La “trappola” del Long Covid, non ci sono né diagnosi precise né terapie all’altezza

Gli effetti collaterali del virus hanno creato in molti una vera e propria disabilità: mancanza di fiato, stanchezza eccessiva e dolori.

Roma – Il maledetto virus proprio non vuole sloggiare! Gli effetti dello spregevole e famigerato Covid-19, circolano ancora, non decidendosi a fare le valige. Ancora oggi ci sono tantissime persone che avvertono stanchezza eccessiva, mancanza di fiato. Il corpo avverte dolori e fragilità, fa fatica ad essere nelle condizioni precedenti all’infezione. Le giornate di queste persone sono sempre più difficili. Non riescono a svolgere le normali attività quotidiane, dal lavoro alle faccende di casa. Questi sono gli effetti di quello che è stato definito il “Long Covid”, per il quale ancora non ci sono diagnosi precise e terapie all’altezza. Ed invece sta diventando una vera e propria disabilità, poiché è una forte limitazione del corpo per svolgere le sue attività. Per qualche ora del giorno si può sembrare in buona salute, ma subito dopo si crolla.

Addirittura qualche paziente, pur avendo contratto una normale infezione con febbre alta e forte tosse, adesso oltre a fare fatica a camminare, a stare in piedi, non riesce nemmeno a deglutire, per cui è costretto ad ingerire solo cibi liquidi. Poi c’è chi, alla comparsa del killer, è stato ricoverato in rianimazione e dimesso dopo dei mesi. I sintomi si sono manifestati, poi, in una fibromialgia diagnosticata, sommatasi ai danni dell’infezione. Altri, invece, oltre ad essere affetti da dolori muscolari, fatica costante e affanno, si sono dovuti scontrare con altri sintomi: difficoltà di concentrazione, vertigini, annebbiamento mentale ed eruzioni cutanee. Il fenomeno, diffusosi a macchia d’olio, ha visto la creazione di un gruppo su Facebook, per condividere  le stesse esperienze per darsi una mano.

L’iniziativa ha avuto un successo tale che nel gennaio 2023 è stata fondata l’Associazione Italiana Long Covid (Ailc), con lo scopo di diffondere la consapevolezza della disabilità e di incentivare gli studi scientifici al riguardo. Questo evento ha creato attenzioni impreviste, pur non avendo la visibilità sperata. Al contrario, l’associazione ha subito varie minacce on line perché si “seminava il panico tra la gente” con notizie ritenute false. Oltre al danno la beffa. Chi è vittima di Long Covid, lo è anche di disapprovazione sociale, attraverso cui viene paragonato ad un malato immaginario. Le intimidazioni gravi, per fortuna, sono state poche, ma i brusii quotidiani persistenti, sul lavoro e in famiglia e tra gli amici sono stati tanti.

A lungo andare, si fa sempre più difficile spiegare loro perché non si esce la sera o si rifiuta un invito, col rischio di essere considerati i soliti “sempre stanchi”. Quando, poi, capita, una volta tanto, di cedere alla tentazione, si assumono doppia dose di antidolorifici e dedicarsi allo svago facendo finta di niente, per godersi soltanto un minuto che si esaurisce in uno battito d’ali per la breve durata. Il conto da pagare, per questa divagazione, è molto salato.

Il giorno dopo, infatti, il risveglio è terribile. La fatica e i dolori sono doppi, anche se è comprensibile la voglia di svagarsi, per chi soffre, anche se un istante soltanto. Purtroppo per questa disabilità, ad oggi, non c’è una terapia efficace, ma solo cure per i sintomi. E’ chiaro che trattandosi di una patologia ad oggi sconosciuta, la ricerca scientifica è ancora nella sua fase iniziale. Ma ad aggravare il quadro clinico, oltre ai sintomi, è la mancanza di un test diagnostico. Infine, i singoli esami a cui i pazienti si sottopongono avendo un esito, spesso, negativo o ambiguo, negano la possibilità di avere in mano una prova che possa testimoniare la loro situazione, per cui non si riesce ad eliminare l’attribuzione di disturbo di origine psicosomatico.

Senza dimenticare che le spese per le cure sono tutte a carico dei pazienti, con un esborso per terapie non sempre funzionanti. Pur non volendo mettere in discussione l’uso dei vaccini, qualche domanda è lecita porsela. E’ stato fatto davvero tutto per prevenire gli effetti collaterali? Dati i risultati sembrerebbe proprio di no e, quindi, un esame di coscienza andrebbe fatto, a tutti i livelli!

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