Mantovano attacca sull’aborto: “nuovo Parlamento Ue non scriva più pagine simili”

Il sottosegretario alla Presidenza non contesta solo il contenuto della proposta votata: “fuori dal perimetro delle competenze dell’Unione”.

Roma – “I Trattati dicono che l’Unione agisce esclusivamente nei limiti delle competenze attribuite dagli Stati membri nei Trattati. Qualsiasi competenza non attribuita appartiene agli Stati. Un racconto un pò diverso da quello che ci viene fatto quotidianamente”. Alfredo Mantovano affronta così la questione del diritto all’aborto da inserire nella Carta fondamentale dei diritti dell’Unione osservando che “capita che ci siano provvedimenti europei in contrasto” con gli stessi Trattati.

Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dalla kermesse di Fdi di Pescara lancia il suo attacco all’Ue che lo scorso 11 aprile ha votato a favore dell’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. “Confido che il nuovo Parlamento che andremo a eleggere – dice Mantovano – non scriva più pagine simili, non solo per il contenuto ma perché completamente fuori dal perimetro” delle competenze dell’Unione.

L’Aula del Parlamento Europeo

Nonostante l’approvazione dell’Eurocamera dell’11 aprile, una modifica alla Carta prevede il voto favorevole di tutti i 27 Stati membri. Il percorso per vedere riconosciuto l’aborto come un diritto fondamentale però è ancora lungo e pieno d’insidie. Tutti gli Stati membri devono esprimersi favorevolmente al suo inserimento nella Carta. Difficilmente questo può accadere anche perché Polonia e Malta hanno addirittura in vigore delle norme che ne limitano fortemente la possibilità di accesso alle donne. Il Parlamento ha anche invitato tutti i Paesi dell’Unione a depenalizzare completamente l’aborto in linea con le linee guida Oms del 2022.

La proposta d’inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue era stata presentata già nel 2022 e poi abbandonata. Solo dopo che la Francia l’ha inserito nella propria Costituzione anche a Bruxelles si è ripreso a discuterne. Inutile aprire la parentesi italiana, dove l’emendamento al dl Pnrr che prevede l’inserimento delle associazioni ‘pro life’ nei consultori ha suscitato l’ira delle opposizioni e lunghe polemiche.

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