Intanto la premier fa chiarezza sulla riforma della giustizia: “Non è per controllare le toghe ma per liberarle dal giogo delle correnti”.
Roma – L’Anm dichiara guerra a Pietro Senaldi, che ha osato dire la sua: “questo governo sta cercando di riformare uno dei cancri del Paese, la magistratura”. Una frase pronunciata il 21 agosto nella trasmissione In Onda su La7. Per questo l’Associazione nazionale magistrati ha deciso di chiedere i danni al condirettore di Libero: da qui un’iniziativa votata maggioranza dal Comitato direttivo centrale, il “parlamentino” dell’organismo di rappresentanza di giudici e pm. E c’è di più, con una sortita dal valore simbolico i magistrati dicono che l’eventuale risarcimento a cui sarà condannato il giornalista verrà devoluto in beneficenza alla fondazione Airc per la ricerca sui tumori.
Non è finita. Oltre all’azione civile è stato deliberato anche di presentare un esposto alla Procura di Roma con l’ipotesi di vilipendio dell’ordine giudiziario, nonché di segnalare la vicenda alla Presidenza della Repubblica, al Consiglio superiore della magistratura e all’Ordine dei giornalisti. Il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia fa sapere i motivi per cui l’Anm ha deliberato una azione civile contro Senaldi: “Una cosa è la
critica, anche dura, una cosa è il dileggio e il vilipendio: di fronte a chi dice che la magistratura è un cancro non ci sono margini di dialogo. Si rischia di rappresentare una china pericolosa per le istituzioni. Ci siamo posti il problema di arrestare il disfacimento del linguaggio sul tema della giustizia: si critichino i magistrati, ma si rispetti l’istituzione”.
Per Santalucia “l’uso di termini così pesanti non è semplicemente una questione di scelta lessicale inadeguata, ma un sintomo di un problema più profondo e preoccupante che affligge la democrazia. “Non è la parola fuori posto di un giornalista, ma il sintomo di un malessere della democrazia più radicato. Questo non è critica, è vilipendio dell’ordine giudiziario”, ha aggiunto. Il presidente dell’Anm ha enfatizzato che la parola “cancro” dovrebbe essere riservata a fenomeni come la mafia o la criminalità infiltrante, non a coloro che, come i magistrati, si dedicano quotidianamente alla lotta contro esse.
Ma intanto, senza ovviamente entrare nella vicenda di Senaldi, la premier Giorgia Meloni fa chiarezza sulla riforma della giustizia che chiama in causa le toghe. “Dicono che vogliamo fare la riforma della giustizia per controllare la magistratura, solo che invece noi togliamo il potere della politica di scegliere una parte dei
membri del Csm, per costruire un sistema che finalmente liberi la stragrande maggioranza dei giudici che vogliono fare bene il loro lavoro dal gioco delle correnti politicizzate”.