La veggente si difende dalle accuse e i fedeli continuano a riunirsi. Ma dopo la botta del Tar arriva il macigno del Consiglio di Stato: via panche e statue. E senza perdere tempo.
TREVIGNANO ROMANO (Roma) – La veggente non molla e non smobilita ma ricorre al Consiglio di Stato. Dopo la batosta del Tar che obbligava la sedicente santona siciliana Gisella Cardia, al secolo Maria Giuseppa Scarpulla di 53 anni, a trasferire altrove le strutture presenti sul vasto appezzamento di terreno che ricade in una zona naturalistica sottoposta a vincolo, nulla è stato fatto. Anzi la sedicente carismatica, denunciando la tempo stesso l’accanimento delle autorità nei suoi confronti, tramite il marito Gianni Cardia ha chiesto ai propri legali di adire il Consiglio di Stato in avverso al provvedimento del tribunale Amministrativo del Lazio che ha dato ragione al Comune di Trevignano.
In ballo c’è la libertà di culto, garantita come si legge nel ricorso, dal primo emendamento della costituzione degli Stati Uniti, ma anche da un classico della Rivoluzione francese: la dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino francese del 1789.
“Il Tar ha completamente e in maniera abnorme errato – si legge in atti – affermando che la funzione religiosa dell’associazione si possa svolgere senza i suoi simboli, ovvero la Statua della Madonna e la Statua di San Michele Arcangelo, e senza quel minimo di amenità che si deve ad un luogo spirituale, a tale ruolo assolvono le panchine che sono un modesto manufatto che consente ai fedeli di esprimere al meglio la funzione religiosa”.
Cardia, presidente dell’associazione Madonna di Trevignano, è dell’avviso che tutte le opere considerate abusive, sia dal Comune che dal Tar, e che non sarebbero dovute rimanere in loco essere entro lo scorso 17 luglio, come panchine interrate, teche con le statue, staccionate e anche la strada sterrata con il brecciolino bianco, non necessitano di alcun tipo di autorizzazione edilizia. Nel ricorso si legge anche che la rimozione della statua della Madonna, richiesta a suo tempo dal civico consesso e confermata dal Tar “integra sicuramente l’illecito amministrativo di blasfemia”. Ma non basta. Nel ricorso, redatto dall’avvocato Adriano Tortora, ce n’è anche per il Comune di Trevignano che con la sua ordinanza di demolizione avrebbe violato i fondamentali diritti in materia di libertà religiosa:
”Intorno al fenomeno della Madonna di Trevignano Romano si è creato un clima di odio e violenza assolutamente non giustificato – si legge ancora in atti – in questa logica l’ordinanza del Comune di Trevignano Romano costituisce l’ultimo atto di accanimento di una lunga serie che prosegue nel rafforzare il clima di tensione che si è creato sui fedeli della Madonna che si vedono aggrediti in libertà fondamentali garantite e protette dalla Costituzione…A fare le spese del clima d’odio è anche la stessa veggente, minacciata con epiteti irripetibili e che hanno costretto l’associazione a usufruire di un servizio di security nei giorni in cui avviene la preghiera…”.
Intanto il 3 luglio un centinaio di persone si sono ritrovate al solito appuntamento con la veggente per recitare il rosario e ascoltare il messaggio della Madonna che, a dire di Gisella Cardia, le continua ad apparire durante la preghiera il 3 di ogni mese. I fedeli si sono riuniti nel campo nel primo pomeriggio sotto un sole cocente con ombrelli, teli, cappelli e borracce. Intorno alle 14.30 il colpo di scena: un uomo si è avvicinato alla statua della Madonna e con fare fulmineo ha attaccato un volantino giallo sul vetro della teca in segno di protesta:
“Sono cattolico e oggi ho manifestato la mia contrarietà alla preghiera in questo luogo – ha detto lo sconosciuto ai cronisti – Durante la lettura di questi fantomatici messaggi rivelati vengono detti concetti non biblici. Come studioso della Bibbia, credente e praticante mi sento profondamente offeso di quanto accade in questo luogo perché si deve pregare in Chiesa. Satana si manifesta anche sotto forma di angelo di Luce. Io ho aderito all’appello del vescovo a non venire e chiedo alla Chiesa di non togliere gli occhi da Trevignano e di vigilare su quanto accade qui”. L’uomo, sotto gli occhi infastiditi di Gisella, è stato allontanato.
Lo scorso 11 luglio il ricorso è stato discusso e in brevissimo tempo i giudici sono giunti al verdetto alcune ore fa: Cardia e i suoi debbono sgomberare statue, panche ed ogni altra suppellettile presente all’interno del terreno sottoposto a vincolo. Senza se e senza ma. A meno di un miracolo l’associazione Madonna di Trevignano Romano dovrà rimuovere qualsiasi oggetto entro il prossimo 19 luglio. I fedeli mariani, però, potranno continuare gli incontri con la sedicente santona perchè le toghe di Palazzo Spada si sono espresse sulle cose non sulle persone. La vicenda, al momento, finisce qui. Se ne riparlerà il 3 agosto.