AFFARI D’ORO PER LE CRIMINALITA’ DELL’EST EUROPEO MA ANCHE PER AFRICANI E CINESI. LA PENETRAZIONE NEL NOSTRO TERRITORIO E’ STATA STUDIATA A TAVOLINO.
La metamorfosi della criminalità organizzata nel Bel Paese è in continua evoluzione. Negli ultimi anni, complice una classe politica inadeguata, le infiltrazioni mafiose sul nostro territorio sono aumentate. Non più solo la ‘ndrangheta, cosa nostra o camorra, ormai l’Italia é terra di conquista per una moltitudine di organizzazioni criminali che parlano lingue straniere. Dall’Albania alla Nigeria, infatti, le trame della devianza si infittiscono e collocano l’Italia al centro di un complicato gioco di poteri. Questo è quanto si apprende dal rapporto semestrale valido per il periodo gennaio–giugno 2019 redatto dalla DIA:
“…Il panorama nazionale criminale negli ultimi anni ha fatto emergere in più occasioni come i sodalizi di matrice straniera non solo spesso ricorrano ad una interazione con quelli nazionali, ma abbiano anche acquisito una indipendenza sempre maggiore nelle attività illecite. In sostanza, nel corso del tempo, tali consorterie si sono sovrapposte alle presenze criminali tradizionali, agendo nel sud del paese con l’assenso delle organizzazioni mafiose di quel territorio, mantenendo una gestione più autonoma nelle regioni del centro-nord…”.
Da quanto emerge dal lavoro svolto dagli uomini della DIA sembrerebbe che l’apparato criminale italiano non solo non rigetti le organizzazioni straniere ma, al contrario, le fagociti assorbendone quanti più benefici possibili. Infatti anche le attività svolte dalle associazioni delinquenziali sembrerebbero seguire una determinata direttrice studiata a tavolino. Insomma una sorta di precedente pianificazione e spartizione del territorio e delle aree di azione.
Nella regione pugliese, ad esempio, opererebbero in larga parte gli affiliati delle cosche albanesi i quali sarebbero specializzati nell’import di grosse quantità di marijuana coltivata e spedita dai propri connazionali tramite apposite navi. Sempre nell’ambito della droga opererebbero i nigeriani i quali avrebbero creato “una articolata rete criminale deputata alla gestione dei corrieri, attraverso i c.d. “ovulatori”, per trasportare, su rotte aeree o terrestri, l’eroina verso le piazze di spaccio europee.”
Non sono esenti dal resoconto nemmeno i clan marocchini che, tramite il commercio e la vendita al dettaglio dell’hashish, si sarebbero accaparrate la gestione di intere piazze di spaccio, imponendosi in maniera preponderante nello scenario criminale italiano. Sicuramente anche la posizione geografica dell’Italia non aiuta, anzi. Riuscendo a conquistare fette di mercato non coperte dalla malavita locale, le organizzazioni straniere riescono facilmente a mantenere i rapporti sia con la “casa madre”, sia con le realtà criminose nostrane, fungendo da tramite per l’import degli stupefacenti.
Il giro d’affari per le mafie estere, però, non comprende solo la droga. Le speculazioni sulla tratta degli esseri umani, sul commercio di organi e di bambini o sulla prostituzione, rappresentano per queste criminalità laute fonti di guadagno per nulla secondarie. Sempre secondo la DIA, proprio gli affiliati nigeriani sarebbero tra i massimi specialisti per quanto riguarda la pratica di cooptazione di donne da avviare alla prostituzione una volta giunte nel Bel Paese.
In generale il fenomeno migratorio si è rivelato per le organizzazioni mafiose, italiane o meno che siano, una quasi inesauribile sorgente di ricchezza. Le Forze dell’ordine hanno impiegato tempo e risorse per comprendere bene i meccanismi e gli accordi che si celano dietro la tratta degli esseri umani. E sebbene la maggioranza dei migranti venga in Europa per cercare lavoro e un riscatto sociale, una parte di essi, invece, finisce in un limbo criminogeno dal quale l’unica maniera per uscire sembra essere quella della delinquenza.
“…Su un piano generale, la presenza, la crescita e le varietà dei gruppi criminali stranieri nel nostro Paese è stata condizionata dal fenomeno dell’immigrazione. Lo scenario migratorio attuale interessa la tratta che dal continente africano spinge verso l’Europa occidentale, un flusso di persone “in fuga” dalle aree caratterizzate da condizioni di estrema instabilità politica e da perduranti conflitti etnici e religiosi. Mentre alcuni immigrati, una volta raggiunto il territorio nazionale, riescono ad integrarsi, altri delinquono assoldati “a basso costo”, spesso ricorrendo al “lavoro nero”, associato al fenomeno del caporalato…”
La proliferazione del fenomeno mafioso straniero all’interno dei confini italiani è argomento di discussione anche per molte associazioni e fondazioni antimafia. Tra queste la Fondazione Antonio Caponnetto ha seguito con molta attenzione l’evolversi della situazione e più volte ha sottolineato la necessità di prendere misure drastiche:
”…In Italia le mafie e le criminalità organizzate straniere oramai son ben presenti da tempo – ha detto il presidente Salvatore Calleri – in particolare i nigeriani, i cinesi, gli albanesi, rumeni, georgiani e marocchini. È quindi necessario aprire la mentalità ai nuovi scenari globalizzati della criminalità…”