Mafia: corteo a Roma in ricordo delle 1.081 vittime innocenti, 115 erano bambini

Libera raccoglie in un elenco quei “nomi da non dimenticare”, come si legge nel sito dell’associazione, e da 29 anni racconta le loro storie.

Roma – Sono 1.081 le vittime innocenti delle mafie, sicuramente quelle riconosciute tali con un nome e un cognome. Tra di loro, finiti sotto i colpi della criminalità, 134 donne e 115 bambini. Per ricordarli, il 21 marzo, in occasione della Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, ci sarà a Roma un evento di portata nazionale. Nella Capitale approderanno oltre 700 famigliari provenienti da Palermo e da molte altre città italiane. La manifestazione, giunta alla sua ventinovesima edizione, è promossa da Libera e Avviso Pubblico e si svolgerà sotto l’Alto Patronato del presidente della Repubblica.

L’iniziativa avrà inizio già il 20 marzo, quando i famigliari delle vittime siciliane, provenienti anche da Catania, arriveranno a Fiumicino. Successivamente, famiglie provenienti dalla Campania, dalla Calabria, dal Nord e dalla Puglia raggiungeranno Roma Termini in autobus e treno. Alle 15, nella Basilica Santa Maria in Trastevere, si terrà un’assemblea nazionale alla presenza di don Luigi Ciotti e del cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana. Alle 18, durante una veglia ecumenica, verranno letti i nomi delle vittime delle mafie.

Alcune delle vittime di mafia

Il 21 marzo, a partire dalle 9, con il patrocinio della Rai e il sostegno del Comune di Roma, si terrà un corteo che partirà da piazzale Esquilino per arrivare al Circo Massimo. Qui, verranno ancora una volta letti, uno a uno, i nomi delle 1.081 vittime delle mafie. Tra di loro, 134 donne che hanno perso la vita colpite da proiettili vaganti, vendette trasversali o per essersi opposte al potere mafioso. Nel doloroso elenco ci sono anche 115 bambini, tra cui la più piccola, Caterina Nencioni, appena 50 giorni, uccisa insieme alla sua famiglia e al giovane Dario Capolicchio dalle bombe di via dei Georgofili a Firenze.

Le famiglie delle vittime scelgono di trasformare il loro dolore in impegno, attraverso la condivisione dei propri ricordi e la testimonianza della storia dei loro cari. Tuttavia, più dell’80% dei parenti non conosce ancora la verità e non ha ottenuto giustizia. Libera raccoglie in un elenco quei “nomi da non dimenticare”, come si legge nel sito dell’associazione, da 29 anni. I nomi inseriti quest’anno in elenco sono dodici. Dodici storie di cui Libera è venuta a conoscenza grazie alle segnalazioni di tanti cittadini e cittadine, che scavando nella memoria dei propri territori, hanno contribuito a farle riemergere dall’oblio.

Tra queste dodici, c’è la storia di Gioacchino Rubino. Faceva il tassista. Fu ucciso il 9 aprile del 1979 a San Giuseppe Jato (PA), perché ritenuto in possesso di informazioni, proprio a causa del suo lavoro. Quella di Giuseppe Leone. Agricoltore e orchestrale di 63 anni. Fu ucciso nel 1991 a Surbo (LE) perché testimone di un delitto di mafia. E ancora, Rosario Adamo. Conosciuto da tutti come “Saro”, era il proprietario dell’omonima gioielleria sita in Rosolini (SR). Padre di tre figli, fu ucciso il 7 novembre 1994 da quattro giovani appartenenti ad un clan mafioso, durante un tentativo di rapina. La sua unica colpa fu quella di cercare di difendere la moglie che era stata aggredita, nel tentativo di rapina.

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