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L’influencer attivista candidato con De Luca, bufera su Enrico Rizzi: “Lucra sugli animali”

Sul suo nome in lista alle europee interviene il Partito Animalista Europeo: “Ha un’impresa commerciale con tanto di merchandising”.

Palermo – Enrico Rizzi, l’influencer attivista trapanese per i diritti degli animali, che su Instagram conta 41mila follower, è candidato nella lista per le prossime elezioni Europee promossa dal leader di Sud chiama Nord Cateno De Luca. Ha di sicuro un certo seguito di pubblico e De Luca intravede in lui un dignitoso bacino di voti, ma è un personaggio piuttosto divisivo e contestato nonostante il mondo animale stia a cuore alla maggior parte dell’opinione pubblica. Quello che gli viene contestato però è una strumentalizzazione del business “bestiale” che frutterebbe un bel po’ di soldi per la sua carriera politica e per i suoi interessi. E questa attività lo porta ad un continuo via vai nelle aule dei tribunali.

Anche nelle Procure il suo nome circola – nel bene e nel male – per queste sue battaglie. Ad Anagni gli inquirenti indagano su Rizzi e altri 9 attivisti per diffamazione aggravata nei confronti di un minore. La vicenda è legata all’uccisione della capretta del paese ciociaro. La notizia era trapelata a fine febbraio, con l’iscrizione dei nomi dell’influencer & company nel registro degli indagati, dopo la denuncia dei genitori del ragazzo, oggi maggiorenne, assistiti dall’avvocato Giampiero Vellucci. Oltre al fatto di aver organizzato un manifestazione non autorizzata, si contesta di aver esposto il volto del minore, etichettato come il killer della capretta, su alcuni cartelli con su scritto “assassino”.

Rizzi alla Camera, tra i candidati di Cateno De Luca, a destra c’è anche Piera Aiello, ex 5 Stelle

Si creò una situazione di tensione e grave pericolo per il ragazzo – ha raccontato l’avvocato Vellucci – raggiunto da pesanti commenti social al punto che lo stesso maresciallo dei carabinieri predispose precisi servizi di protezione del giovane, sia all’ingresso che all’uscita da scuola“. Rispetto alla vicenda della capretta morta il minore in questione è accusato di maltrattamento e uccisione di animale aggravato da futili motivi, insieme ad undici giovani: sette maggiorenni e quattro minorenni accusati di “istigazione a commettere reato”. Ma questa non è l’unica storia in cui è invischiato l’influencer attivista che, con il suo movimento per i diritti degli animali, è molto noto a Palermo e Trapani per le manifestazioni organizzate dopo la morte del cane Aron, bruciato vivo dal suo padrone.

Non solo: Rizzi si è esposto per le corse clandestine di cavalli, sempre nel capoluogo siciliano, denunciando pubblicamente e con un esposto al Questore questa pratica folle che resiste nel tempo. Per questo avrebbe ricevuto minacce sui social, con tanto di scritteFarai una brutta fine” e cosi via dicendo sempre ad opera di ignoti. Ma lui ha replicato di andareavanti a testa alta perché i vigliacchi che sfruttano gli animali per i loro sporchi affari vanno combattuti”. L’influencer, infatti, ha già dovuto subire pesanti minacce tra le quali lettere minatorie, avvertimenti con danneggiamento di auto e finanche animali morti impiccati presso la sua abitazione. Situazioni gravi alle quali hanno fatto seguito minacce in strada e preoccupanti messaggi.

In particolare dopo aver diffuso il video di una corsa clandestina svoltasi poche settimane addietro nel comprensorio di Catania, ove i cavalli venivano incitati alla corsa con numerosi colpi di pistola, sono nuovamente apparse situazioni tali da indurre il Questore ad estendere la vigilanza rafforzata nei confronti dell’attivista da parte delle forze dell’ordine. Il commissario Dipartimento tutela animali e lotta alle zoomafie del partito Sud Chiama Nord è entrato in polemica però – stranamente – con il Partito animalista Europeo. Il suo presidente Stefano Fuccelli ha preso le distanze da Rizzi.

