Dal 29 dicembre pubblicati i decreti che consentono la commercializzazione di alimenti a base di farine di insetti. Dopo la levata di scudi a tutela del Made in Italy anche nei nostri supermercati troveremo prodotti derivati da larve e cavallette. Come nella metamorfosi di Kafka lo scarafaggio gigante divorerà la nostra cultura?
Roma – La novel food è sopra di noi, anzi è dentro di noi. Parafrasando Kant e la sua lezione filosofica e immortale parliamo della nuova frontiera dell’alimentazione: mangiare grilli, cavallette e insetti per assumere proteine e cibarci di qualcosa di ‘innovativo’, come ha sottolineato l’Unione Europea introducendo questa pratica. Il cibo del futuro, attraverso le farine di insetti, arriva anche nell’Italia della sovranità alimentare.
Sono stati infatti pubblicati in Gazzetta Ufficiale – in sordina, il 29 dicembre mentre i fari erano puntati sulla manovra e gli italiani erano in vacanza – i quattro decreti che consentono la commercializzazione di alimenti contenenti farine di insetti. Ebbene sì, dal 2024 questi cibi per così dire alternativi saranno presenti tra gli scaffali dei supermercati italiani. I decreti che regolano l’etichettatura di alimenti che contengono farine di grilli o larve di insetto, contengono specifiche indicazioni da riportare in etichetta per tutti i prodotti preparati con questi ingredienti destinati al consumo umano.
I provvedimenti ammettono 4 categorie di alimenti e preparati, destinati al consumo e ottenuti mediante l’utilizzo di polvere parzialmente sgrassata di Acheta domesticus (grillo domestico) ovvero Acheta domesticus congelato, essiccato e in povere (23A07040); larva di Tenebrio molitor (larva gialla delle farine), congelata, essiccata o in povere (23A07041); locusta migratoria, essiccata, congelata o in polvere (23A07042); larva di Alphitobius diaperinus (verme della farina minore), congelata, in pasta, essiccate e in povere (23A07043) oppure alimenti a base di tutti e 4 gli insetti autorizzati al commercio dall’Ue.
Pensando a una poco invitante torta realizzata con farina di grillo o a delle chips poco affascinanti alle larve, di sicuro non viene l’acquolina. Contro la novel food era infatti stato lanciato l’anatema, quando si iniziava a parlare di cavallette nel piatto, della classe politica. In particolare di Fratelli d’Italia e Lega, a tutela del patrimonio enograstronomico del nostro Bel Paese e del Made in Italy. La scomunica contro il cibo del futuro fu accompagnata da una levata di scudi contro l’ultima delle follie dell’Unione Europea. Eppure quest’ultima nel 2018, come da regolamento UE 2015/2283, autorizzò questa pratica.
E c’è da chiudere gli occhi e turarsi il naso dopo che i decreti del 29 dicembre non pongono alcun limite all’utilizzo di questi ingredienti, purché l’etichetta li vada ad identificare in maniera precisa. Ciò a tutela di una scelta consapevole dei consumatori, i quali devono sapere come un prodotto è stato realizzato, da dove proviene e soprattutto cosa contiene. Dopo la levata di scudi e l’allarme per questo ‘attentato’ all’alimentazione italiana e mediterranea, il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida ha parlato di questi “quattro importanti provvedimenti che vogliono tutelare tutti i cittadini italiani, garantendo loro una corretta informazione per una libera e consapevole scelta nell’acquisto di determinati prodotti”.
Poiché l’autorizzazione al consumo di questi alimenti è avvenuta a livello europeo, vincolando ogni paese facente parte dell’Ue, il Governo italiano, ha precisato Lollobrigida, ha deciso di introdurre regole stringenti e rigidissime per i produttori per informare minuziosamente i cittadini, stabilendo che tutti gli alimenti a base di insetti dovranno presentare sulla confezione un’etichetta ben visibile che informerà chi acquista su: tipologia di insetto presente; quantità di insetti utilizzate; Paese d’origine; informazioni relative a rischi legati a reazioni allergiche”.
E il ministro della Sovranità alimentare, parlando di questi cibi che impallidiscono di fronte al nostro patrimonio gastronomico, ha precisato che i prodotti in questione “devono essere posti in vendita in comparti separati, segnalati attraverso apposita cartellonistica; i decreti contengono anche sanzioni per i trasgressori. Quando si parla di cibo siamo persone, prima ancora che consumatori. Per questo, saremo sempre in prima linea per garantire a tutti piena informazione e trasparenza”.
Come dicevamo, il provvedimento italiano è appena entrato in vigore, ma non è una novità per l’Unione europea che aveva già autorizzato quattro diverse specie di insetti che possono essere impiegati come nuovi alimenti: la larva gialla delle farine, la locusta migratoria, il verme della farina minore con i regolamenti pubblicati a giugno 2021 e il grillo domestico con il regolamento uscito a gennaio 2023. Ma quanti sanno che da tempo mangiamo alimenti che provengono da insetti? Forse in pochi, e chi sapeva non ha battuto ciglio.
