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La premier chiude la campagna elettorale: “Stiamo dalla parte giusta della storia”

Meloni manda un abbraccio a Salvini e Tajani. Intanto Gioventù nazionale sventola le sagome di Schlein, Fazio, Littizzetto e Formigli.

Roma – Una maxi sagoma di Elly Schlein: “Anche se lei ci rimane male tu scrivi Giorgia”. I giovani di Fratelli
d’Italia, Gioventù nazionale, arrivano in piazza del Popolo con un lungo corteo partito dal Pincio. Reggono le sagome usate sui social per fare campagna elettorale: Schlein, Lucia Annunziata, Corrado Formigli, Fabio Fazio, Luciana Littizzetto. In coda al serpentone, colorato da tante bandiere italiane, un mega cartello con scritto: “Identitati vs globalisti. Non saremo l’ultima generazione”, chiaro sfottò ai giovani ambientalisti di Ultima generazione.

Intanto Giorgia Meloni, premier e leader di FdI, dal palco della chiusura della campagna elettorale per le Europee del suo partito, manda un abbraccio agli alleati. “Il 25 settembre del 2022 assieme a milioni italiani abbiamo scritto la storia, abbiamo archiviato la lunga stagione dei governi tecnici e delle maggioranze
arcobaleno, – dice – abbiamo dato all’Italia finalmente un governo legittimato dal voto popolare, sostenuto da una maggioranza ampia e coesa. Vorrei che mandaste da qui un abbraccio a Antonio Tajani e a
Matteo Salvini,
impegnato in una analoga manifestazione a Milano. Un governo con programma ambizioso da portare avanti con un orizzonte di legislatura”.

In piazza la gente sventola bandiere del partito e tricolore, scatta l’ovazione quando sul maxischermo viene diffuso un breve video celebrativo della leader, nel momento del saluto al governatore della Campania Vincenzo De Luca, ormai celebre. Ai bordi della piazza sono stati montati degli stand dove i volontari distribuiscono volantini, bandiere e cappellini bianchi con la scritta “Orgoglio italiano”. “Noi siamo Giorgia” è invece la scritta che compare su uno dei tanti striscioni portati in piazza dai sostenitori della premier.

“Di solito siete voi a dirmi grazie, ma oggi sono io che voglio dire grazie a voi”, dice subito Giorgia Meloni nel suo comizio, tutto incentrato su noi e loro. “Grazie per questa piazza meravigliosa. Dicono che le campagne elettorali e la politica si facciano ormai solo in rete e sui social. Non per noi, noi guardiamo le persone negli occhi e non rinunceremo mai alla piazza, non rinunceremo mai a stare in mezzo alla gente. Qui torneremo sempre, in piazza e in mezzo alla gente”. Meloni aggiunge che “questa piazza racconta anche la differenza che esiste tra noi e la rabbia, la cattiveria dei nostri avversari più livorosi, promettetemi che saremo sempre così, che il nostro motore sarà sempre l’amore non l’odio, lavorare per e non contro, costruire e non distruggere”.

In un passaggio sulla stabilità della maggioranza, la premier invia un abbraccio agli alleati Antonio Tajani e Matteo Salvini: “Noi non stiamo al governo pensando a come rimanerci, non stiamo nel Palazzo a cercare di sopravviverci, stiamo qui per lasciare la nazione meglio di come l’abbiamo trovata, costi quel che costi. E guardate costerà, costerà sgambetti, colpi bassi, manovre nell’ombra”. Noi, dice, “stiamo dalla parte giusta della storia e chi sta dalla parte giusta della storia non deve avere paura”. La sinistra è contro le riforme, dice ancora Meloni, “perchè vuole che si continuino i giochi di palazzo”. “Del resto il Pd come avrebbe fatto a governare quando perdeva le elezioni? E come avrebbe fatto Giuseppe Conte a diventare premier senza che nessuno tra i cittadini lo conosceva? Abbiamo capito il nome Pd, significa è ‘democrazia solo se c’è quel partito che comanda’. Io invece penso che il premierato sia la madre di tutte le riforme”.

E ancora: “Noi l’isolamento internazionale ce l’abbiamo avuto quando ha governato la sinistra. Il centrodestra è diventato protagonista” nel mondo. “L’epoca dei Giuseppi che cambia alleanze al soffiare del vento, della sinistra cerchiobottista è finita. Ora c’è l’Italia seria, con la schiena dritta che difende il proprio interesse nazionale che costruisce pace dimostrando fierezza”. Se con le guerre in corso avesse governato il campo largo, ironizza Meloni, “l’Italia rischiava di farsi la guerra da sola”.

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