La famosa Banda Cittadina torna in auge in Calabria e anche in altre parti d'Italia ad opera di appassionati radiantisti. La storica gamma dei 27 Mhz, di estrazione americana, ebbe in Italia grandi rappresentati come il ministro Giuseppe Zamberletti, il padre fondatore della Protezione Civile.
Lamezia Terme – Anche se oggi potrebbe sembrare un po’ antiquata, l’invenzione della radio, attribuita all’italiano Guglielmo Marconi, è una delle più importanti dell’era moderna. Da quel lontano marzo 1896 di acqua sotto i ponti ne è passata tanta e la radio dopo essere divenuta di uso domestico e aver fatto da apripista a nuove tecnologie, prima tra tutte la televisione, è diventata quasi di uso esclusivamente professionale nel campo delle telecomunicazioni. Mentre continua a tenere banco nelle trasmissioni di informazione, musica ed intrattenimento quasi esclusivamente commerciali e in FM, modulazione di frequenza, o via web.
Stessa sorte ha subito il radiantismo, fenomeno sorto parallelamente alle prime trasmissioni radiofoniche ma che ha avuto il suo apice negli anni ’70 quando ancora parlare di telefonini per tutti era prematuro. Poi il web con internet, gli stessi social e le chat hanno soppiantato le trasmissioni in onde corte per uso amatoriale fra cui quelle della cosiddetta, famosa, bistrattata eppure un tempo utilissima e mai dimenticata Banda Cittadina (Citizen Band) che lavorava sui 27 Mhz, gli arcinoti 11 metri. Stessa sorte avrebbero subito negli anni le frequenze riservate ai radioamatori, gli appassionati delle decametriche (20,40,80 metri) e delle onde ultracorte (144 e 440 Mhz) ormai utilizzate esclusivamente dagli irriducibili aficionados di apparecchiature sofisticate, anche assistite da Pc, che lavorano ancora in fonia e col famoso, leggendario CW ovvero il Codice Morse non più in uso ma sempre entusiasmante e fascinoso.
Durante la clausura consequenziale alla pandemia, per restare in contatto, Domenico Pangaro, e Antonio Baratta (in aria con le sigle di Mimmo Zebra e Antonio Gufo) hanno rispolverato le loro vecchie radio anni 70/80 sui gloriosi 27 Mhz rinnovando di nuovo la passione del “baracchino” (in gergo l’apparato radio) nell’hinterland lamertino. A loro si è aggiunto Bambinone pseudonimo di Natale Galluzzi, altro irriducibile dell’etere.
Il loro gruppo facebook Canale 20 & 27 Vintage Lamezia Terme conta già circa 700 membri, con iscritti da varie parti d’Italia e persino dall’estero. Il gruppo è rappresentato anche sul proprio sito internet: https://canale-20-vintage0.webnode.it/ per fornire non solo ausilio e supporto tecnico agli altri utenti che ne fanno richiesta ma anche un aiuto pratico per la compilazione della documentazione che serve per ottenere le necessarie autorizzazioni e le abilitazioni per il passaggio a frequenze più alte che vengono rilasciate dal ministero delle Poste e Telecomunicazioni.
Pop ha scambiato quattro chiacchiere “in verticale” (nel codice CB di persona) con Domenico Pangaro a cui abbiamo rivolto alcune domande:
A parte il bisogno di comunicare e rimanere in contatto per le note emergenze pandemiche ormai alle spalle, la voglia di tornare a parlare attraverso la radio c’era già, da quando?
“…In effetti la voglia di comunicare, condividere pensieri, informazioni, come in questo triste periodo per molti è stata una delle motivazioni – racconta Pangaro – ed è grazie a queste radio se siamo riusciti a restare sempre in contatto. La passione è sempre esistita. Queste apparecchiature, che per molti sono prive di interesse, per noi sono come una seconda famiglia, più allargata vista la mole di persone appassionate di ogni ceto sociale che le frequentano. Bastano pochi euro per cominciare questa bella esperienza. Per me, come per molti altri, questa passione è nata da ragazzi con piccole radio che non superavano più di tre chilometri di distanza. Oggi invece, con la tecnologia delle grandi case costruttrici, e grazie anche alla sperimentazione di una categoria di radioamatori, i cosiddetti “Sperimentatori”, siamo riusciti ad allungare le distanze, naturalmente hanno un’influenza determinante anche le condizioni atmosferiche o per meglio dire la presenza della cosiddetta “propagazione atmosferica… che in estate diventa maggiore…”.
La radio CB sono servite a vivere meglio il lockdown ma perché, allora, non utilizzare più semplicemente il cellulare?
“…Certo suona strano tornare alle vecchie radio vintage in un’era oramai digitale che vede già l’istallazione di reti 5G – aggiunge Pangaro – esperienze uniche, diverse. La CB o banda cittadina tiene tutti uniti con un solo scopo, modulare, parlare, incontrarsi, aiutarsi anche se non ci si conosce. Se un Cb ha bisogno di aiuto basta chiamare e qualcuno andrà in soccorso. Non serve avere un telefono e comporre un numero su queste frequenze basta una semplice parola in radio “Break” e, come per magia, qualcuno che magari nemmeno conosci è disponibile ad aiutarti. Il telefono lo definisco come un bene di contatto che ormai, sempre più, causa stress nonostante sia sempre più indispensabile…”.
Ora che l’emergenza è finita, contate di proseguire a radunare sempre più appassionati o passata la buriana virale i baracchini ritorneranno in soffitta?
“…Abbiamo creato un gruppo Facebook che ha visto, in meno di due mesi, l’iscrizione di 700 operatori CB e sperimentatori da tutto il mondo – conclude Mimmo Zebra – e abbiamo pensato bene di cominciare la costruzione di un sito internet composto dal sottoscritto, Antonio Baratta e Natale Galluzzi. Tutti e tre, grazie anche all’esperienza tecnica di Galluzzi, alla passione di Baratta e mia, abbiamo intenzione di continuare questa avventura, senza scopo di lucro, solo per la passione del radiantismo. Non solo, stiamo riunendo sempre più amanti della materia per farli passare anche sulle altre frequenze facendo loro prendere la patente di stazione di radioamatore e la licenza generale concessa dal ministero PP.TT. Di certo la quarantena ha accentuato l’uso di tutti questi mezzi di comunicazione, adesso sta a tutti noi continuare a tenerli in vita, perché il telefono ti tiene in contatto con persone che già conosci, la radio è una esperienza di vita globale. A Lamezia questo sta avvenendo grazie all’aiuto di radioamatori che hanno capito che fregiarsi di tale qualifica vuole dire amare le radio e comportarsi sempre all’altezza. Un grazie particolare all’associazione A.R.I di Lamezia Terme che ci sta supportando in questo progetto. Spero solo che altre regioni prendano spunto e comincino a costruire qualcosa di simile…”.