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L’inferno di Marzia Capezzuti: torturata e uccisa

Una terribile verità dietro la morte della disabile mentale a cui i suoi aguzzini avrebbero sottratto dignità e soldi prima di strangolarla. Per poi abbandonarne il cadavere dentro un casolare di campagna.

PONTECAGNANO FAIANO (Salerno) – In molti sapevano ma tutti hanno taciuto, forse anche alcune istituzioni pubbliche. Sarà la magistratura ad accertare se ci siano state o meno altre responsabilità oltre a quelle dei presunti assassini di Maria Capezzuti, 29 anni, milanese, ritrovata cadavere il 25 ottobre dell’anno scorso. La vittima era praticamente sparita dalla sua casa in Lombardia l’1 giugno del 2021 per raggiungere il suo fidanzato Alessandro Vacchiano, poi morto ammazzato.

La vittima prima delle torture

Dopo un tragico periodo trascorso in casa dei parenti del compagno defunto Marzia spariva di nuovo l’8 marzo del 2022 e non se ne sarebbe avuta più notizia (almeno ufficialmente perché numerose persone avrebbero saputo della sua prigionia, di torture e botte prima dell’omicidio) sino al ritrovamento del corpo senza vita della giovane avvenuto in un casolare diroccato di Santa Tecla, località tra Pontecagnano Faiano e Montecorvino Pugliano.

Per quasi tre lunghi anni di inferno Marzia Capezzuti sarebbe stata insultata, picchiata, torturata e trattata come una schiava, costretta a dormire in uno sgabuzzino, ad ingoiare una sigaretta accesa e ad essere marchiata col fuoco sulla pelle con le lettere B e V. Ovvero le iniziali di Mariabarbara Vacchiano, 46 anni, sorella dell’ex compagno della vittima, finita in manette con il marito Damiano Noschese, 39 anni ed il figlio di 15 anni lo scorso 19 aprile. La tragica vicenda però era iniziata già nel 2019 quando la vittima era già stata in casa del fidanzato poi ucciso. A ricostruirla, per gli inquirenti, è stata Annamaria Vacchiano, una delle figlie della presunta aguzzina.

Marzia chiusa in uno sgabuzzino e già sofferente

La donna ha raccontato le atrocità a cui era stata sottoposta Marzia, affetta da ritardo cognitivo dunque un soggetto ancora più debole ma appetibile per via della pensione Inps di cui era beneficiaria. Infatti proprio quei mille euro mensili hanno rappresentato il movente di tanta violenza in danno di una povera disabile ai cui genitori, Laura Vincitore e Ciro Capezzuti, gli stessi Vacchiano avevano detto che la loro figlia era scomparsa nel 2021 con un nuovo fidanzato. Mentre la giovane veniva tenuta segregata sino alla morte cosi da potersi impadronire, ogni mese, di quella maledetta pensione usando il bancomat della poveretta.

Poi sarebbe spuntata fuori una videochiamata su Instagram durante la quale il ragazzino di 15 anni, fratello di Annamaria, avrebbe detto a quest’ultima alcune frasi inequivocabili che riguardavano la vittima:” L’amma affucat”, dice il minore che fa il duro e invita la congiunta a non parlare dicendosi pronto ad assumersi la responsabilità di tutto, così da lasciare fuori la madre. Agli inquirenti la stessa Annamaria, ormai disgustata e sconvolta, consegnerà non solo l’audio registrato ma racconterà anche di un colloquio con la madre svoltosi all’interno della caserma dei carabinieri:

Mariabarbara Vacchiano

” Tanto non la trovano – avrebbe detto Mariabarbara Vacchiano riferendosi a Marzia l’ho uccisa e l’ho data in pasto ai maiali. Tu stai zitta, ricordati che sei una Vacchiano…”. Ai magistrati inquirenti della Procura di Salerno, Giuseppe Borrelli e Patrizia Imperato, non occorreva altro per chiudere l’inchiesta sostanzialmente finita con un morto proprio per l’astio ed il risentimento che i genitori di Alessandro Vacchiano nutrivano nei confronti di Marzia, ritenuta a torto responsabile di tutte le disgrazie di famiglia. Soldi a parte, naturalmente.

Annamaria, invece, persona di buon cuore, a dire il vero unica in quella famiglia di presunti orchi, aveva capito che in quella casa dove lei non abitava si stavano consumando tutta una serie di atrocità contro Marzia che soffriva in silenzio. Quando poi durante la videochiamata col fratello la donna capiva che cosa era accaduto alla disabile non perdeva tempo e riferiva tutto ciò che sapeva agli inquirenti.

Il casolare di Santa Tecla dove è stato rinvenuto il cadavere decomposto della povera Marzia

Grazie a quella registrazione dunque si sarebbe scoperto che Marzia, con una scusa, sarebbe stata trasferita in quel rudere di campagna e qui sarebbe stata “affogata” e “strangolata” dai tre congiunti che avrebbero tentato anche di bruciarla con l’acido. Il minorenne dovrà rispondere di omicidio volontario mentre i suoi genitori sono ritenuti responsabili anche di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona e indebito utilizzo di carte di pagamento.

Nel luogo dove è stata abbandonata la vittima il sindaco di Pontecagnano, Giuseppe Lanzara, ha deposto un mazzo di fiori accompagnato da un messaggio: “Da questo momento Marzia potrà finalmente riposare in pace”.

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