La guerra in Ucraina e l’aumento dei prezzi dell’energia complicano i conti pubblici. Riduzioni fiscali e rateizzazioni dovranno essere introdotte gradualmente e con attenzione alla sostenibilità finanziaria.
Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti sceglie prudenza sulle misure fiscali più attese in vista della Manovra 2025. Tra queste, il taglio dell’Irpef per il ceto medio e la nuova rottamazione delle cartelle fiscali, entrambe al centro delle promesse elettorali, devono essere introdotte gradualmente e in modo sostenibile per le casse pubbliche.
Secondo Giorgetti, il quadro economico resta complesso: l’andamento dei mercati internazionali, la guerra in Ucraina e l’aumento dei costi dell’energia pesano pesantemente sui conti dello Stato e rendono difficile adottare misure fiscali ampie senza rischi per la stabilità finanziaria.
Per quanto riguarda il taglio Irpef, la proposta prevedeva di ridurre l’aliquota del secondo scaglione dal 35% al 33% e di ampliare la fascia di reddito interessata da 50 mila a 60 mila euro lordi. L’operazione richiede circa 4 miliardi di euro, una cifra rilevante che rende indispensabile una valutazione attenta e l’introduzione della misura in più fasi. L’obiettivo rimane alleggerire il carico fiscale sul ceto medio ma sempre senza compromettere l’equilibrio dei conti pubblici.
Sul fronte della rottamazione delle cartelle fiscali, proposta dalla Lega, l’idea è di consentire una rateizzazione fino a 120 rate in 10 anni, senza interessi, con la possibilità di saltare fino a 8 pagamenti. Il costo stimato per lo Stato varia tra 2 e 3 miliardi di euro. Giorgetti sottolinea che questa misura, seppur necessaria per sostenere famiglie e imprese, deve essere introdotta con gradualità, calibrando bene le soglie e i tempi di pagamento, per evitare tensioni sui bilanci pubblici.
Tra le altre ipotesi allo studio c’è anche l’estensione della flat tax ad alcune categorie di lavoratori dipendenti. Anche in questo caso, la priorità è garantire gradualità e prudenza, evitando di mettere a rischio l’equilibrio finanziario dello Stato.
Il ministro evidenzia inoltre che le decisioni sulla Manovra dipenderanno dall’andamento dell’economia nazionale e internazionale nei prossimi mesi, dai dati sull’inflazione e dal prezzo dell’energia. Solo sulla base di queste informazioni sarà possibile valutare se e come introdurre le misure fiscali previste, rispettando i vincoli di bilancio e tutelando la sostenibilità dei conti pubblici.
La prudenza diventa quindi la parola chiave della prossima Manovra 2025, in un contesto internazionale ancora incerto e dai costi crescenti.