Le corse clandestine di cavalli in Sicilia

Fuccelli ha più volte sottolineato “che la notizia afferente alla qualifica di Enrico Rizzi di segretario del Partito Animalista Europeo non è corretta e contraria a verità in quanto non ha mai svolto né rappresentato la summenzionata carica né ad interim né in forma interinale o definitiva all’interno del partito, e non ci rappresenta in alcun modo, non ricoprendo cariche dirigenziali né statutarie, non collaborando né militando nel medesimo partito“. 

Anzi, Fuccelli lo ha attaccato: l’influencer, ha aggiunto “non può rappresentare in alcun modo la categoria dell’associazionismo animalista-ambientalista di volontariato, protezionistico e di promozione sociale, onlus, ong, enti No profit. Il motivo? “Risulta essere titolare di un’impresa individuale commerciale con partita Iva – continua Fuccelli – e iscrizione Rea che svolge attività a scopo di lucro sulle tematiche relative alla sofferenza degli animali, con tanto di attività di merchandising“, è la denuncia. 

E ancora, nella vicenda del Palio di Siena dove Rizzi avrebbe attaccato la gara storica – ricevendo una multa da 50mila euro – il Partito animalista europeo aveva detto a chiare lettere: “Si esplicita che le varie condanne per diffamazione aggravata sono state comminate unicamente a Rizzi a titolo personale e non di certo solidalmente con il partito che pertanto resta estraneo ai fatti“. Atteso che i fatti afferiscono alla cronaca giudiziaria “l’impropria citazione del Partito Animalista Europeo crea pregiudizio al medesimo movimento politico danneggiandone la dignità e la reputazione”, aveva fatto sapere il presidente del P.a.e..  

Lo scorso anno l’influencer degli animali è stato anche condannato a pagare 13mila euro per diffamazione e a causa di numerosi precedenti sul casellario giudiziale non gli è stata concessa la sospensione della pena. La vicenda risale alla fine del 2016 e le vittime sono il dipendente comunale di Trapani, Danilo Catania, esponente delle Guardie Eco-zoofile, e sempre il partito animalista. Una querelle giudiziaria durata quasi sei anni iniziata con alcuni post pubblicati su Facebook da Enrico Rizzi in merito ad una segnalazione dello stesso animalista circa le condizioni in cui veniva tenuto un cagnolino all’interno di un’abitazione di Trapani. In particolare Rizzi, che asseriva di aver visto presunti maltrattamenti sull’animale, aveva effettuato numerose segnalazioni e invitato il responsabile delle guardie Eco-zoofile di Trapani ad intervenire.

Il leone Kimba scappato dal circo a Ladispoli

L’animalista aveva anche scritto che la Questura e la Polizia Municipale di Trapani avrebbero dovuto vergognarsi per il proprio operato, poiché non si sarebbero attivati a seguito della segnalazione. In realtà il processo dibattimentale aveva fatto chiarezza sulla vicenda, dimostrando la piena colpevolezza del Rizzi e l’infondatezza di tutte le accuse postate su Facebook. Era stato infatti acclarato dalle forze dell’ordine, più volte intervenute presso l’abitazione di via Castelvetrano, che i paventati maltrattamenti non si erano mai verificati. 

Il collezionista di denunce e sentenze in salsa animalier, ha fatto una capatina pure nelle aule del Nord Italia. Infatti la Corte d’Appello di Trento ha confermato la condanna per diffamazione a Rizzi, che dieci anni fa offese la memoria dell’appena scomparso presidente del consiglio regionale Diego Moltrer, stroncato da un infarto il 17 novembre 2014 durante una battuta di caccia. Per quei commenti offensivi postati su Facebook dall’influencer, la Suprema Corte ha confermato i 34mila euro di danni morali riconosciuti ai parenti di Moltrer, costituiti parte civile. Ma il conto complessivo per l’imputato è lievitato a 50mila euro poiché oltre alle spese di giudizio e legali di primo e secondo grado, si sono sommate per il solo processo in Cassazione altri 3.000 euro da versare alla Cassa ammende più 4.500 euro per le spese legali delle parti civili.

