minori scomparsi

L’emergenza invisibile: 8mila minori scomparsi in sei mesi. Dove sono le politiche di protezione?

Mentre la politica discute di sicurezza, 64 bambini scompaiono ogni giorno. Il sistema di protezione dell’infanzia è al collasso ma nessuno sembra ammetterlo.

Roma – Ottomila bambini e adolescenti svaniti nel nulla in soli sei mesi. È il dato agghiacciante che emerge dal dossier di Telefono Azzurro, presentato alla Camera dei Deputati ma accolto dal silenzio assordante delle istituzioni. Mentre il dibattito politico si concentra su altre priorità, l’Italia vive una crisi silenziosa che tocca i suoi cittadini più vulnerabili: i minori.

Con una media di 64 scomparse al giorno, il fenomeno ha raggiunto proporzioni che dovrebbero scuotere le coscienze di chi governa. Eppure, di fronte a questi numeri drammatici, la risposta politica appare inadeguata, frammentata e priva di quella visione strategica che un’emergenza di tale portata richiederebbe.

Il fallimento del sistema di protezione

I dati raccolti da Telefono Azzurro non sono solo numeri ma la cartina di tornasole di un sistema di protezione dell’infanzia che non funziona. Quando il 70% degli scomparsi sono adolescenti tra i 15 e i 18 anni, quando il 57% delle segnalazioni riguarda minori stranieri, quando l’88% di questi ultimi sono maschi, emerge chiaramente l’incapacità delle politiche pubbliche di intercettare e proteggere i soggetti più a rischio.

Il fallimento denunciato da Telefono Azzurro

La distribuzione geografica delle scomparse racconta un’altra storia di disuguaglianze: il Lazio guida questa tragica classifica con 23 casi, seguito da Veneto, Piemonte e Lombardia. Una mappa che rispecchia non solo i flussi migratori ma anche l’insufficienza delle reti di accoglienza e protezione sociale presenti sul territorio.

L’ipocrisia delle politiche migratorie

Particolarmente grave è la situazione dei minori stranieri non accompagnati, che rappresentano la maggioranza dei minori scomparsi. Questi ragazzi, spesso in fuga da guerre e povertà, arrivano in Italia e si ritrovano in un sistema di accoglienza inadeguato, che li espone ai rischi di sfruttamento o peggio.

Il 12,5% delle scomparse avviene direttamente dalle comunità e dagli istituti, il 7,3% dai centri di accoglienza. Cifre che denunciano il fallimento di strutture che dovrebbero essere luoghi di protezione e che invece si rivelano spesso inadeguate, se non vere e proprie trappole per questi giovani vulnerabili.

Molti minori scompaiono dalle comunità

Come può la politica continuare a parlare di “controllo dei flussi migratori” quando non è nemmeno in grado di proteggere i minori che sono già sul territorio nazionale? Come può vantare politiche di integrazione quando migliaia di ragazzi scompaiono senza lasciare traccia?

La complicità del silenzio istituzionale

Il numero di emergenza 116.000, attivo dal 2009 e gestito da Telefono Azzurro per conto del Ministero dell’Interno, ha gestito nel 2024 soltanto 77 casi. Un numero che appare ridicolo rispetto alle 11.694 denunce di scomparsa registrate nello stesso periodo. Questa discrepanza solleva interrogativi inquietanti: quanti casi non vengono segnalati? Quanti non arrivano all’attenzione delle autorità competenti?

La sproporzione tra i dati ufficiali e quelli raccolti dal servizio di emergenza suggerisce una grave sottovalutazione del fenomeno da parte delle istituzioni, quando non una vera e propria rimozione del problema.

Le responsabilità politiche

Di fronte a questa emergenza, la classe politica italiana mostra un atteggiamento che oscilla tra l’indifferenza e l’inadeguatezza. Mentre si moltiplicano gli annunci su sicurezza e protezione dell’infanzia, i fatti raccontano una storia diversa: risorse insufficienti, coordinamento carente tra le diverse istituzioni, mancanza di strategie a lungo termine.

Il governo centrale scarica le responsabilità su Regioni ed enti locali, che a loro volta lamentano la mancanza di fondi e competenze. Nel frattempo, migliaia di bambini e adolescenti continuano a scomparire, finendo spesso nelle maglie dello sfruttamento, della criminalità organizzata o della tratta.

L’Europa ci guarda

Come sottolinea Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro, “sono necessarie strategie internazionali coordinate”. L’Italia fa parte del network europeo Missing Children Europe ma la sua capacità di risposta appare ancora inadeguata rispetto agli standard dei partner continentali.

Negli Stati Uniti, il National Center for Missing & Exploited Children è riuscito nel 2024 a risolvere il 91% dei quasi 30mila casi gestiti. Un tasso di successo che fa riflettere sulla qualità e l’efficacia del sistema italiano di ricerca e protezione dei minori scomparsi.

L’urgenza di un cambio di paradigma

Non si può più accettare che l’emergenza dei minori scomparsi venga trattata come un problema di ordine pubblico o, peggio ancora, come una questione marginale. È necessario un cambio radicale di approccio che metta al centro la protezione dell’infanzia come priorità assoluta delle politiche pubbliche.

Serve un piano nazionale straordinario che coordini tutti i soggetti coinvolti: forze dell’ordine, servizi sociali, sistema educativo, organizzazioni del terzo settore. Servono risorse adeguate, personale formato, protocolli di intervento standardizzati. Serve, soprattutto, la volontà politica di affrontare il problema con la serietà che merita.

Ogni bambino che scompare rappresenta un fallimento collettivo. Ogni caso irrisolto è una macchia sulla coscienza di una società che sbandiera un vessillo di civiltà ma non riesce a proteggere i suoi membri più fragili. Il costo umano e sociale di questa emergenza si misurerà negli anni a venire, quando questi ragazzi invisibili emergeranno dalle periferie del disagio, dello sfruttamento e della criminalità.

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