Il colosso italiano delle telecomunicazioni non sente ragioni e attua la politica del licenziamento di massa. Un ultimo incontro, forse, potrà servire da mediazione ma la preoccupazione delle maestranze è alle stelle.
Appena finito il lockdown è ripresa la discussione tra sindacati e l’azienda di infrastrutture per le telecomunicazioni Sirti Spa in merito alla procedura di licenziamenti collettivi avviata il 4 marzo scorso, pari a 764 esuberi. A dir la verità non è la prima volta che il colosso italiano tenta di attuare una politica di licenziamenti. Già nel 2019 la dirigenza aveva annunciato 833 esuberi su 3.692 addetti.
“…L’azienda – hanno comunicato congiuntamente le organizzazioni sindacali Fim Fiom e Uilm – nell’illustrare i dati relativi ai singoli cantieri, dove si registra una maggiore difficoltà nel centro e nel Mezzogiorno, ha ribadito la sua posizione, rispetto ad un costo del lavoro più alto delle sue dirette concorrenti, chiedendoci di derogare all’integrativo Sirti, nella parte indennità pasto meridiano, proprio nella logica di un abbattimento dei costi. Le organizzazioni sindacali si sono dette contrarie a sottoscrivere qualsiasi tipo di deroga, soprattutto in un momento in cui i lavoratori sono stati già colpiti fortemente da una riduzione di salario a causa del contratto di solidarietà dell’anno passato e dalla cassa per Covid-19 che ha visto collocati in cassa a zero ore circa 1.115 lavoratrici e lavoratori…” .
La situazione rimane molto tesa e l’apprensione tra i lavoratori sale oltre il livello di guardia. Per capire meglio gli sviluppi dovremo attendere fino all’incontro del prossimo 23 giugno.