L’animalista trapanese ora candidato alle europee, in quell’occasione, con il suo classico aplomb aveva definito Moltrer “assassino, infame e vigliacco”, utilizzando – si precisa in sentenza – altre espressioni parimenti lesive nel corso del programma radiofonico “La zanzara” trasmesso sul territorio nazionale dall’emittente “Radio 24” riprendendo quanto già affermato il giorno prima nel proprio profilo Facebook.

Rizzi con un bel pastore tedesco

Non è finita: a novembre del 2023 era entrato in polemica, nel periodo natalizio, con il circo Rony Roller. Un testa a testa con Daniela Vassallo, tra i gestori dello spettacolo circense, dopo che a Ladispoli era scappato il leone Kimba per essere poi catturato dopo circa sei ore. Su Facebook, l’animalista ha lanciato l’appello agli attivisti: “Il circo Rony Roller, protagonista della fuga del leone a Ladispoli, debutterà a Roma il prossimo 22 dicembre. Ci sarà tanta gente ad accoglierlo al primo spettacolo, ma questa gente sarà fuori dal tendone”.

Tra i commenti al post è spuntato quello di Vassallo che ha rilanciato la sua idea per boicottare gli animalisti: Il circo Rony Roller con tutti i suoi splendidi animali rimane a Roma in via Bocca angolo via Torrevecchia per tutte le festività natalizie. Sul sito è già aperta la prevendita dei biglietti. Durante lo spettacolo avrete la possibilità di visitare il parco zoo del circo. A chi presenta alla biglietteria una foto di Enrico Rizzi avrà uno sconto del 30% sul biglietto di ingresso e zucchero filato in omaggio“. L’iniziativa del circo ha scatenato la reazione di Rizzi, che ha riconosciuto la furbizia dei circensi, partendo poi con gli insulti: “Fanno anche gli sbruffoni ed ovviamente sfruttano il mio nome per finire sui giornali ed avere pubblicità gratis. Furbi, questo devo riconoscerglielo, ma sempre sfruttatori di animali“.

Ma lui stesso viene accusato di fare business sugli animali e di essere titolare di una sua impresa individuale commerciale con partita Iva e iscrizione Rea che svolge attività a scopo di lucro sulle tematiche relative alla sofferenza degli animali, con tanto di attività di merchandising. Accuse che l’attivista candidato con De Luca ora respinge al mittente: “Preciso – dice Rizzi – che ormai anni fa ho scelto di lasciare quel presunto movimento politico (ossia il Partito animalista europeo, costituito solo dal suo presidente e nessun altro) essendo in totale disaccordo con la linea scelta, fatta anche di violenza assurda nei confronti delle forze dell’ordine e da prese di posizione che nulla hanno a che fare con la causa animalista ma solo con la tutela di interessi personali“. 

E poi conclude: La mia storia parla per me, a differenza di altri, ed è segnata anche, mio malgrado, dalla sottoposizione alla misura di protezione da parte delle forze dell’ordine per il fermo e continuo contrasto alla zoomafia. Io infatti sono titolare di una partiva iva come libero professionista, relativamente alla mia attività di influencer. Non sono titolare, ne sono mai stato rappresentante legale di nessuna azienda che specula sulla sofferenza degli animali. Ovviamente preciso che sulla base di queste assurde e basse accuse ho già dato mandato ai miei legali di procedere nelle opportune sedi per far rilevare ogni ipotesi di reato commessa ai miei danni“.

Carrozza a cavallo per turisti su Palermo

Poi l’ennesima minaccia di questi giorni: “Rizzi da li non esci vivo“. L’animalista ha denunciato su Palermo le precarie condizioni fisiche dei cavalli che trainano le carrozze per turisti. Alcuni di questi mezzi sarebbero anche privi di targhe dunque da considerare abusivi in piena regola. In ogni caso la candidatura del “pasionario” degli animali continua a far discutere.

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