La lite, il pugno e la caduta fatale: padre di famiglia morto sotto gli occhi della moglie

Colpito a tradimento alla fine del concerto dei Subsonica. Resta il galera l’aggressore, Ibrahimi Senad, operaio kosovaro addetto allo smontaggio del palco.

FIRENZE – Ibrahimi Senad, 49 anni, presunto assassino di Antonio Morra, morto al termine del concerto dei Subsonica al Nelson Mandela Forum di Firenze, rimane in carcere a Sollicciano. Per il Gip Piergiorgio Ponticelli esiste il pericolo di fuga e la reiterazione del reato dunque l’operaio di origini kosovare rimane dietro le sbarre. L’odierno indagato è accusato di concorso in omicidio preterintenzionale per aver colpito alla testa Antonio Morra, 47 anni, residente a Pistoia, sposato e padre di tre figli in tenera età, facendolo cadere a terra la sera dell’11 marzo scorso, intorno alle 23, in occasione del concerto dei Subsonica. La vittima aveva assistito all’evento musicale assieme alla moglie con la quale stava uscendo dalla struttura sportiva per tornare a casa dai loro tre figlioletti di cui la più piccola ha solo 2 anni.

La vittima al lavoro. Da Facebook

La versione dei fatti è stata riferita agli inquirenti dai numerosi testimoni presenti all’aggressione e ripresa da una telecamera di videosorveglianza che avrebbe inquadrato, in maniera inequivocabile, il momento preciso in cui un membro dello staff, impiegato di una ditta esterna per lo smontaggio del palco, tale Ibrahimi Senad, che indossa una pettorina catarifrangente, mentre scende velocemente gli scalini in direzione di Morra. La vittima, che pare stesse discutendo con una persona senza pettorina, avrebbe ricevuto un pugno in testa da Senad che faceva rotolare Morra sino alla base della scalinata. L’uomo, colpito di spalle, rimaneva esanime mentre diverse persone tentavano di soccorrerlo. Quando sul luogo giungevano gli operatori del 118 e la polizia Morra appariva in gravissime condizioni e morirà poco dopo il ricovero in rianimazione presso l’ospedale Careggi.

Alcuni operai riferiranno ai poliziotti, coordinati dal Pm Alessandro Piscitelli, che Morra, una volta uscito dal concerto, e mentre fumava una sigaretta, avrebbe urtato una persona che faceva parte del gruppo di operai addetti allo smontaggio del palco a fine manifestazione. Morra veniva attorniato da alcuni manovali e all’improvviso un uomo corpulento, con il corpetto riflettente, gli sferrava alle spalle un pugno in testa cosi violento da far ruzzolare nel vuoto il povero padre di famiglia. Le riprese televisive, prive di audio, non inquadrano nitidamente il volto dell’aggressore ma gli uomini della Mobile riusciranno a identificarlo poche ore dopo grazie ad una più approfondita analisi dei filmati e alle testimonianze.

Morra, di spalle, un attimo prima di essere colpito da Senad, il primo nelle due foto a destra

Tutti gli operai riferiranno agli inquirenti che la reazione di Senad sarebbe stata provocata da Morra che avrebbe tirato fuori dalle tasche un coltellino svizzero multiuso con l’intento di minacciarli ma non si sa per che cosa. Ma c’è di più: un operaio consegnava alla Squadra Scientifica il coltellino presumibilmente appartenuto alla vittima e gli esperti dovranno appurare di chi sono le impronte digitali presenti sull’oggetto repertato. Dopo la tragedia, in tarda serata, alcuni addetti del palasport avrebbero rinvenuto, dentro un’aiuola attigua all’ingresso di viale Malta, un tirapugni che è stato sequestrato. Bisognerà verificare, in sede di autopsia, se Morra sia stato colpito o meno con quella sorta di arma metallica oppure se è deceduto per la violenza di quel pugno sferrato a tradimento dunque senza la possibilità di potersi difendere o di schivare il colpo mortale.

La scalinata dove è avvenuta la tragedia

Antonio Morra, originario di Potenza, città dove era nata la madre, lavorava come magazziniere in una ditta di smistamento pacchi e viveva con la famiglia a Pistoia. Era tifoso del Napoli, città in cui era nato il padre e dove aveva vissuto per qualche anno, con una particolare predilezione per Maradona. L’uomo è descritto come persona perbene, assai riservato, cattolico praticante, padre e marito esemplare: “Antonio era una persona speciale, un uomo buonissimo. Gli volevamo tutti bene. Vogliamo solo che venga fatta giustizia”. Così dicono i parenti della vittima e, soprattutto, la moglie Giuseppina che non sa darsi pace per la morte del marito. Da indiscrezioni sembra che fra Morra e qualche operaio sia scoppiato un alterco in cui sarebbe intervenuto, in maniera pesante, Ibrahimi Senad presumibilmente senza l’intenzione di uccidere. Il pugno e la successiva caduta dalle scale però sarebbero stati fatali.

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