Così Corrado Lorefice a Palermo davanti al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, zio della segretaria generale della Regione e i figli.
Palermo – Maria Mattarella, “donna di solida e profonda fede, più di tutti, ci rende ancora partecipi, come
già nella prova della malattia, della luce della speranza e della consolazione in cui ormai è immersa, da lei già pregustata lungo il corso della sua vita. La sua robusta formazione religiosa è il segreto della sua nobile e attrattiva postura umana, di donna, di sposa, di madre, di professionista, di cittadina, di condiscepola di Cristo, di amica”. Così nella sua omelia ai funerali di Maria Mattarella, l’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, nella chiesa affollata di San Michele a Palermo, davanti al Capo dello Stato, Sergio Mattarella, zio della segretaria generale della Regione e figlia di Piersanti.
“In Maria Mattarella – aggiunge – traspariva quello che l’Apostolo Pietro nella sua Prima Lettera chiama ‘l’uomo nascosto del cuore’. La sua vita – sposa, madre, professionista a servizio della Regione siciliana – come anche il suo morire, sembrano rispondere sommessamente alla domanda: cosa vuol dire essere fedeli laici cristiani? Cosa significa testimoniare Cristo nel tratto del travaglio della storia, ‘della pesante situazione’ che si attraversa – come si esprime San Paolo immaginando l’imminente Parusia del Signore – prendendo parte agli eventi lieti e struggenti della propria famiglia di sangue e della famiglia umana cha abita la Casa comune, la Città e il Mondo? Gli eventi che hanno riguardato Maria Mattarella come componente di una famiglia della Palermo di quell’incipiente 1980 che tante verità e domande porta ancora in sé eclissate”.
La famiglia di Piersanti Mattarella, dice ancora, “mentre si recava alla Messa dell’Epifania del Signore – non certamente per abitudine religiosa o per parvenza sociale – e che vedeva, su mandato mafioso, freddare con efferata brutalità il marito e il padre, il congiunto e l’amico, avvocato e assistente ordinario di Diritto privato, Presidente della Regione siciliana, fulgido testimone di una coscienza indefettibile illuminata dalla fede
cristiana. Amante dello Stato e della sua Costituzione”. Un politico Piersanti Mattarella, ricorda Lorefice, citando Pierluigi Castagnetti, “intento a pensare e realizzare riforme destinate a rendere più efficaci le istituzioni e, dunque, a renderle più credibili e amabili da parte dei cittadini”.
Audace uomo di governo che “respingeva, stanava e combatteva le collusioni tra mafia e politica, in un
momento complesso per la politica siciliana, nazionale e mondiale”. Esiste “un’inscindibile corrispondenza”, sottolinea il prelato, “fra cristiano e testimone. Fra cristiano e martire. Nel suo riferimento obiettivo a Gesù Cristo, nel suo essere battezzata, cristiana consapevole, Maria Mattarella è stata anche lei ‘martire’, unita alla testimonianza, al martirio del padre Piersanti. Testimone con e come lui, ‘martire’ come lui nelle pieghe della vita familiare, sociale e civile. Fulgida espressione della vera cristiana, della fedele laica cristiana.
Maria Mattarella “è una cristiana testimone-martire, afferrata da Cristo”, una donna che “ha guardato alla storia e ha vissuto la responsabilità della storia con gli occhi di Dio, con la logica delle Beatitudini. Le
Beatitudini per i cristiani sono il metro ultimo e definitivo della storia. Il libro della storia non sarà aperto e letto dai potenti, dai grandi, dagli oppressori, dai calunniatori, ma da quanti si sono mantenuti giusti, dagli operatori di pace, dai ricercatori della giustizia, dai miti, dai puri di cuore, da chi non ha un cuore doppio, avvezzo al compromesso, alla idolatria del denaro e dell’io voraginoso. Da chi ha un cuore nobile, limpido e retto come quello di Maria Mattarella, degna figlia e ‘con-martire’ di Piersanti”.