Mara Favro testimone scomoda?

La donna potrebbe essersi trovata nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Ma certamente non avrebbe mai abbandonato la figlia. Chi sa parli, ripetono i parenti.

SUSA (Torino) – Ristoratore e pizzaiolo iscritti sul registro degli indagati per la morte e l’occultamento di cadavere di Mara Favro, la cameriera tuttofare di 51 anni sparita come uno spettro la notte fra il 7 e l’8 marzo scorsi. I sospetti degli inquirenti della Procura di Torino erano ricaduti da subito sulla persona di Vincenzo Milione, detto Luca, 45 anni, personaggio già noto ai carabinieri astigiani per un passato di arresti e condanne per traffico di droga, riduzione in schiavitù e sfruttamento della prostituzione.

La pizzeria “Don Ciccio” di Chiomonte

I militari di Asti lo avevano arrestato nel novembre del 2012 dopo averlo localizzato in Moldavia dove si era rifugiato per sottrarsi a 10 anni di carcere (pena scontata a seguito di estradizione) inflitti dal tribunale di Cagliari per reati di droga e sfruttamento della prostituzione. Milione deve ancora sottostare alla libertà vigilata in quanto ritenuto “persona socialmente pericolosa”. Ha l’obbligo di dimora nelle ore notturne e proprio questa sua restrizione, che lo vede relegato nella pizzeria di Chiomonte “Don Ciccio” intestata al padre, è diventata il suo alibi per la stessa notte della sparizione di Mara. In buona sostanza i magistrati che all’epoca avevano indagato su “Luca” lo avevano ritenuto uno dei collegamenti fra la malavita albanese e quella sarda che si occupavano di meretricio e mercato di donne poi ridotte a prostitute con la forza.

Grazie alla corruzione di pubblici funzionari l’organizzazione malavitosa, gestita da elementi continui alla criminalità organizzata, faceva ottenere alle “schiave” permessi di soggiorno facili. Una volta sbarcate in Sardegna le giovani ragazze venivano vendute ai diversi bordelli e locali a luci rosse dove dovevano sottostare alla volontà di gestori senza scrupoli e clienti a caccia di emozioni e perversioni erotiche. Ad aiutare Milione pare ci fosse anche la moglie, di origini rumene, e alcuni sodali, poi tutti arrestati, che si occupavano della logistica ovvero di trovare alloggio alle vittime del rivoltante commercio.

Vincenzo Milione e Cosimo Esposito indagati per omicidio e occultamento di cadavere

Sull’altro indagato, Cosimo Esposito, ex pizzaiolo di “Don Ciccio”, non si sa granché. Di origini campane avrebbe fatto il suo mestiere in altre pizzerie e con la collega si sarebbe incontrato, per l’ultima volta, nella notte in cui la donna sarebbe sparita durante il tragitto in auto tra Chiomonte e Susa. Anche la vicenda del passaggio in macchina di quella notte fatidica rimane ancora un mistero. La Fiat Punto rossa, di proprietà di un cittadino paraguaiano che si professa estraneo ai fatti, con la quale Mara Favro, mamma di una bambina di 9 anni che mai avrebbe abbandonato, e il pizzaiolo Esposito si sarebbero allontanati da Chiomonte per dirigersi a Susa, si trova nei laboratori scientifici dei carabinieri dove viene passata al setaccio alla ricerca di qualsiasi indizio utile alle indagini.

La vettura, senza assicurazione e gravata da fermo amministrativo, sarebbe stata condotta da Mara mentre sul lato passeggero sedeva Cosimo a cui l’auto era stata prestata. La Punto, rimossa a Bussoleno e poi sequestrata dai militari, era rimasta in sosta dalla sera della scomparsa della cameriera. Chi sa di quel tragitto sono soltanto Vincenzo Milione e Cosimo Esposito le cui versioni dei fatti pare siano contrastanti e nebulose. A disperdere la foschia saranno i risultati dei video delle telecamere stradali e private in mano agli investigatori dell’Arma che a breve potrebbero chiarire questo lato oscuro della tragica vicenda.  

Le indagini dei carabinieri proseguono senza soste

Milione avrebbe raccontato ai carabinieri che la Favro sarebbe uscita dalla sua pizzeria intorno alle 2 e mezza di notte per raggiungere casa a Susa nientemeno che a piedi. Poi la donna sarebbe tornata sui suoi passi, non si sa se in autostop o a piedi, per tornare in pizzeria dove aveva dimenticato le chiavi di casa.  Chiavi che poi sarebbero state recuperate sulla statale 24 da un inviato di Chi l’ha Visto e consegnate ai carabinieri. Il mazzo era legato ad un portachiavi recante un ciondolo a forma di delfino, figura ittica che Mara aveva tatuata su una spalla. Dette chiavi però non avrebbero aperto la porta di casa di Mara Favro che, per molti, ex marito in testa, avrebbe fatto una brutta fine.

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