Martina Carbonaro

L’agonia di Martina Carbonaro è durata un’ora: colpita alla testa con un masso

La 14enne è stata aggredita mentre si voltava, dopo aver chiuso con l’ex fidanzato 17enne. Il legale della famiglia: “Non fu un raptus, poteva essere salvata”.

Afragola – Si delinea con drammatica precisione la dinamica dell’omicidio di Martina Carbonaro, la ragazza di 14 anni uccisa dall’ex fidanzato Alessio Tucci, 17 anni, all’interno dell’ex stadio comunale di Afragola. L’autopsia condotta dalla dottoressa Raffaela Salvarezza, dirigente dell’ASL Napoli Nord e consulente del pubblico ministero Della Valle, ha ricostruito gli ultimi terribili istanti di vita della giovane.

Secondo la perizia medico-legale, Martina si stava allontanando dopo aver definitivamente chiuso la relazione con il ragazzo. Mentre gli voltava le spalle, convinta di aver messo la parola fine a quella storia, ha ricevuto il primo colpo mortale alla nuca. Il 17enne l’ha colpita con un masso, con cui le ha inflitto quattro colpi devastanti che hanno provocato un trauma cranico fatale.

La ricostruzione dell’autopsia evidenzia come il primo colpo sia stato inferto alla parte posteriore destra della testa, proprio mentre Martina si voltava. Sono seguiti altri due colpi, uno alla zona parietale sinistra e un altro alla parte frontale del cranio. Il quarto e ultimo colpo è stato sferrato alla fronte quando la ragazza era probabilmente già a terra, completamente indifesa.

Martina Carbonaro uccisa Alessio Tucci
Martina Carbonaro

Il masso utilizzato per l’omicidio è stato ritrovato sulla scena del crimine con evidenti tracce di sangue, confermando la ricostruzione degli inquirenti sulla dinamica dell’aggressione.

Un elemento particolarmente straziante emerso dall’autopsia riguarda i tempi del decesso: Martina non è morta immediatamente ma ha agonizzato per circa un’ora prima che i traumi subiti si rivelassero fatali. Questo dato apre interrogativi cruciali sulla possibilità di salvare la giovane con un intervento tempestivo.

Gli inquirenti stanno cercando di stabilire se Tucci abbia abbandonato la vittima agonizzante o sia rimasto sul posto per assicurarsi della sua morte, elementi che potrebbero influire significativamente sul quadro accusatorio.

L’avvocato di Alessio Tucci, Mario Mangazzo, ha commentato i risultati dell’autopsia sostenendo che “non sconfessano quanto raccontato da Tucci durante gli interrogatori”, pur precisando di essere “in attesa di ulteriori esiti” delle perizie ancora da depositare.

Ben diversa la posizione del legale della famiglia di Martina, Sergio Pisani, che esclude categoricamente la tesi del raptus momentaneo. “Se Martina è rimasta in agonia per un’ora, questo fa pensare non solo che non si sia trattato di un semplice raptus, ma anche che, se il cantiere PNRR fosse stato sorvegliato come previsto, qualcuno avrebbe potuto soccorrerla”, ha dichiarato all’AGI.

Martina Carbonaro
Il luogo del delitto

Pisani ha posto l’accento su un aspetto particolare del caso: il luogo del delitto non era un semplice edificio abbandonato ma un cantiere pubblico attivo, finanziato con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Secondo il legale, si trattava di un’area che “avrebbe dovuto essere sotto rigorosa vigilanza e che, invece, era rimasta incustodita”, suggerendo che una sorveglianza adeguata avrebbe potuto consentire un tempestivo intervento di soccorso.

Il movente del crimine, secondo l’accusa, è da ricercare in un crescendo di ossessione e possesso: Martina aveva deciso di lasciare definitivamente il fidanzato ma Alessio Tucci non aveva accettato questo allontanamento, facendo culminare la sua ossessione nel gesto omicida.

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