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La tenacia di un padre: riabbraccia la figlia rapita dall’ex moglie dopo 3 anni di caccia

Rintracciata in Polonia grazie ad una lettera anonima. Noemi è tornata in Italia con papà Filippo ma i parenti della donna minacciano vendetta.

CESENA – Tutto è bene, ciò che finisce bene, recita l’antico adagio che calza a pennello nella vicenda della piccola Noemi Zanella, 9 anni, sparita in Polonia dopo un viaggio con la madre Karolina Mozgawa, 36 anni, che dall’Italia era partita alla volta del suo Paese d’origine, nel settembre del 2021, dopo la separazione col marito. Finalmente la bambina è ritornata a Cesena con il padre Filippo, 47 anni, fisioterapista, che aveva lanciato decine di appelli per ritrovare la figlia:

” Quando mi sono separato dalla mia compagna – racconta Filippo Zanella – il giudice aveva stabilito l’affidamento congiunto della bambina. Noemi frequentava la scuola elementare a Cesena e all’inizio del secondo anno, maestra e compagni di scuola, improvvisamente, non l’hanno più vista. Per me è stato a tutti gli effetti un rapimento. Insomma con una scusa se l’è portata via sicura di non farmela più rivedere”.

Papà Filippo, Noemi e nonna Sandra felici e contenti

Dopo la scomparsa della bambina il tribunale dei Minori di Bologna aveva imposto alla donna di rimanere in Italia emanando un divieto di espatrio che però giunse alla donna troppo tardi. Successivamente due sentenze del tribunale dell’Aia imponevano a Karolina Mozgawa l’immediato rientro in Italia con la figlia. I verdetti cadevano nel vuoto ma grazie ad una lettera papà Filippo è riuscito a trovare sua figlia non senza qualche difficoltà:

” Si trattava di una lettera spedita con posta prioritaria scritta in un italiano imperfetto – racconta il padre di Noemi – Chi l’aveva mandata è sicuramente un polacco, supponiamo senza però alcuna certezza che si tratti di un parroco o di qualcuno che fa riferimento ad associazioni come la Caritas. Costui ci rivelava che nostra figlia e sua madre si trovavano a Rzeszòw, ai confini con l’Ucraina e la Bielorussia. In un condominio che somigliava ad un alveare, in un complesso che conta 300 appartamenti. Avremmo voluto portare a termine le procedure in maniera tranquilla entrando con permesso in casa e spiegando ogni passaggio. Solo che qualcuno della polizia polacca appena era venuto a sapere che io, assieme al curatore incaricato dal giudice, al colonnello Maraffa e al console dell’ambasciata italiana a Varsavia Miriam Peluffo, stavamo per arrivare sul luogo, avvisava la madre facilitandole la fuga con la bambina…”.  

Quanto accaduto all’arrivo delle autorità diplomatiche italiane e dei congiunti paterni della bambina diventa quasi un film:

I mille appelli di Filippo per ritrovare la figlia

”Minuti concitati, anche drammatici – aggiunge Filippo –  L’intervento è stato fatto giocoforza in strada. Come dicevo la madre era stata allertata ed era scappata con mia figlia per nascondersi. Un nostro detective che avevamo incaricato però aveva capito tutto. Mi ha avvertito che Noemi e la madre erano fuggite nell’oratorio della chiesa vicina. Sono corso lì. Il curatore incaricato dal giudice è entrato con la polizia, ma lei, la mia ex compagna, è scappata dal retro. Siamo riuscite a raggiungerle, ma la parte difficile è stata separare la madre che si era attaccata alla bambina, a sua volta spaventatissima. In questa vicenda la polizia ha giocato un ruolo controverso: alcuni agenti evidentemente si relazionavano con la madre di mia figlia per avvisarla, altri come quelli presenti il giorno in cui l’abbiamo trovata hanno svolto egregiamente il loro lavoro”.

In quei momenti concitati Noemi appariva confusa, oltre che intimorita ma quando poi ha visto il padre e la nonna paterna, Sandra Spinelli, è corsa ad abbracciarli:

L’ambasciata italiana a Varsavia

”C’è stata una situazione di forte tensioneconclude Filippo Zanella – i passanti che non capivano cosa stesse succedendo si erano radunati a capannello. Poi il giudice ha ordinato di separare la madre da mia figlia, nel rispetto delle sentenze del Tribunale dell’Aia. La procedura è stata eseguita da curatore e polizia: io e mia mamma,  che ha lavorato nell’esercito e in Croce Rossa e che ha mantenuto un invidiabile sangue freddo, abbiamo preso mia figlia e l’abbiamo caricata in auto grazie anche alla presenza del colonnello e del console”.

Padre, figlia e nonna torneranno presto ad una vita normale ma dalla Polonia i parenti della donna minacciano che la vicenda non è finita.

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