Errori di programmazione, comunicazioni ignorate e un sistema che ha tollerato pratiche rischiose: così una notte di lavoro ordinario sui binari si è trasformata in un disastro che ha spezzato cinque vite.
Brandizzo – La strage ferroviaria di Brandizzo del 30 agosto 2023, costata la vita a cinque operai, non è stata una fatalità. A dirlo è l’indagine dello Spresal (Servizio prevenzione e sicurezza ambienti di lavoro) dell’Asl To3, che parla senza mezzi termini di un quadro di grave negligenza organizzativa.
Secondo gli esperti incaricati dalla Procura di Ivrea, quella notte i lavori di manutenzione avrebbero dovuto svolgersi in totale sicurezza. Era stata infatti programmata un’interruzione del traffico ferroviario di oltre quattro ore, dalle 00:05 alle 4:30 del 31 agosto.
Il 9 agosto, quando un funzionario di Rfi annullò la disposizione, sostenendo che la contemporanea presenza di altri cantieri sulla tratta Trofarello-Asti rendeva impossibile bloccare il traffico anche a Brandizzo, saltò tutto.
Per lo Spresal, quella scelta non era inevitabile: i treni si potevano sopprimere, limitare o far transitare con orari diversi. Nulla di tutto ciò avvenne. A pesare, secondo il rapporto, fu un sistema organizzativo caotico, fatto di riunioni non verbalizzate, programmi che cambiano di continuo e informazioni cruciali che arrivano quando i piani sono già in corso.
La comunicazione interna si rivelò disastrosa. L’email che annullava l’interruzione fu letta con una settimana di ritardo. Le successive segnalazioni caddero nel vuoto. Nessuno si preoccupò davvero di trovare un’alternativa. “Una conversazione fra sordi”, sintetizza amaramente il documento.
Così, al momento dei lavori, lo stop ai treni fu ridotto a soli 90 minuti. Un tempo insufficiente, di cui il caposquadra Massa stava ancora discutendo al telefono con la capostazione di Chivasso proprio mentre sopraggiungeva il convoglio che ha travolto gli operai. Ad aggravare il quadro, non esiste alcun documento ufficiale che indichi chi prese la decisione di lavorare in quelle condizioni.

Gli investigatori non hanno dubbi: tutti i responsabili della catena decisionale erano consapevoli che il tempo a disposizione fosse estremamente ridotto. Non solo Massa ma anche i suoi superiori. E non sarebbe stata la prima volta che la squadra veniva mandata sui binari senza attendere l’interruzione ufficiale del traffico.
Il quadro delineato dallo Spresal è quello di un sistema che aveva normalizzato l’irregolarità: una pessima programmazione, tollerata e accettata, trasformò una semplice operazione di manutenzione in una tragedia annunciata. Ora la Procura di Ivrea lavora per stabilire le responsabilità, individuali e organizzative, che hanno reso possibile un disastro che – secondo gli esperti – si poteva e si doveva evitare.