Gravi omissioni e ritardi diagnostici all’ospedale di Colleferro: la Corte d’Appello conferma la responsabilità medica nella morte di una paziente 77enne.
Roma – Una sentenza definitiva della Corte d’Appello di Roma ha condannato la Asl Roma 5 (ex Asl Roma G) al pagamento di oltre un milione di euro di risarcimento, più interessi legali, ai figli e a due nipoti di una donna di 77 anni deceduta nel 2011 a seguito di un errore medico all’ospedale Parodi Delfino di Colleferro.
La paziente, ricoverata per ventotto giorni, ricevette una trasfusione di sangue destinata a un’altra degente. Il gesto, compiuto da un infermiere in assenza di supervisione medica, non fu registrato nella cartella clinica. Solo durante il processo, il sanitario coinvolto ha ammesso l’errore. La donna fu poi trasferita al Policlinico Umberto I, dove morì dopo un mese per complicanze legate a una neuropatia autoimmune.
Secondo quanto stabilito dai giudici, l’errore trasfusionale causò un grave shock immunitario, aggravando la patologia neurologica fino al decesso. La Corte ha evidenziato anche la mancata comunicazione dell’errore ai medici del Policlinico, il ritardo nella diagnosi e l’omissione dolosa di informazioni cliniche fondamentali.
L’avvocato della famiglia, Renato Mattarelli, ha sottolineato come la manipolazione della cartella clinica e il trasferimento della paziente abbiano compromesso ogni possibilità di cura. Il caso, inizialmente archiviato da Ministero della Salute e Regione Lazio per mancanza di documentazione, è stato riaperto grazie all’accesso agli atti richiesto dalla famiglia.