La politica parla di economia in crescita, ma i poveri e i Neet sono in aumento

L’Istat fotografa una realtà allarmante: nel 2022 rilevati 2,18 milioni di famiglie in povertà assoluta, pari a 5,6 milioni di persone.

Roma – L’Italia continua a sprofondare nel baratro dell’indigenza! Mentre il governo del Belpaese dichiara, ad ogni piè sospinto, che la nostra economia è in crescita, così come l’occupazione, l’Istat (Istituto Nazionale di Statistica) ha diffuso nel giugno scorso il rapporto “Noi Italia”, un quadro d’insieme della statistica ufficiale sui diversi aspetti demografici, economici e ambientali del nostro Paese, delle differenze regionali che lo caratterizzano e della sua collocazione in ambito europeo, che racconta tutt’altro.

Com’è noto l’ISTAT è un ente pubblico di ricerca che si occupa dei censimenti generali della popolazione, dei servizi e dell’industria, dell’agricoltura, di indagini campionarie sulle famiglie e di indagini generali sul territorio. E’ lo strumento con cui si fotografa la realtà del Paese, supervisionato dalla Commissione per la garanzia dell’informazione statistica della Presidenza del Consiglio dei ministri, il cui compito è l’imparzialità e la completezza dei dati raccolti e pubblicati. Il rapporto descrive un quadro allarmante, al contrario dei peana e delle lodi governative e di quanto scrive la stampa mainstream. Sono aumentati, infatti, i poveri, ci sono più donne disoccupate e giovani che non lavorano e, neppure, studiano, i famosi NEET (Not in Education, Employment or Training).

Si tratta di un indicatore atto a individuare, appunto, la quota di popolazione di età compresa tra i 15 e i 29 anni che non è né occupata né inserita in un percorso di istruzione o di formazione. E i numeri sono eclatanti, da far accapponare la pelle. Secondo i dati, infatti, nel 2022 sono stati rilevati ben 2,18 milioni di famiglie in povertà assoluta, pari a 5,6 milioni di persone. Numero che equivale, ad esempio, alla popolazione di Stati come la Norvegia, la Danimarca o la Slovacchia. Ovvero, come ritrovarsi con le cosiddette “pezze al culo”! La situazione -secondo i ricercatori dell’ISTAT- è spiegabile, soprattutto, dalla decisiva impennata dell’inflazione, che fa sentire i suoi sanguinari artigli per quelle persone che vivono in affitto, quasi la metà delle famiglie povere.

A volte si fa fatica, finanche, a racimolarla, la somma per la pigione. Il drammatico elenco continua con i poveri in condizione di povertà assoluta, pari a 1 milione 269 mila, facente parte di 720 mila famiglie. A questi, va aggiunto oltre 1 milione e 700 mila stranieri nelle stesse condizioni o peggiori, pari a quattro volte e mezzo maggiore degli italiani. Questa fotografia della società italiana non rappresenta un fulmine al ciel sereno, ma conferma un quadro già evidenziato in altre ricerche economiche. Ed in tutte, emerge, con puntualità impressionante, la situazione più difficile del mezzogiorno d’Italia, dove le famiglie povere raggiungono il… primo posto, col 11,2%. Un primato di cui avrebbero fatto volentieri a meno!

Ancora una volta si conferma, purtroppo, il forte divario di genere, con le donne parte lesa, per così dire. Ne sono risultate occupate solo il 56,5%, mentre i maschi hanno raggiunto il 76%, malgrado nel 2023 il livello di occupazione relativo alla fascia di età 20-64 anni, è cresciuto al 66,3%, in aumento rispetto al 2022. A livello continentale, pur essendo calata la differenza con la media dell’Unione Europea (UE), l’Italia raggiunge un deplorevole ultimo posto, superati, persino, dalla Grecia che ha registrato, dopo tante peripezie degli ultimi anni, un miglioramento. Mentre, per il “gender gap” il confronto con gli altri paesi europei è peggiorato. Per quanto riguarda i NEET, gli impietosi numeri li attestano al 16,1% della popolazione tra i 15 e i 29 anni. Inoltre, vengono confermate due tendenze diventate comuni: il tasso più elevato è tra le donne e al Sud, rispetto al resto d’Italia. E la politica cosa fa? Come le stelle, sta a guardare!

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