La spirale del lavoro, tra disallineamento domanda-offerta e la mancanza di profili

I dati sono preoccupanti, tra le aziende che non trovano competenze adeguate e la migrazione Sud-Nord in cerca di una stabilità.

Roma – Aziende e lavoratori non si incontrano mai! L’economia italiana sta vivendo uno strano paradosso: molti cercano lavoro, mentre le aziende non riescono a reperire lavoratori! L’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ha diffuso i dati relativi all’anno scorso. Ebbene, i disoccupati sono stati 1,8 milioni, con la una percentuale del 7,2%. Mentre quelli dell’ANPAL, l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro e di Unioncamere, l’Unione italiana delle Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura, evidenziano una situazione paradossale dell’economia italiana. Ovvero, le aziende non trovano lavoratori con competenze adeguate.

Emerge, quindi, un mercato del lavoro in cui domanda e offerta risultano sorde ai rispettivi richiami. Le cause sono varie e tante, così come le motivazioni. Il lavoro non è ambito solo per lo stipendio, ma anche per la corrispondenza coi propri desideri e curriculum e, soprattutto per la conciliazione con la vita privata. Quest’ultimo aspetto sta emergendo spesso in tutte le ricerche socioeconomiche sull’argomento. Al contrario le imprese preferiscono non assumere lavoratori con formazione non all’altezza dell’offerta. Gli effetti di questo paradosso producono molte criticità all’economia e alla società. Il fatto che non si trovino lavoratori con le giuste competenze richieste produce svantaggi per la produttività delle aziende e sulla loro ricchezza.

Inoltre, resta insoddisfatta la domanda di coloro che desidererebbero lavorare, ma che restano senza occupazione né stipendio. Non è un’anomalia tutta italiana, è riscontrabile anche in altre economie simili alla nostra, come Germania e Francia. Tuttavia, quest’aspetto in Italia è più accentuato per la struttura stessa dell’economia. Innanzitutto, perché i distretti industriali sono ubicati nel Nord del Paese, mentre al Sud le aziende latitano. Inoltre, spesso i giovani compiono percorsi di studio e formazione non corrispondenti alle esigenze del mercato. Quindi, ci troviamo con zone geografiche come il Nord con tante imprese e richieste di lavoratori, mentre al Sud ci sono poche aziende e tanti ipotetici lavoratori.

Per questi motivi si sta assistendo ad una forte ondata migratoria di persone dal Sud del Paese al Nord e all’estero, con depauperamento delle zone di origine. Il problema dei salari bassi viene spesso considerato come uno dei motivi per cui le offerte di lavoro vengono rifiutate, Questo avviene in quei settori economici a basso valore aggiunto, per cui le aziende non offrono salari molto alti. C’è da dire che il mercato del lavoro offre retribuzioni generalmente più basse rispetto ad altri paesi europei. Il problema più acuto è costituito dalla mancanza di serie politiche attive del lavoro. Si tratta di una complessa rete di enti pubblici che dovrebbero garantire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, organizzando corsi per formare i disoccupati in quelle attività più richieste.

La promozione delle politiche attive, in Italia è affidata ai “Centri per l’impiego” e alle “Regioni”, ma nonostante i pur ingenti investimenti pubblici effettuati, i risultati sono prossimi allo zero, in quanto si disperdono nei mille rivoli della burocrazia e della mala gestio. La cronaca degli anni scorsi è stata ricca, purtroppo, di corruzioni e corruttele varie per corsi di formazione professionali mai istituiti, nonostante i fondi investiti. Molti esperti suggeriscono che per rimediare alle contraddizioni del nostro mercato del lavoro si potrebbe ricorrere ad una seria politica di immigrazione, per accogliere e preparare lavoratori stranieri a quei lavori che l’attuale crisi demografica non riesce a soddisfare. L’attuale formazione governativa non pare avere in “agenda” un progetto di questo tipo e di largo respiro. Per cui si prospettano, ahinoi, tempi molto grami!

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