ESCLUSIVO: Alberico Lemme racconta a Pop la sua battaglia contro il virus. Il noto farmacista parla della sua drammatica esperienza vissuta in ospedale dove è stato curato da medici straordinari e assistito, a distanza, da tutti i suoi cari.
Ammalarsi di Covid-19 non è una passeggiata. Lo racconto per tutti i sapientoni e saccenti che parlano e sparlano del virus. Posso dare una testimonianza diretta, io che ci sono passato. Ho iniziato questo calvario il 2 marzo scorso con una febbre a 38. Come la maggior parte delle persone ho pensato: è la solita influenza e la curo come ho sempre fatto, con un paio di Vivin C. Il primo giorno la febbre non è scesa. Passavo allora alla Tachipirina che mi faceva scendere la temperatura solo al mattino portandomela a 36,6. La sera, però, risaliva a 38,5. Così per 2 giorni.
A questo punto decidevo di chiudere il Ristolemme e la Fabbrica del Benessere con molto anticipo rispetto alle disposizioni del Governo. Prontamente risalgo a tutti i contatti che avevo avuto nei giorni precedenti e avviso le istituzioni sanitarie osservando alla lettera le prescrizioni.
Chi era stato in contatto con me iniziava la quarantena. Fortunatamente non avevo contagiato nessuno. In buona sostanza dal 2 marzo scorso mi isolavo nel monolocale dove vivo, subito dopo chiamavo il mio medico di base, tenendo sotto controllo la saturazione dell’ossigeno con il relativo dispositivo digitale che ormai tutti conosciamo. Tutto sembrava nella normalità ma non era così. Il 13 marzo una suora, mia guida spirituale, mia figlia Marta, mia sorella Stefania e mia cognata che fa il medico, notano che la mia situazione stava precipitando e si attivavano per farmi ricoverare al San Raffaele. Non vi dico la situazione di emergenza al pronto soccorso. Per mancanza di posti letto eravamo tutti nei corridoi. Dopo 3 giorni vengo trasferito in reparto e devo ringraziare di cuore il prof. Alberto Zangrillo, il suo staff di medici e infermieri del reparto di Anestesiologia e Rianimazione che mi hanno salvato la vita.
Dopo 5 giorni vengo infine trasferito all’ospedale di Tradate, reparto pneumologia, dove notavo fra il personale medico e paramedico altrettanta professionalità e abnegazione nel servizio. Il di 14 Aprile decido di raccontare la mia battaglia contro il Covid-10 che ho vinto! Vi starete chiedendo: come sono stato contagiato? Sicuramente da qualche cadetto che ho ricevuto in studio, asintomatico. Vi dirò di più. In quei giorni stavo attento ma il contagio avviene lo stesso e in maniera subdola.
È più facile di quanto voi immaginiate. Vi invito a rispettare e applicare tutte le norme anti-contagio che oggi conosciamo bene tutti. Non sottovalutatele. È una pandemia. È sotto gli occhi di tutti. Una parte della popolazione e altri sedicenti esperti, oltre che politici, al comando della barca la sottovalutano. Chi è stato colpito, invece, percepisce gli effetti malefici della patologia e vede il mondo nella realtà dei fatti. Nel frattempo sono riuscito ad ottenere il silenzio stampa sul mio stato di salute e ringrazio i giornalisti e i conduttori di radio e televisioni che per forza di cose sono venuti a saperlo ma hanno rispettato la mia volontà, oltre che la privacy. È stata una mia scelta. Non volevo veicolare notizie negative e, inoltre, ho continuato ininterrottamente a svolgere il mio lavoro, rispondendo telefonicamente a tutti i cadetti che non hanno sospettato nulla. Se avessero saputo che ero ricoverato, ovviamente, non avrebbero più chiamato e sarebbero ingrassati inesorabilmente!
Così facendo ho assicurato lo stipendio a tutti i miei dipendenti. E non mi fermo. A proposito, sto cercando, con regolare contratto di assunzione, un cuoco e un tecnologo alimentare. Il lavoro nobilita l’uomo. Forza ragazzi, dobbiamo pensare alla ricostruzione dell’Italia nei suoi aspetti sociali e produttivi. Noi Italiani siamo maestri in questo. Invito le nuove generazioni a non scoraggiarsi, a rimboccarsi le maniche e lavorare a muso duro. Non pensate ad uscire di casa per andare a correre o portare il cane a fare i suoi bisogni. Attiviamo la mente.
Alla fine di questa vicenda, forse voluta almeno in parte da chi comanda il mondo, ci riprenderemo la nostra vita e le libertà inalienabili che ci spettano di diritto. L’importante è non piangersi addosso ma progettare nuovi indotti produttivi e nuovi sbocchi professionali. Nella legalità e nel rispetto del prossimo. Così tutto sarà più facile. Vi confido che questo è un momento evolutivo dell’uomo. Solo chi coglie il messaggio avrà una vita serena e piena di soddisfazioni. Bisogna schierarsi in favore del Bene. Dalla parte del male ce ne sono già troppi. Non dico chi sono ma voi li conoscete. Ne usciremo vittoriosi, parola del dottor Lemme.