Lo ha detto Emma Marrazzo, la mamma dell’operaia 22enne morta il 3 maggio 2021. Il 30 giugno sarebbe stato il compleanno della ragazza.
Roma – Alla Uil Emma Marrazzo, la madre di Luana D’Orazio 22enne morta sul lavoro il 3 maggio del 2021, va dritta al punto sulla piaga delle morti bianche. “Non succeda quel che è successo a me, si investa sulla sicurezza, porto avanti questa battaglia per far capire il senso dell’ingiustizia. Mia figlia non sapeva nulla del suo lavoro. Non ci sto, sono vite umane, il lavoro è sacrosanto ma si deve lavorare per vivere. Nordio ha detto no all’omicidio sul lavoro. Voglio che il processo finisca come deve. Questa ditta non ha mai chiuso, sequestrati solo i macchinari, ha lavorato anche il giorno dei funerali. Non è normale. Non c’è sensibilità. Voglio giustizia, non vendetta. Quello è omicidio, quello di mia figlia è come aver dato a qualcuno una pistola senza sicura e prima o poi il colpo parte”.
Poi l’attacco al ministro del Lavoro Marina Calderone: “Con la patente a punti non ci siamo, la ministra dovrebbe venire a casa mia”, a vedere “cosa si prova”, ha detto la madre della ragazza morta mentre stava lavorando a un orditoio a Montemurlo (Prato), partecipando a Roma alla presentazione di uno studio della Uil su incidenti e morti sul lavoro. “La gente mi dice che prova a immaginare – ha spiegato poi la donna a margine dell’iniziativa -, ma siccome io quando succedevano queste cose dicevo che immaginavo, l’immaginazione della realtà e lontana anni luce. Non è vero, non s’immagina, non vivi e non hai la forza nemmeno di alzarti per scendere a fare il caffè. C’è quella porta lì che sai non si aprirà più. Questa è la triste realtà”. La donna ha ricordato che “tra pochi giorni, il 30 giugno, sarà il compleanno” di Luana.
Dopo la tragedia di Luana “ho capito perché si chiamano morti bianche, perché non paga mai nessuno”: ha concluso. “Mi sono sentita dire dal ministro Nordio – ha detto poi la donna -, ‘no l’omicidio sul lavoro no, perché c’è quello sugli incidenti stradali e non è servito a nulla, anzi sono aumentati’. Sono aumentati proprio perché non ci sono le pene”. Quanto alla sua battaglia per avere giustizia per la famiglia, ha aggiunto, “lotterò sempre, anche perché c’è un processo in corso per il manutentore e voglio che questo processo finisca come deve finire, non che ci si arrampichi sugli specchi oppure che venga assolto anche lui. I datori di lavoro sono stati condannati, ma per me è come se fossero stati assolti”.