Chi ha suicidato il carabiniere?

La misteriosa morte di Giuseppe Passarelli: i dubbi e le anomalie dell’inchiesta archiviata come suicidio per ben tre volte. La famiglia spinge per la riapertura del caso dopo 26 anni. Chi sa parli.

CASSANO allo IONIO (Cosenza) –  Il carabiniere Giuseppe Passarelli, 21 anni, si tolse davvero la vita in quel tragico 24 marzo 1997? Per la magistratura inquirente si era trattato di un gesto estremo messo a segno con la pistola d’ordinanza, per altri e per la stessa famiglia della vittima il giovane non aveva alcun motivo per suicidarsi. Dopo 26 anni la famiglia insiste, ancora una volta, affinché venga riaperta l’inchiesta archiviata tre volte dalla Procura di Castrovillari con la medesima motivazione: suicidio. Eppure i dubbi non mancano. Giuseppe era giunto in quella caserma tre settimane prima del decesso. Aveva telefonato a casa dicendo che tutto andava per il meglio.

Il giovane militare non aveva alcun motivo personale per togliersi la vita

Un giorno prima della tragedia il giovane, originario di Policoro in provincia di Matera, sarebbe dovuto tornare a casa per trascorrere la domenica in famiglia ma, all’ultimo minuto, sarebbe stato comandato di servizio per la sostituzione di un collega. Giuseppe, generoso ed entusiasta del suo lavoro e della divisa che indossava, confermava alla madre, per telefono, la medesima versione dei fatti ma proprio quel giorno il giovane carabiniere non avrebbe dovuto sostituire nessuno. Dunque che cosa sarebbe accaduto? Chi avrebbe detto a Giuseppe di quel cambio di turno o di dover sostituire un collega? L’indomani mattina il militare incontrava un suo amico d’infanzia e lo invitava a pranzo.

L’amico però non poteva rimanere in sua compagnia e Giuseppe, dispiaciuto, continuerà a parlare e scherzare prima di tornare in caserma. Due ore dopo il giovane militare è in fin di vita nell’archivio dell’edificio militare. Che cos’è accaduto tra le 12 e le 14 del 24 marzo 1997? Secondo la versione ufficiale, dopo pranzo, i commilitoni di Giuseppe avrebbero sentito un forte rumore provenire dallo stanzone adibito ad archivio. Un giovane collega si è ferito alla testa ed è stramazzato al suolo, confermeranno i militari in servizio.

L’uniforme sporca di terriccio ma è strano che in archivio si trovi un simile materiale

Giuseppe respira ancora ma i carabinieri presenti alla tragedia, come risulterebbe in atti, non avrebbero chiamato i soccorsi ma quattro di loro si sarebbero preoccupati di sollevare di peso il corpo del giovane per poi caricarlo dentro un’auto e trasportarlo sino all’ospedale di Castrovillari. Da questo nosocomio, viste le condizioni disperate del carabiniere, i medici decideranno di trasferirlo all’Annunziata di Cosenza dove, nel primo pomeriggio, Giuseppe Passarelli spirerà senza riprendere conoscenza. Le anomalie, però, non finiscono qui. Il Ctu della Procura rileverà una massiccia presenza di terriccio sulla divisa.

Tali reperti “fanno ritenere che il Passarelli dopo l’esplosione del colpo alla testa sia finito su una superficie ricoperta di terriccio“. Stessa cosa per “la presenza di segni di trascinamento fa ritenere che il Passarelli agonizzante sia stato trascinato, probabilmente afferrato dalle braccia, da un unico soggetto che non aveva la forza fisica sufficiente per sollevarne di peso il corpo“. Se Giuseppe si è sparato in ufficio perché l’uniforme è sporca di terra? E poi perché qualcuno avrebbe dovuto trascinarlo? E che dire delle minime tracce di polvere da sparo rilevate sulla manica destra della divisa?

La camicia era sporca di sangue la giacca no. Come mai?

Non sono state rilevate impronte della vittima sula pistola d’ordinanza, niente sangue o polvere da sparo sulla mano che avrebbe premuto il grilletto. Non è strano? E poi che fine ha fatto la cosiddetta scheda d’armamento della pistola, un specie di carta di identità dell’arma che collega la matricola del militare con quello della Beretta d’ordinanza, elemento con cui gli inquirenti sarebbero potuti risalire al reale utilizzatore? Tale documento sarebbe stato distrutto dalle fiamme in due differenti incendi nei quali anche un’altra scheda sarebbe andata carbonizzata: vero o falso? Diversi anni dopo la morte del povero Giuseppe alla famiglia veniva recapitata una lettera nella quale un uomo in divisa scriveva:

Perchè il carabiniere sarebbe stato trascinato? Da dove è stato ucciso sino in archivio?

”Se volete sapere la verità su Giuseppe, dovete rivolgervi a…”. Seguiva un nome ed un cognome ma questo presunto testimone è stato mai ascoltato dagli inquirenti? Si parlerà anche di una sparatoria, di una perquisizione e di “certi favori” che Giuseppe avrebbe dovuto restituire contro la sua volontà. Il giovane forse si sarebbe trovato nel posto sbagliato, nel momento sbagliato? Di che cosa si trattava?:”Vogliamo la verità sulla morte di Giuseppe – reclama la sorella Angela Passarelli – che vengano fatte nuove indagini specie su alcuni dettagli da sempre trascurati…”.

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