Lavoro detenuti, la replica del ministero a Antigone: “I fondi sono aumentati”

Da via Arenula si fa notare che nel piano di investimenti straordinario realizzato il budget è stato potenziato con 9 milioni di euro.

Roma – “Nessun taglio dei fondi per i detenuti che lavorano, ma anzi maggiori investimenti rispetto al passato”. Il ministero della Giustizia replica ad Antigone che ieri aveva denunciato il taglio del 50% delle risorse destinate al lavoro dietro le sbarre. Da via Arenula si fa notare che “nel piano di investimenti straordinario fin qui realizzato dal Governo e dal Ministero della Giustizia per migliorare le condizioni di esecuzione della pena, il previsto budget di bilancio destinato alla retribuzione del lavoro intramurale dei detenuti, che per il 2024 ammonta a 128 milioni di euro, è stato ulteriormente aumentato con 9 milioni di euro versati dalla Cassa delle Ammende”.

Di questi, precisa il ministero “8 destinati ad aumentare le opportunità di lavoro in carcere e 1 milione per la formazione professionale, il cui budget è stato così raddoppiato (da 1.066.151 a 2.066.151 di euro). Non solo: altri 19 milioni di euro sono stati stanziati per gli sgravi fiscali e le agevolazioni alle imprese previsti dalla legge Smuraglia, al fine di incrementare le opportunità di lavoro all’esterno degli istituti penitenziari. Non a caso, – prosegue la nota – risultano aumentati sia il numero complessivo dei detenuti lavoranti (passati dai 19.235, prima dell’insediamento del nuovo Governo, agli attuali 20.071), sia il dato di quelli al lavoro per conto di imprese e cooperative all’interno e all’esterno (passati da 3.225, agli attuali 4.097). In sensibile incremento, infine, anche il numero dei detenuti iscritti ai corsi professionali attivati, salito da 3.824 agli attuali 6.423.

Detenuti a lavoro in carcere

Dopo aver snocciolato i numeri il ministero guidato da Carlo Nordio sottolinea come risultino quindi “palesemente infondate le critiche avanzate dal Presidente di Antigone che, in una nota, ha scritto di fondi tagliati al 50% per i detenuti lavoranti in carcere. L’aumento delle risorse ha riguardato anche il Provveditorato Regionale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, citato nella nota di Antigone. Al Prap di Torino, esclusivamente per la retribuzione del lavoro dei detenuti, nel 2023 sono stati assegnati fondi pari a euro 12.898.178, saliti nel 2024 a euro 13.243.993″.

Patrizio Gonnella, presidente di Antigone, aveva denunciato il taglio delle risorse nelle attività lavorative previste dietro le sbarre, già scarse. “A lavorare – aveva fatto notare – è solo circa il 30% delle persone detenute e la maggior parte di esse lavora alle dipendenze dell’Amministrazione penitenziaria, peraltro in molti casi già per pochi giorni o poche ore alla settimana”.

Altre immagini del lavoro dietro le sbarre

Tra l’altro, ha rilevato Gonnella, “questi tagli arrivano in un momento di grandi tensioni che si respirano nelle carceri, dove le persone detenute vedono da una parte ridotte al minimo le proprie prospettive, dove vedono crescere il sovraffollamento, dove le condizioni di vita sono in costante peggioramento, con un numero di suicidi altissimo (sono già 73 quest’anno, il secondo dato più alto di sempre). Il governo, invece di rispondere a queste tensioni con il dialogo e con investimenti, pensa solo a introdurre nuovi reati, a proibire a suon di pene draconiane anche le forme di protesta non violenta e a costruire nuove carceri con un milione di euro già investito per la creazione e il mantenimento dell’ufficio del commissario all’edilizia penitenziaria”.

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