L’ingiustizia di sperperare soldi per la giustizia

Un fiume di soldi vengono spesi per rimediare agli errori giudiziari. Troppi. Come rimediare? Il neoministro Carlo Nordio ha individuato un punto da cui partire. E presto.

Roma – Il ministro della Giustizia Nordio ritiene che vada rimodulata la norma sulle intercettazioni, per conciliare il diritto all’informazione dei cittadini e quello dei singoli a non veder diffuse notizie segrete e intime che li riguardano. Almeno per ripristinare una par condicio dell’informazione tra le parti.

Al netto di quelle per reati di mafia e terrorismo, che non vanno toccate, la norma dunque va modificata, in quanto c’è un problema di divulgazione e uno puramente economico, perché vengono spesi centinaia di milioni che potrebbero essere utilizzati per altro, e producono pochi risultati” ha detto Carlo Nordio.

La giustizia a volte è confinata in soffitta e quando, purtroppo, si commette un errore giudiziario è tutto il comparto che scricchiola. Allora la percezione di una “giustizia giusta” scompare e ha il sopravvento la rabbia e lo scoraggiamento:

Negli ultimi 30 anni più di 30mila persone sono finite in carcere innocenti e per questo risarcite, al ritmo di una media di 1.000 all’anno, per una spesa in indennizzi e risarcimenti colossale: si è già oltrepassata la soglia dei 900 milioni di euro, significa una media di circa 30 milioni di euro l’anno, per una spesa pari a 55 euro per ogni minuto che passa. Indennizzi per le persone finite in carcere che da innocenti hanno trascorso lunghi periodi di detenzione. Le scuse lo Stato le esprime con briciole di risarcimento economico, ma quasi mai provengono direttamente dal magistrato e dalle forze di polizia che hanno indagato e condannato”.

Il ministro della Giustizia Carlo Nordio alla Prima del Teatro alla Scala.

La giustizia certamente esiste, tant’è che molti di cui stiamo parlando hanno visto, dopo tanti anni di afflizioni, una luce, dimostra che il sistema riesce, anche se dopo troppo tempo, a rendere liberi e ripristinare una verità oscurata. Ma non è facile cancellare un doloroso passato. Dire allora che la giustizia in Italia è quella che, dopo una revisione della sentenza, assolve e affranca non basta. Ha comunque reso giustizia a un’ingiustizia che era stata perpetrata.

I sentimenti che prova una persona in carcere da innocente sono soprattutto frustrazione e sconforto. Vergogna e paura. Si rimane esterrefatti da una vicenda, la propria, che sembra più una fiction anziché una assurda, incomprensibile e reale vicenda personale, triste e tragica. Insomma, una ingiustizia. Dipende, poi, dalla personalità della singola vittima innocente il tipo di reazione. Scomposta, eccessiva, riflessiva o tragica. Non perdere la speranza in questi casi è l’unica ancora di salvezza, che può permettere di non perdere la bussola. Ma non è semplice.

Molto spesso solo l’aiuto della famiglia e degli avvocati può dare forza e speranza di uscire dal tunnel dell’orrore carcerario. Il carnefice è facile individuarlo, ragionare sui limiti delle inconsistenze probatorie pare una operazione ardita, ma è la sola che potrebbe smontare un verdetto ingiusto. La caparbietà di continuare a lottare rimane un punto da raggiungere, per porre fine a una clamorosa ingiustizia che ha lasciato cicatrici indelebili nella mente e nel cuore. È facile immaginare lo stato di sofferenza, ma viverlo è tutt’altra cosa.

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