La situazione per una grossa fetta della popolazione è alla canna del gas. Inutile illudersi. Ripartire senza la certezza di un lavoro è una carognata da parte di chi avrebbe dovuto assicurare alle famiglie un futuro concreto dopo la pandemia. Cosi non è stato.
Lucca – Hanno sentito tante promesse in questi mesi, hanno riposto le loro speranze nella politica ma ora i disoccupati e i lavoratori di Lucca hanno fame e sono stufi delle false aspettative. Nella giornata di oggi nella città toscana le recinzioni di diversi centri dell’impiego sono stati avvolti da alcuni striscioni dalle scritte più che eloquenti “…Senza lavoro, paghe da fame, come mangiamo?…”. Un’azione pacifica che non è rivolta contro i lavoratori degli uffici ma che in poche e semplici parole riesce a spiegare la situazione in cui riversa l’Italia attuale.
“…Oggi abbiamo lasciato un messaggio chiaro sui centri per l’impiego – spiegano tramite i social i disoccupati e i lavoratori di Lucca – per dire che con la disoccupazione sempre crescente e con i lavori pagati una miseria le bollette, gli asili, la spesa e gli affitti non si pagano. Niente contro i lavoratori dei centri ma una rabbia infinita per chi ci sottopaga con la scusa del ‘momento buio’ e per il governo che sta gestendo questa crisi, abbandonandoci tra non-lavoro, precarietà e povertà, pensando solo a padroni e super ricchi che i soldi ce li hanno già. Ci hanno detto che l’Italia sarebbe ripartita, che eravamo tutti sulla stessa barca, che sarebbe andato tutto bene. Ma no, non sta andando tutto bene per chi aspetta ancora la cassa integrazione e non ha visto un soldo da marzo. Non sta andando tutto bene per milioni di persone che hanno perso il lavoro. E non sta andando bene neppure a chi un lavoro ancora lo trova ma è sempre più sfruttato e pagato una miseria perché – occorre fare sacrifici -. Il ritorno alla normalità non è una liberazione, è uno schifo. Uno schifo fin troppo noto a tanti. In queste settimane abbiamo raccolto testimonianze di insegnanti e infermieri, porta pizze e lavoratori agricoli, lavoratrici della ristorazione e operai, studenti e disoccupati. Tante storie diverse che ci parlano di una condizione comune, quella di chi, nella famosa “stessa barca” di cui ci hanno parlato, sta ai remi, e suda più di prima in mezzo a mille difficoltà e preoccupazioni sul proprio futuro. Non è giusto, esigiamo rispetto. Perché siamo noi che mandiamo avanti questo paese, non la branca di politici e imprenditori parassiti che continuano a far guadagni e a vivere al sicuro nei loro villoni. E tuttavia, finora ci siamo trovati davanti quasi solo porte chiuse. Chiuse le porte dell’Inps (come se fosse facile fare tutto via internet, e come se tutti la avessero una connessione a internet…). Chiuse pure le porte dei centri per l’impiego. Una perfetta immagine dell’Italia post-Covid, con oltre 2 milioni di disoccupati in più a tempo pieno secondo l’Istat, mezzo milione di persone in più che per disillusione non cercano neanche più lavoro. Ma lo Stato dov’è in questo momento? Come mai si danno subito prestiti miliardari a grande aziende multinazionali come FCA (6,3 miliardi di euro!!!) e la nostra gente riceve solo elemosine (e a volte neanche quelle…). Quante sono le persone rimaste tagliate fuori dai buoni spesa, dai contributi per l’affitto dal reddito di cittadinanza? E quante sono le persone che devono umiliarsi ad accettare sempre più spesso condizioni di lavoro quasi schiavistiche perché qualcuno continui a far guadagni?…”
Ogni giorno nel Bel Paese si moltiplicano le iniziative popolari di questo genere, alle quali vanno inevitabilmente aggiunte le manifestazioni o i presidi autorizzati. Per le strade d’Italia sta serpeggiando un malessere sempre più pesante che aumenta ogni giorno di più. In maniera spontanea, totalmente disorganizzata, in Italia il virus dell’incertezza si sta diffondendo ovunque e provoca effetti più o meno marcati a seconda dei casi. La percezione negativa che ne deriva è tangibile e chiara: la popolazione si sente presa in giro e strumentalizzata da tutti i partiti di Governo e dell’opposizione. Ripartire senza un lavoro sa di slogan blasfemo. Eppure siamo cosi. Messi male davvero nonostante il tutto va bene di certa politica a cui nessuno crede più.