La strada tracciata dalla presidente filoeuropea Maia Sandu che con il 98,4% delle sezioni scrutinate guida saldamente con il 41,97%.
Chișinău – Matematica la vittoria del Sì al referendum pro-Ue in Moldavia, anche se mancano ancora i dati da 19 seggi e il responso della Commissione elettorale. Lo dicono i dati rilanciati dal sito alegeri.md dell’associazione per la democrazia partecipativa Adept. Da un paio d’ore non è accessibile online il dato della Commissione elettorale. Con 2.200 sezioni scrutinate su 2.219 il Sì è in testa al 50,31% e 742.819 voti. Il No ha 733.711 voti e il 49,69%. Manca dunque la scelta di 2.423 votanti mentre lo scarto a favore del sì è di 9.108 voti. La Moldavia è incastonata nel mezzo tra Romania ad ovest e Ucraina ad est e sud. Conta una popolazione di 2,4 milioni di abitanti, in calo di circa 1,5 milioni negli ultimi trenta anni.
Nel Paese si è votato anche per le presidenziali e, con il 98,4% delle sezioni scrutinate, la presidente uscente di centro-destra ed europeista Maia Sandu guida saldamente con il 41,97%, ma sembra sfumare l’elezione al primo turno. Il risultato del doppio voto in Moldavia è una doccia fredda che allontana il Paese da quello che avrebbe dovuto essere un “sogno europeo”, difeso dalla sua presidente Maia Sandu, e riaccende le tensioni con la Russia. Alla fine, con un vantaggio risicato, gli elettori hanno approvato il principio di adesione del Paese all’Unione europea: dopo un lungo vantaggio del ‘no’ al referendum, il ‘si” ha
preso il sopravvento, ottenendo la vittoria con 50,28% delle preferenze. A fare la differenza sono stati i voti della diaspora, poche migliaia, dopo che il 99% delle schede elettorali sono state conteggiate.
I moldavi hanno risposto positivamente a una domanda cruciale per l’identità e il futuro della loro nazione. Sulla scheda era riportata la seguente domanda: “Sostieni la modifica della Costituzione in vista dell’adesione della Repubblica di Moldova all’Unione europea?”, con accanto le due opzioni, “Si'” o “No”. La vittoria del ‘si” comporta una modifica della costituzione “confermare l’identità europea del popolo moldavo e l’irreversibilità del percorso di integrazione europea, dichiarando quest’ultimo un obiettivo strategico della
Repubblica Moldava”. Questa la strada tracciata dalla presidente filoeuropea Maia Sandu, che con un risultato così risicato vede danneggiate le sue ambizioni europee. “Gruppi criminali, agendo di concerto con forze straniere ostili ai nostri interessi nazionali, hanno attaccato il nostro Paese con decine di milioni di euro, bugie e propaganda”, ha dichiarato Sandu col volto tirato, commentando i risultati dell’atteso referendum.
Prima del voto, era stato svelato un massiccio sistema di compravendita di voti, che ha preso di mira fino a 300 mila persone nel Paese di 2,6 milioni di abitanti. Di fronte a queste “gravi accuse”, il portavoce della presidenza russa, Dmitri Peskov, ha chiesto “prove”, denunciando “anomalie” nello spoglio e nel conteggio dei voti. Soltanto una decina di giorni fa, la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, si era recata in visita nello stato dell’Europa orientale per annunciare lo stanziamento di 1,8 miliardi di euro in tre anni. Non cifre da poco per un’economia da poco più di 15 miliardi. Sono stati promessi tanti nuovi posti di lavoro e il raddoppio degli stipendi entro la fine del decennio.