All’atto di metterla in pratica è risultata, come ci si aspettava, congrua per chi l’ha fatta a scapito del contribuente medio. Vantaggi pochi per chi ha poco.
La prima manovra finanziaria targata PD e Movimento Cinque Stelle si sta materializzando agli occhi degli italiani giorno dopo giorno.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sembra in queste ore un allenatore di calcio a cui è stata rinnovata l’intera formazione titolare e deve per questo adeguare le sue tattiche alle caratteristiche tecniche dei nuovi innesti.
Conte prima di riuscire a imprimere il suo “gioco” dovrà faticare non poco, infatti le ultime novità sembrano tenere conto sia delle posizioni anti-casta dei grillini che di quelle redistributive dei dem.
Scompaiono le detrazioni per i ricchi. Uno dei provvedimenti più discussi è il taglio selettivo delle detrazioni per chi guadagna più di 120 mila euro all’anno. A partire da quel limite, tutte le detrazioni, tranne quelle per spese sanitarie e mutui prima casa, andranno via via scomparendo, partendo dalla consueta aliquota del 19% e arrivando a zero per i redditi superiori ai 240 mila euro annui.
Questi tagli colpirebbero settori finora immuni, come le assicurazioni sulla vita, le spese universitarie, quelle funebri e quelle degli affitti per gli studenti fuori sede.
Visti i numeri si tratta di un perimetro piuttosto limitato di contribuenti: circa 220mila sono infatti gli italiani che guadagnano tra i 120mila e i 240mila euro annui, mentre solo 80mila superano i 240mila.
Per questi ultimi le detrazioni, tranne quelle per sanità e mutui, scompariranno del tutto.
L’esiguità dei numeri però non deve ingannare: secondo il ministero dell’Economia, gli italiani che dichiarano più di 120mila euro all’anno sono sì solo lo 0,73% del totale, ma da soli versano il 18% dell’Irpef nazionale (24 miliardi di euro).
Niente detrazioni se paghi in contanti. A partire dal 2020 (quindi per le dichiarazioni 2021) tutte le spese portate in detrazione dovranno essere effettuate con mezzi di pagamento tacciabili (assegni, bonifici, carte di credito).
La lotta al denaro contante si conferma dunque come uno dei cavalli di battaglia del governo giallorosso.
Sarà un cambio epocale. Un passaggio alle cosiddette “detrazioni digitali”. Non ci sarà più bisogno di tenere da parte mucchi di scontrini: i pagamenti si troveranno direttamente nella dichiarazione dei redditi precompilata.
Per ora, però, il limite all’uso del contante rimane di 3mila euro. Il passaggio ai 2mila euro chiesto dai sostenitori di Luigi Di Maio, insieme all’obbligo del Pos, slitta al 2020.