata da lacrime e richieste di giustizia, ha visto la partecipazione di migliaia di persone, con un maxischermo allestito fuori dalla chiesa gremita. La città, in lutto cittadino, ha accolto il feretro con applausi e grida: “Martina sei la figlia di tutti noi”.
Un funerale di dolore e denuncia
Alle 15 la Basilica Pontificia di Sant’Antonio di Padova ad Afragola si è riempita di familiari, amici, compagni di scuola e cittadini, uniti nel dolore per la perdita di Martina Carbonaro, uccisa a 14 anni da Alessio Tucci, 19enne reo confesso. La cerimonia, presieduta dal cardinale Mimmo Battaglia, è stata un momento di riflessione collettiva sulla violenza di genere e sull’educazione all’amore. “Davanti a Martina, dobbiamo assumerci una responsabilità collettiva”, ha detto Battaglia, visibilmente commosso. “Se amare ti fa male, non è amore. La violenza non è mai giustificabile”.
L’omelia interrotta dagli applausi
L’omelia è stata interrotta più volte dagli applausi, specialmente quando il cardinale ha pronunciato: “Dire basta non sia una condanna, ma un diritto”. Battaglia ha denunciato un’“idea malata dell’amore” che confonde affetto con possesso, rivolgendosi ai giovani: “Non confondete il controllo con l’affetto. Amare non significa possedere”. Le sue parole hanno toccato il cuore di una comunità sconvolta, che vede in Martina il simbolo di troppe giovani vite spezzate.
Il feretro bianco, accompagnato dai genitori Fiorenza e Marcello, è arrivato in piazza tra applausi scroscianti e grida di “Giustizia, giustizia!”. Molte donne hanno urlato: “Martina sei la figlia di tutti noi”, mentre insulti si levavano contro Tucci, in carcere a Poggioreale per omicidio pluriaggravato e occultamento di cadavere. I compagni di scuola indossavano magliette bianche con la foto di Martina e la scritta “Martina vive”, simbolo di un ricordo che non svanirà.