In pochi sapranno che per produrre alcuni tipi delle tanto amate patatine in busta viene utilizzato un colorante che deriva dalla cocciniglia: il Dactylopius è un insetto bianco, originario del centro e del sud America, da cui si può estrarre un colorante rosso acceso. Basta infatti macinare l’esoscheletro di questi insetti, polverizzarlo e unirlo ad acqua calda per ottenere una tinta rossa, che viene usata sia nell’alimentazione (con sigla E120) sia nella lavorazione di tessuti.
Inutile tacere su un altro celebre – non per tutti però purtroppo – utilizzo della cocciniglia. Impiegata per la produzione del celebre liquore Alchermes, il cui rosso intenso si ottiene proprio mediante il colorante proveniente dal piccolo insetto. E tenetevi forte, anche caramelle, yogurt alla fragola, bitter o succhi di frutta la contengono. Non tutti però: se il colore di questi prodotti è un rosso intenso e sull’etichetta si trova la dicitura E120, allora possiamo essere certi che stiamo gustando un colorante naturale derivato dall’essiccazione delle cocciniglie.
Qualcuno dirà che quindi non serve scandalizzarsi più di tanto se dal 2024, per non avere larve e grilli nel piatto basterà soltanto prestare attenzione all’etichetta. Soprattutto i fanatici della nuova frontiera alimentare per strizzare l’occhio alla sostenibilità, perché l’allevamento di insetti – a detta loro – avrebbe sul pianeta un impatto decisamente minore in termini di consumo di risorse rispetto ad altri animali come suini, bovini o pollame. Non solo, gli entomofagi green sostengono che mangiare larve e cavallette comporterebbe un minore rilascio di gas serra in atmosfera e un minore utilizzo di acqua. Tutto molto nobile ma quasi impossibile da praticare nella patria della sovranità alimentare.
E ancora, i fan della novel food dichiarano apertamente di essere entusiasti della versatilità dell’ultima moda alimentare, perché gli insetti – sempre a detta loro – possono essere “consumati sotto forma di biscotti, pasta, farina. Insomma un meraviglioso ingrediente da aggiungere a tutti i piatti”.
Ma al di là dei gusti sui quali come dicevano i latini non si può discutere – de gustibus non disputandum est – ci sono studi scientifici che bocciano la novel food. È il caso dei pediatri della Società italiana di gastroenterologia, epatologia e nutrizione pediatrica (Sigenp), che in un articolo pubblicato sull’ ‘Italian Journal of Pediatrics’ mettono nero su bianco il loro parere: “sulla base delle attuali conoscenze, sono necessarie ulteriori ricerche prima di pronunciarsi su un possibile uso” degli insetti nel piatto “per la dieta dei bambini, a causa di prove insufficienti sui benefici nutrizionali e sulle possibili allergie alimentari”.
I medici chiariscono che il “potenziale di questi alimenti per prevenire la fame e la carenza nei Paesi a basso reddito è indiscutibile. Tuttavia, una certa cautela è necessaria se si parla di bambini sani e ben nutriti come sono, in generale, i nostri: occorre chiarire meglio quale sia il reale assorbimento di nutrienti come proteine e ferro che dovrebbero essere contenuti in alta percentuale nelle farine a base di insetti, mancano prove sui loro benefici nutrizionali. Infine, può esserci un rischio di allergie per i bambini più piccoli che non sono stati esposti ad altri tipi di allergeni alimentari come crostacei o polvere di acari. In conclusione, nonostante la sicurezza certificata dal panel Efsa, dovrebbe essere prodotta qualche evidenza in più prima di inserire questo novel food nella dieta dei bambini su larga scala”.
Dall’altra parte l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (Fao) cita “l’enorme potenziale” che gli insetti hanno per avere un impatto positivo sui problemi di sicurezza alimentare. Non solo gli insetti abitano naturalmente un’ampia varietà di habitat in tutto il mondo, ma producono meno gas serra, richiedono un inferiore uso delle risorse e sono molto efficienti nell’elaborare ciò che mangiano rispetto ad altri animali. Ma anche la Fao tiene a precisare che “un cibo sostenibile deve essere anche culturalmente accettabile” e, se è vero che gli insetti sono considerati cibo in altri continenti, lo stesso non si può dire nella nostra cultura.
Allora come nella metamorfosi di Franz Kafka, dove il protagonista si accorge improvvisamente di aver assunto le sembianze di un gigantesco scarafaggio, siamo costretti a cambiare pelle? Il racconto di Kafka è l’interpretazione perfetta, l’allegoria della alienazione dell’uomo moderno all’interno della società. Quella metafora della metamorfosi come denuncia dell’oppressione delle regole sociali sull’individuo, che viene schiacciato e spersonalizzato dalle imposizioni esterne. Ma dall’esperienza negativa, come ci insegna proprio Kafka, c’è sempre una svolta positiva che arriva con un colpo di scena. Possiamo subire trasformazioni esterne senza mai perdere la lucidità, la nostra cultura e la nostra storia.