Funerali di Stato in Duomo per Silvio Berlusconi. Presenti le più alte cariche istituzionali: fra gli altri il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni. In piazza migliaia di persone, dagli ultrà del Milan alla casalinga di Voghera ma anche chi non ha mai votato per Forza Italia.
Milano – La “sua” Milano si è fermata intorno alle 15 di oggi 14 giugno per un ultimo saluto. Un addio che, nonostante tutto, è riuscito a scatenare il risentimento di alcuni, forse troppi – vedi Rosy Bindi e Luigi De Magistris giusto per citare i “colleghi” del premier più indignati – perché – a detta loro il funerale – celebrato dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini – è stato ingiustamente titolato un affare “di Stato”.
Eppure, scansandoci da qualsiasi appartenenza politica e senza pescare troppo nel baule dell’epica – Silvio Berlusconi, “quel” Silvio Berlusconi che, fino all’ultimo, ha portato avanti una lunga carriera politica e imprenditoriale, i funerali di stato li ha ricevuti perché in Italia esiste una legge che regolamenta l’ultimo saluto di determinate figure di rilievo (legge 36 del 1987): sono previsti, di norma, per tutte le persone che hanno ricoperto la carica di presidente del Consiglio, presidente della Repubblica, presidente della Corte Costituzionale, oppure presidente della Camera o del Senato. Dunque una disapprovazione – registrata nei giorni scorsi – fine a sé stessa visto che non è il governo a scegliere il tipo di cerimonia, bensì il corpus giuridico italiano.
Torniamo ai fatti a dove eravamo rimasti poco fa: una piazza Duomo gremita – oltre 15mila i presenti – ci sono bandiere politiche, bandiere calcistiche, striscioni, occhiali scuri, completi neri e guanti a lutto. Oltre alla famiglia di Silvio Berlusconi – l’ex moglie Veronica Lario, la compagna Marta Fascina e poi a seguire i cinque figli e il fratello del cavaliere, Paolo Berlusconi. – ci sono tutti, almeno, quelli che ti aspetti anzi no, qualcuno manca e forse è stato giusto così. Coerenza? Che poi di fronte alla morte, bisogna per forza rimanere coerenti all’appartenenza politica? Non c’è una risposta.
I presenti hanno i volti segnati – come Giorgia Meloni, Ignazio La Russa, Lorenzo Fontana e Giuseppe Sala. Anche il presidente Sergio Mattarella seppur composto, tradisce un’emozione che va oltre e abbraccia il lato umano quello dimenticato, per fare un esempio, da Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni che hanno scelto di non partecipare. Eppure l’opposizione, per continuare il triste gioco del “tu c’eri e lui no”, si è presentata: Elly Schlein, Matteo Renzi e Carlo Calenda hanno voluto salutare il rivale politico. Nelle prime file a omaggiare la salma del Cavaliere anche il premier ungherese Viktor Orbán, l’emiro del Qatar, Tamim bin Hamed e il presidente iracheno Abdul Latif Sharid.
Dopo 33 chilometri di corteo – partito direttamente dalla villa di Arcore – il feretro dell’ex premier si è fermato sul sagrato della cattedrale avvolto da un silenzio rigido e senza spaccature, rotto soltanto dall’inizio della funzione dell’arcivescovo. Al termine dell’omelia, il saluto – forse il più accorato – da parte dei tifosi del “suo” Milan che hanno dato l’addio al presidente più vincente della storia del club milanese. Contestazioni e disordini? No, o meglio, nulla che possa reggere il confronto con il dolore di una famiglia che saluta il proprio caro. Poi il rientro a casa, nel suo mausoleo tinto di rosa a cui teneva molto. Qui riposerà per sempre Silvio Berlusconi.