L’uomo era in strettissimi rapporti con il clan tanto da rappresentare la “famiglia” nei vari summit.
Messina – I militari del Comando Provinciale della guardia di finanza stanno eseguendo un decreto di sequestro patrimoniale emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Messina, su richiesta della locale Procura Distrettuale della Repubblica, nei confronti di un uomo operante nel versante tirrenico della provincia di Messina, ritenuto socialmente pericoloso. Il provvedimento è esteso anche ai familiari dell’indagato, originario di Tortorici ma attivo nel comprensorio di Montalbano Elicona.
Le indagini delle operazioni “Terra mia”, risalente al 2018, e, “Nebrodi”, del 2020, hanno consentito di delineare i contorni di una complessa organizzazione criminale di matrice mafiosa, e riferibile a due articolazioni del gruppo dei “tortoriciani”, quella dei “Batanesi” e quella dei “Bontempo Scavo”, coinvolte nella commissione di plurime attività illecite nel territorio dei Nebrodi. Le investigazioni hanno documentato la costante operatività delle compagini criminali nella provincia peloritana, verificando una specifica e peculiare propensione alla commissione di illeciti nel redditizio settore delle truffe comunitarie in agricoltura, per l’ottenimento indebito di fondi comunitari a valere sulla Politica Agricola Comune. L’indagato risulta in strettissimi rapporti con i “batanesi”, al punto da rappresentare la “famiglia” in occasione di summit organizzati con gli esponenti della criminalità organizzata catanese.
In tale contesto, era emerso come l’uomo si occupasse di dirimere questioni attinenti al controllo del territorio, nonché gestire le estorsioni e gli appezzamenti di terreno da utilizzare per il compimento delle truffe in danno dell’AGEA.
Gli odierni approfondimenti economico-patrimoniali, condotti dagli specialisti del Gico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Messina, hanno quindi permesso, sul fronte patrimoniale, di disvelare la disponibilità di beni, in capo al soggetto investigato e relativi familiari, in misura sproporzionata rispetto ai redditi leciti dichiarati, dimostrando la stretta correlazione tra i comportamenti antisociali documentali e l’illecito arricchimento. La misura di prevenzione patrimoniale ha ad oggetto complessivamente tre compendi aziendali comprensivi dei relativi beni patrimoniali (attivi nel settore agricolo), sei terreni e due rapporti finanziari nella disponibilità diretta e indiretta o comunque riconducibili all’indagato, per un valore complessivo di stima pari ad un milione di euro.