La “rossa” di Montesacro sparita nel nulla

È il 23 luglio 1994 quando Alessia Rosati esce di casa per andare ad ascoltare l’orale di maturità di un’amica. Poi di lei si perderanno le tracce.

Roma – Alessia Rosati, negli anni ’90, era una studentessa di Lettere e filosofia dell’Università La Sapienza con ottimi risultati accademici. Diplomata al liceo linguistico Orazio, fino a 17 anni si era impegnata nel volontariato. Amava leggere, ascoltare i Doors e considerarsi un piccolo tassello di rivoluzione e cambiamento della Sinistra italiana, rimanendo fortemente ispirata dagli anni della pantera e delle manifestazioni studentesche.

Faceva parte del collettivo universitario di facoltà e del comitato editoriale dell’opuscolo Avanzi di scienza, frequentava il centro sociale Hai visto Quinto? e aveva contatti con esponenti di Autonomia operaia, in via dei Volsci, a Roma.

A distanza di 31 anni, di Alessia Rosati oggi resta solamente il ricordo rimasto inchiodato alle 8.30 del 23 luglio 1994. I genitori sapevano che, quella mattina, la figlia sarebbe andata al liceo classico di Villa Paganini per ascoltare l’orale di maturità dell’amica Claudia. “Ci vediamo dopo. Torno a pranzo”, ecco le ultime parole che Alessia pronunciò tra le mura di casa, rivolgendosi al fratello Danilo, più giovane di lei di tre anni.

Via Val Pellice a Roma

I piani erano chiari: pranzare in famiglia, caricare la macchina e partire per le vacanze a Bazzano, vicino Spoleto, per trascorrere un po’ di tempo nella casa del nonno paterno. Ad esame concluso, una volta uscite da scuola, Alessia e Claudia si avviarono verso casa. Preso l’autobus da via Nomentana, si salutarono verso le 12.45 in via Val Pellice.

Nel ’94 un allontanamento era possibile, ma dopo più di trent’anni, fosse stata ancora in vita, una traccia si sarebbe trovata”, sostiene il criminologo Armando Palmegiani. Ad oggi non c’è nessuna prova che possa attestare la tesi del criminologo, né il suo contrario. Il 23 luglio, come abbiamo detto, Alessia Rosati esce da casa senza fare più ritorno. Di mattina si era incontrata con l’amica Claudia per supportarla durante l’orale di maturità.

Nel pomeriggio, il padre chiama casa dell’amica verso le 15 e scopre che le due si erano salutate da ore. La sera stessa della scomparsa, Antonio Rosati andrà al commissariato di viale Gottardo, ma verrà rimandato a casa e invitato a tornare il lunedì successivo.

Non ci sarà nessuna denuncia di scomparsa ufficiale fino a lunedì 25. Le 48 ore di attesa sarebbero state fondamentali per far scattare la segnalazione e le ricerche. Era una “consuetudine” che i ragazzi, in estate, si allontanassero da casa per fare ritorno a settembre. Questo è quanto venne detto dagli agenti di polizia che presero in carico il caso. Alessia era maggiorenne e, se il padre avesse aspettato, tutto si sarebbe risolto.

Armando Palmegiani, criminologo

Fabrizio Peronaci, nel libro “Morte di un detective a Ostiense e altri delitti”, sottolinea come “la scomparsa di Alessia fu ignorata anche dagli organi d’informazione”. Nessuna inchiesta in Procura. Caso praticamente ignorato dagli stessi giornalisti romani.

Solamente dal novembre 2015 il dramma della sparizione di Alessia Rosati iniziò ad avere una eco mediatica con la successiva apertura di un fascicolo d’inchiesta. Nel 2025, di Alessia resta solamente un nostalgico ricordo. Di ciò che ne è stato del suo corpo e del suo destino non si è saputo più saputo nulla. Troppe supposizioni, ma nessuna risposta concreta.

(Fine prima puntata)

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