La protesta non sembra aver messo in ginocchio il servizio pubblico. Il Tg1 delle 13.30 e il Tg2 delle 13, andati in onda regolarmente.
Roma – Come promesso, oggi è andato in scena lo sciopero indetto dall’Usigrai che nei giorni scorsi aveva fatto discutere visto il dissenso con Unirai. La motivazione della protesta, tutta politica, è presto detta: “Il controllo asfissiante sul lavoro giornalistico, con il tentativo di ridurre la Rai a megafono del governo”. Ma il neo sindacato autonomo UniRai, che invece non è anti-Meloni non ci stava e ha chiesto a gran voce di ritirare la levata di scudi. Fiorello intanto fa satira e dice su ‘VivaRai2!’ : “Il Governo però nega qualsiasi forma di ingerenza. Lo confermerà oggi stesso il ministro Lollobrigida alla conduzione del Tg1”.
Lo sciopero dell’Usigrai non sembra però aver messo minimamente in ginocchio il servizio pubblico oggi. Il Tg1 dell’edizione delle 13.30 e il Tg2 delle 13, infatti, sono andati in onda regolarmente. Rainews, invece, sta proponendo soprattutto servizi sportivi. Nelle scorse ore, a pronunciarsi contro quest’agitazione era stata l’Unirai: “Le centinaia di colleghi che saranno sul posto di lavoro (dopo che un’assemblea si è pronunciata all’unanimità su questo punto), perché contrari a una mobilitazione ideologica, possono e devono produrre quello che fanno ogni giorno e il frutto del loro lavoro deve andare in onda. Chi si sente padrone della Rai deve semplicemente prendere atto che questa è la stagione del pluralismo”.
L’Unirai, sigla di destra guidata da Francesco Palese, aveva fatto sapere ieri che oggi i suoi giornalisti sarebbero andati a “lavorare insieme ad altri 16mila dipendenti di questa grande azienda che va rilanciata e non infangata ogni giorno dopo averla lottizzata, in maniera abusiva, per decenni. È caduto il muro di Berlino, figuriamoci se non può cadere il monopolio dentro la Rai”. E, per ora, i servizi dei Tg andati in onda senza nessun intoppo sembrano aver dimostrato la “vittoria” di quest’ultima linea. Dall’altra parte l’appello lanciato dall’Usigrai e dal suo segretario, Daniele Macheda, è semplicemente uno: “Fuori i partiti dalla Rai”. Bisogna fare una legge, magari seguendo quanto stabilisce il regolamento europeo del Media Freedom Act, secondo il quale “i servizi pubblici non devono avere il controllo dei governi”.
Regolamento che sottolinea anche un’altra cosa “molto importante che spesso passa in secondo piano: le risorse devono essere certe e di lunga durata, perché oggi si sta consumando anche quest’altra realtà che si perde di vista”. In particolare viene sottolineato come il canone sia sceso da 90 a 70 euro con un’operazione che porta un pezzo del finanziamento dentro la fiscalità generale: “Che cosa significa questo? Che una parte del finanziamento della Rai finisce nel controllo del governo, che può aprire e chiudere il cordone della borsa a suo piacimento, a seconda che gradisca o meno quello che succede in Rai in quel momento. Anche questa è una deriva pericolosa e va contrastata”.
A parlare, sono due dei volti noti della Rai che sono finiti nel mirino delle destre: Sigfrido Ranucci e Serena Bortone. Il conduttore di Report sottolinea come la situazione in Rai, dall’approvazione della legge Renzi, sia “peggiorata”. Ed è “peggiorata soprattutto nell’ultimo anno: non ricordo un premier che abbia definito un linciaggio un’inchiesta del proprio servizio pubblico, come quella sull’accordo per l’immigrazione con l’Albania. Il paradosso è che mentre la premier la definiva un linciaggio, due sondaggi in Albania ritenevano che l’inchiesta fosse veritiera”. E non mancano i casi di “pressioni politiche attraverso le denunce e le querele”.
Ma intanto, sono stati trasmessi, in particolare, i servizi di Esteri, come le dirette sulla guerra in Medio Oriente, di Cronaca e di Sport dopo le partite di campionato del weekend. Al termine di entrambi i tg è stato letto il comunicato con i motivi dello sciopero. E, a seguire, la replica dell’azienda. Quanto successo oggi, invece, è stato commentato dal capogruppo al Senato di Forza Italia e componente della commissione di vigilanza Rai, Maurizio Gasparri, così: “Liberi di scioperare, liberi di lavorare. Crolla il muro del monopolio sindacale. Vince la libertà di scelta per tutti. In onda i Tg Rai”.