LA PICCOLA SALMA FINITA NELLE IMMONDIZIE?

Il 17 giugno 2019 ignoti avrebbero scassinato la porta d’ingresso della camera mortuaria dell’ospedale di Tivoli dove sono ubicate le celle frigorifere che, come pare, non erano protette da lucchetti o serrature di sicurezza. In quel frangente sarebbe scomparso il corpicino?

TIVOLI – Proseguono le indagini per scoprire i responsabili della scomparsa del cadavere del piccolo Roberto, sparito dalle celle frigorifere dell’ospedale tiburtino il 4 giugno dell’anno scorso. Iscritti sul registro degli indagati tre addetti alle salme, due impiegati, rispettivamente di 59 e 62 anni, entrambi originari di Gerano, ed un dipendente di 60 anni di Sambuci.

Le attività investigative, condotte dai carabinieri della locale Compagnia e coordinate dal Pm Lelia Di Domenico della locale procura, sarebbero arrivate ad un punto fermo formulando contro il terzetto le accuse di concorso in soppressione o distruzione di cadavere, falso ideologico e simulazione di reato. Melissa Bernardini,22 anni, disoccupata ed il suo compagno rumeno Tigru Selkan, 29 anni, operaio, si erano trasferiti a casa della mamma di lei, Catiuscia Fanelli di 48 anni, in via Santa Liberata 25F a San Polo dei Cavalieri, assieme ai loro due figlioletti. Melissa, di nuovo incinta al nono mese di gravidanza, aveva iniziato il travaglio prematuramente e con le doglie in corso i parenti della donna avvisavano il 118.

Melissa Bernardini in casa della madre.

L’ambulanza trasportava la giovane donna al ginecologico del locale nosocomio San Giovanni Evangelista dove la ragazza giungeva alle 16,40 del 4 giugno 2019. I medici di turno si rendevano conto della grave situazione ma nonostante i tentativi di far nascere vivo il neonato il cuore del bimbo cessava di battere senza possibilità di risolvere la gravissima crisi cardiaca. Melissa partoriva un bambino morto al quale veniva praticata l’autopsia presso la morgue dell’università di Tor Vergata dove la salma, nel frattempo, era stata trasferita. I genitori ed i parenti del piccolo Roberto, battezzato appena fuori dal grembo materno, chiedevano ai servizi sociali di Tivoli il contributo per celebrare il funerale del piccolo nato morto.

Espletata la triste incombenza amministrativa sedici giorni dopo il decesso un’assistente sociale informava la famiglia che il corpicino del piccolo Roberto, ritornato da Tor Vergata in camera mortuaria a Tivoli, era sparito. Melissa Bernardini e la madre Catiuscia Fanelli, che per altro si trovavano in Comune, si recavano immediatamente in ospedale per verificare se quanto detto dall’assistente sociale fosse la verità o un errore. Le due donne, una volta giunte nella camera mortuaria, venivano informate dei gravissimi accadimenti dagli addetti alle celle frigorifere. A mamma e figlia non rimaneva altro che sporgere denuncia ai carabinieri:

”…A distanza di mesi non sappiamo nulla – dicono le due congiunte – è rimasto tutto come prima, purtroppo nessuno sa dove possa essere finito il bambino. La mia idea resta quella maturata a giugno: per errore hanno preso Roberto e lo hanno gettato nei rifiuti speciali, anche perché altrimenti non si spiega dove sia andato a finire. il piccolo non sarà certo fuggito da solo. Vogliamo la verità…”.

Pare che gli uffici dove sono ubicati camera mortuaria e celle frigorifere avessero subito un furto probabilmente durante la permanenza nei frigo della piccola salma. E’ poco probabile però che qualcuno se ne possa essere impossessato per chissà quali scopi (rituali satanici o altre pratiche devianti) dunque la possibilità che il cadavere sia finito nei rifiuti speciali per errore potrebbe diventare l’ipotesi più attendibile.

L’ospedale di Tivoli, San Giovanni Evangelista, teatro del grave episodio di negligenza od altro.

Un’ipotesi comunque macabra e che se venisse dimostrata le responsabilità degli addetti ai lavori diventerebbero assai pesanti:

”…Nella camera mortuaria dell’ospedale lavora un mio amico d’infanzia – aggiunge la nonna di Robertino – un certo Nando il quale mi ha fatto vedere una targhetta con su scritte le generalità della piccola salma e quelle della madre. La targhetta era attaccata all’involucro di plastica che conteneva le spoglie di mio nipote ma qualcuno, evidentemente, si era preoccupato di strapparla per poi affiggerla sulla porta-finestra della prima sala…Lo stesso personale mi riferiva che il 17 giugno ignoti avrebbero scassinato la porta d’ingresso ma nessuno dei dipendenti si sarebbe preoccupato di controllare la eventuale sparizione di documenti o altri oggetti…Le celle frigorifere pare fossero prive di lucchetto o serrature di sicurezza… Che fine ha fatto il mio povero Roberto?..”.

Gli inquirenti tenteranno di dare una risposta.

La Compagnia CC di Tivoli e il capitano Marco Beraldo che ha dato avvio alle indagini coordinate dal Pm Lelia Di Domenico.
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