Carcere e multe più severe per chi commette questi crimini. La paladina e firmataria della pdl: “La dedico alle vittime mute e invisibili”.
Roma – “Dedico alle vittime mute e invisibili, soprattutto agli animali di cui non si è mai parlato e mai si parlerà, il frutto di questo grande e incessante impegno”. Esulta Michela Vittoria Brambilla, presidente dell’Intergruppo per i Diritti degli animali e della Lega italiana per la Difesa degli animali e dell’ambiente, per l’approvazione nell’aula di Montecitorio della pdl AC30, di cui è prima firmataria e relatrice, che finalmente garantisce maggiore tutela penale agli animali: “Una rivoluzione”. “Il testo – ricorda la deputata di Noi moderati – aumenta le pene, sia detentive che pecuniarie, per i principali reati e illeciti a danno degli animali: l’uccisione, il maltrattamento, l’organizzazione di combattimenti. Di fronte all’obiettiva gravità di certe condotte, tutti – partiti, associazioni, società civile – reclamavano sanzioni più severe, più deterrenza”.
“Questo – sottolinea Brambilla – è il cambiamento che in molti attendevano, credo che se ne coglierà presto la portata. Alla percezione di sostanziale impunità, che accompagna chi commette crimini contro gli animali, corrisponde un sentimento di profonda indignazione in ampi settori dell’opinione pubblica, di tutti gli orientamenti politici e culturali, un sentimento che non era e non è possibile ignorare. A chi invece sogna l’impunità solo perché le vittime sono animali e non possono neanche parlare, dico che continui a sognare o si trasferisca in un altro Paese, perché qui per l’impunità non c’è spazio”. Tutti conoscono l’impegno diventato missione della “regina” della salvaguardia dei nostri amici a 4 zampe. “Dalla parte degli animali”, il primo programma animalista da lei ideato con Silvio Berlusconi e giunto alla nona edizione ne è la più grande testimonianza.
Presidente della Lega Italiana Difesa Animali e Ambiente e dell’Intergruppo parlamentare per i Diritti degli animali, Brambilla ha combattuto contro l’abbattimento dell’orsa Kj1 in Trentino, ha mostrato tutta la sua rabbia e tristezza quando nel borgo dolomitico di Pecol, nel comune di San Tomaso Agordino (Belluno), è stato brutalmente ucciso per mano di un cacciatore “Bambotto”, l’esemplare di cervo di sette anni che era la mascotte del paese e viveva in simbiosi con la gente. E ancora, la sua battaglia contro i test in vivo, per non avere più animali torturati in nome della scienza. Infine protagonista nel caso Green Hill, che rappresenta il più grande caso di mobilitazione popolare degli ultimi anni. Grazie anche all’interesse degli italiani e dei media che hanno seguito e sostenuto con convinzione la battaglia animalista, l’ultimo allevamento in Italia di cani beagle destinati alla sperimentazione è stato chiuso.
“Da quattro legislature – conclude Brambilla – porto avanti, e ne sono orgogliosa, questa battaglia di civiltà, che non ha colore politico, come dimostra il lavoro trasversale che facciamo nell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali. Avevo promesso giustizia agli ultimi tra gli ultimi, ai tanti animali seviziati e uccisi da mani scellerate. Ricordo il cane Angelo torturato a morte nel Cosentino, il cane Aron bruciato a Palermo, il gatto Leone scuoiato vivo nel Salernitano, il gatto Green ucciso a botte in Veneto. E poi ci sono gli altri che non potrei citare tutti neppure se avessi a disposizione molte ore. Oggi posso dire di avere raggiunto un traguardo, di aver ottenuto pene più elevate, di aver mantenuto la promessa. E garantisco che non mi fermerò qui, proseguirò su tutti i fronti che richiedono l’attenzione di chi veramente ama e rispetta gli animali, nostri fratelli minori, nostri compagni di viaggio sull’arca planetaria”.
Ma vediamo nel dettaglio le nuove norme della rivoluzione Brambilla. Tra le principali novità la rubrica del titolo IX bis del Codice penale: non più “Dei delitti contro il sentimento dell’uomo per gli animali”, ma, in linea con la recente riforma costituzionale, “Dei delitti contro gli animali”. Viene tutelato non più il sentimento dell’uomo ma direttamente l’animale. Aumentano le pene per l’uccisione di animali (544-bis): si passa da quattro mesi di reclusione nel minimo e due anni nel massimo a sei mesi nel minimo e tre anni nel massimo, sempre congiunti ad una multa – finora non prevista – da 5 mila a 30 mila euro. “Se il fatto è commesso adoperando sevizie o prolungando volutamente le sofferenze dell’animale” si passa a un anno nel minimo e quattro nel massimo, con una multa raddoppiata da 10 mila a 60 mila euro: si potrà finire in carcere.
Aumentano le pene per il maltrattamento degli animali (544-ter): si passa da tre mesi nel minimo e diciotto nel massimo a sei mesi nel minimo e due anni nel massimo, accompagnati sempre dalla multa (tra i 5 mila e i 30 mila euro) che oggi è alternativa alla reclusione. E ancora, aumentano le pene pecuniarie per chi organizza spettacoli e manifestazioni con sevizie e strazio per gli animali (544-quater): aumenta significativamente la multa da 5 mila a 15 mila euro nel minimo, da 15 mila a 30 mila nel massimo. Aumentano le pene per la violazione del divieto di combattimenti o di competizioni non autorizzate tra animali (544-quinquies): la pena detentiva aumenta da uno a due nel minimo e da tre a quattro anni nel massimo. Sarà punito con la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da5 mila a 30 mila euro anche chi partecipa a qualsiasi titolo ai combattimenti o alle competizioni.
Vengono poi innalzate le pene per l’uccisione o il danneggiamento degli animali altrui (art. 638): il reato diventa finalmente perseguibile d’ufficio, come quelli del titolo IX bis. La pena passa da sei mesi a un anno nel minimo e da un anno a quattro anni nel massimo, ai quali un ordine del giorno chiede di aggiungere la multa da 10 mila a 60 mila euro. L’articolo sarà applicabile all’uccisione o al danneggiamento anche di un solo bovino o equino. Per tutti questi reati contro gli animali sono previste nuove aggravanti, con l’introduzione dell’articolo 544-septies: se i fatti sono commessi alla presenza di minori, se i fatti sono commessi nei confronti di più animali, se il fatto è diffuso attraverso strumenti informatici e telematici. Il divieto di tenere il cane alla catena, finora previsto solo da alcune leggi regionali, è introdotto a livello nazionale e sorretto da adeguate sanzioni (da 500 a 5 mila euro).
Già nel 2021 l’indagine demoscopica di Ipsos per conto della Lega Italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, guidata da Brambilla, svelò che il 91 per cento degli italiani era d’accordo con l’inserimento in Costituzione della tutela degli animali, oltre a quella dell’ambiente, degli ecosistemi, della biodiversità. Un anno dopo, nel 2022, l’esponente politica con la missione di salvare gli amici a 4 zampe disse: “Non tutti coloro che fanno politica hanno l’opportunità di realizzare almeno una parte dei propri sogni”. Di certo, lei quei sogni oggi li ha realizzati.