La Procura di Civitavecchia, che indaga per truffa su Gisella Cardia e il marito, vuole accertare la reale natura del liquido che avrebbero stillato i manufatti della santona.
TREVIGNANO ROMANO (Roma) – Dopo gli interrogatori di moglie e marito, il sequestro di tre statuette raffiguranti la Madonna piangente e una di Gesù Cristo. Sulla vicenda della presunta veggente di Trevignano, Gisella Cardia, si è anche pronunciato il procuratore capo di Civitavecchia, Alberto Liquori, il cui ufficio indaga per truffa aggravata in concorso nei confronti dei due coniugi.
Insomma, come previsto, la storiaccia di via Campo delle Rose è finita in tribunale. Le indagini riguardano le donazioni di alcuni fedeli alla Onlus che gestiva sia lo spazio di terra vista lago, poi acquisito dal Comune di Trevignano, sia le risorse economiche del sodalizio che si sarebbero basate, quasi esclusivamente, sui soldi donati ai due coniugi dai fedeli mariani. In particolare da Luigi Avella, che ne invoca la restituzione, oltre al risarcimento dei danni, avendo denunciato i Cardia per tutta una serie di reati al vaglio della magistratura.
In merito alle statuette sequestrate, due in casa Cardia a Trevignano e altrettante nella dimora di Maria Giuseppa Scarpulla a Caltanissetta, c’è da dire che le stesse erano state sottoposte ad analisi chimico-fisica e biologica già nel 2016 per mano dei carabinieri del Ris, dietro richiesta dell’ex vescovo della diocesi di Civita Castellana Romano Rossi. Da quelle verifiche scientifiche si sarebbe rilevato che il liquido oleoso che colava dagli occhi era composto da sostanze biologiche, verosimilmente sangue, di origine umana.
Detti esami, oggi, non possono essere utilizzati in caso di processo perché non sono state disposte dall’autorità giudiziaria, dunque sono da considerarsi inservibili. Qualora si arrivasse a un eventuale dibattimento, occorrerà sottoporre i cimeli a nuovi esami. Purtroppo anche eventuali nuove verifiche servirebbero a poco o nulla, atteso che le statue, nel corso degli anni, sono state toccate da centinaia, se non migliaia, di persone che hanno indubbiamente inquinato i reperti.
In buona sostanza, l’intera inchiesta, almeno così sembra, girerebbe intorno alle denunce-querele di Avella, che da maggiore sodale di Gisella si è trasformato nel primo accusatore, avendo sborsato 123mila euro, tutti in bonifici per mantenerne la tracciabilità in caso di brutte sorprese. Gisella Cardia però non ci sta e ribatte punto per punto al suo “affezionato” devoto mariano:
“Non ho mai chiesto soldi ad Avella” – ha sempre ribadito la presunta veggente – “È stato lui a donare i soldi di sua spontanea volontà per l’acquisto degli arredi del Campo delle Rose, dove si svolgevano i raduni ogni tre del mese”.
Tale dichiarazione è stata ripetuta lo scorso 10 ottobre al cospetto degli inquirenti in sede di interrogatorio. Dunque, saranno gli investigatori, se non i giudici, a scoprire chi ha ragione e chi torto:
“La mia assistita ha fornito le statue senza problemi agli inquirenti”, ha detto l’avvocato difensore Solange Marchignoli. “Qualora dovessimo ricevere l’invito da parte della Procura ad analizzare i reperti attraverso l’incidente probatorio, sarà nostra premura nominare un consulente di fiducia ed effettuare le analisi nel contraddittorio delle parti”.
È bene ricordare che nel marzo scorso la stessa diocesi di Civita Castellana, a seguito dei risultati di una commissione di esperti istituita apposta, dichiarava per iscritto che le apparizioni ed i messaggi attribuiti alla Beata Vergine ed esternati ai fedeli per bocca di Gisella non costituivano accadimenti trascendentali, dunque nulla che fosse riconducibile a miracoli o fenomeni mistici. Compresa la presunta moltiplicazione di pizze e gnocchi. Quanto siglato dal vescovo Marco Salvi avrà indubbiamente un valore importante nelle decisioni della magistratura requirente che, comunque, tiene a precisare alcuni aspetti dell’annosa vicenda:
“L’unico tema d’interesse per la Procura di Civitavecchia è quello della ricerca nella vicenda di aspetti di natura penale“, ha ribadito il procuratore Liquori, “e di evitare, anche involontariamente, pericolosi scivolamenti in campi rimessi all’Autorità religiosa che, tra l’altro, di recente si è anche pronunciata sulla natura degli eventi accaduti a Trevignano”.
Intanto intorno a Gisella sono rimasti diversi adepti “irriducibili” mentre molti altri si sono dileguati. Altri ancora fanno bella mostra di sé in trasmissioni televisive e talk-show dove raccontano le loro verità. Non sempre adamantine.