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Latitanza di Messina Denaro, arrestati i figli dell’autista del boss [VIDEO]

Secondo Ros e Dda anche i due fratelli Luppino sono stati strategici per la sicurezza dell’ex Primula rossa di Castelvetrano. 

Palermo – Manette dei carabinieri del Ros ai fratelli Antonino e Vincenzo Luppino, figli dell’imprenditore di Campobello di Mazara Giovanni Luppino, l’uomo che faceva da autista a Matteo Messina Denaro, arrestato insieme all’ex Primula rossa di Castelvetrano la mattina del 16 gennaio 2023.

Secondo gli inquirenti, impegnati a ricostruire la fitta rete di connivenze e complicità che coprì la latitanza del boss di Cosa Nostra, i Luppino –  arrestati con l’accusa di favoreggiamento della latitanza e di associazione mafiosa – avrebbero fornito a Messina Denaro “un aiuto prezioso” per muoversi e spostarsi nel territorio in cui ha vissuto l’ultimo periodo della sua vita. Legati da rapporti familiari con Laura Bonafede, considerata l’amante per lungo tempo del boss di Castelvetrano, che li ha battezzati, i due fratelli hanno trasferito soldi per un importo complessivo di 81mila euro sul conto di Bonafede, già arrestata per aver favorito la latitanza del boss.

Dal 2018 al 2022 i Luppino hanno abitato a pochi metri dall’ultimo covo del padrino a Campobello di Mazara, condividendo col padre informazioni cruciali per la gestione della latitanza del capomafia. Ad Antonino Luppino era stato comunicato il numero di uno dei cellulari usati dal boss, Vincenzo Luppino sarebbe andato alla clinica La Maddalena, dove il ricercato era in cura per un cancro, quando questi venne operato, per provvedere ai suoi bisogni.

E ancora Antonino Luppino, insieme al padre, avrebbe scortato Messina Denaro, dopo le dimissioni dalla casa di cura, l’11 maggio, fino a Campobello e insieme al fratello si sarebbe occupato delle riparazioni della auto, una Giulietta, con la quale il capomafia si spostava.

I tre Luppino, poi, avrebbero seguito i lavori di ristrutturazione del covo del latitante e il trasloco dei mobili del boss all’ultimo nascondiglio. Vincenzo avrebbe custodito la vecchia cucina che Messina Denaro aveva deciso di non portare nell’abitazione in cui si era trasferito. Infine Vincenzo avrebbe prestato al padre il proprio furgone perché scortasse il latitante mentre attraversava in auto Castelvetrano per passare davanti alle abitazioni dei suoi familiari. 

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