Il Papa ha definito chi lo pratica un “sicario”, mentre Cappato ha raccolto 597mila firme per il diritto a non proseguire la gravidanza.
Roma – Da una parte c’è Papa Francesco che stigmatizza l’aborto e definisce chi lo pratica un “sicario”. Dall’altra c’è l’eterna battaglia politica tra libertà ed etica. E in occasione della Giornata internazionale per l’Aborto sicuro, l’Associazione Luca Coscioni ha portato in piazza San Babila a Milano la campagna ‘My Voice My Choice’. Si tratta della più grande mobilitazione europea sul tema. “Iniziativa dei cittadini europei per garantire in tutta Europa il diritto all’aborto sicuro. Per noi Europa deve diventare spazio di diritti e libertà. Se riusciremo a raccogliere 1mln firme la Commissione Europea sarà obbligata a rispondere. Sono state raccolte già 597mila firme. Persone sanno che aborto clandestino è soluzione peggiore” ha dichiarato Marco Cappato, Tesoriere dell’Associazione.
“Tassi di obiezione di coscienza superano 60%, in alcune regioni 80%. La Legge 194 va rivista, tanti paesi d’Europa permettono di abortire fino alla 14ma settimana, in Italia l’aborto farmacologico è ancora tabù nonostante sia un metodo sicuro” ha poi aggiunto l’avvocato Giulia Crivellini, membro di Giunta dell’Associazione. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano ha attaccato l’Ue che lo scorso 11 aprile ha votato a favore dell’inserimento del diritto all’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. “Confido che il nuovo Parlamento che andremo a eleggere – dice Mantovano – non scriva più pagine simili, non solo per il contenuto ma perché completamente fuori dal perimetro” delle competenze dell’Unione.
Nonostante l’approvazione dell’Eurocamera dell’11 aprile, una modifica alla Carta prevede il voto favorevole di tutti i 27 Stati membri. Il percorso per vedere riconosciuto l’aborto come un diritto fondamentale però è ancora lungo e pieno d’insidie. Tutti gli Stati membri devono esprimersi favorevolmente al suo inserimento nella Carta. Difficilmente questo può accadere anche perché Polonia e Malta hanno addirittura in vigore delle norme che ne limitano fortemente la possibilità di accesso alle donne. Il Parlamento ha anche invitato tutti i Paesi dell’Unione a depenalizzare completamente l’aborto in linea con le linee guida Oms del 2022.
La proposta d’inserire l’aborto nella Carta dei diritti fondamentali dell’Ue era stata presentata già nel 2022 e poi abbandonata. Solo dopo che la Francia l’ha inserito nella propria Costituzione anche a Bruxelles si è ripreso a discuterne. Inutile aprire la parentesi italiana, dove l’emendamento al dl Pnrr che prevede l’inserimento delle associazioni ‘pro life’ nei consultori ha suscitato l’ira delle opposizioni e lunghe polemiche. Polemiche che si sono riaccese lo scorso 22 marzo, in occasione del compleanno della Legge 194. La norma sull’accesso all’aborto volontario, che quest’anno ha compiuto 46 anni, pur riconoscendo il diritto alla vita dell’embrione e del feto, tutela, non senza polemiche sin dalla sua entrata in vigore, il diritto della donna alla salute fisica o psichica, qualora questa sia messa a rischio dalla prosecuzione della gravidanza, dal parto o dalla maternità.
Un tema quello dell’aborto da sempre al centro dello scontro politico, uno scontro che con dei picchi a volte più duri altre volte meno non si è mai sopito. La ministra della Famiglia Eugenia Roccella è la testimone del governo pensiero sulla questione. Contestata agli Stati Generali della Natalità, nell’Auditorium della Conciliazione a Roma, Roccella non è riuscita a intervenire, interrotta da fischi e grida e da cartelli con la scritta: “Decido io”. “Ragazzi ma noi siamo d’accordo – aveva detto la ministra agli studenti -, ma nessuno ha detto che qualcun altro decide sul corpo delle donne, proprio nessuno”. Dall’altra parte della barricata politica c’è – anzi c’è sempre stata – la leader di +Europa Emma Bonino: “Le associazioni anti-abortiste tanto sponsorizzate da questo Governo si fanno chiamare ‘pro-vita’. Ma ignorano la libertà di scelta delle donne sul proprio corpo. E soprattutto ignorano i dati“, ha detto più volte.
Dall’approvazione della legge194, ben 46 anni fa, “il numero degli aborti si è ridotto di oltre il 70%. Ma – prosegue Bonino – c’è di più: i casi di morte di donne per aborto clandestino si è praticamente azzerato nel nostro Paese. Prima della legalizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza, a perdere la vita erano le donne, che si affidavano a mammane che intervenivano col ferro da calza o infusi al prezzemolo. Chi si dice per la vita dovrebbe partire da questo. E invece quasi mezzo secolo dopo dobbiamo sorbirci questa propaganda reazionaria sui nostri corpi. Ancora”, scrive sui social. “Non è finita. Dobbiamo continuare a lottare per rendere la scelta di abortire un diritto fondamentale riconosciuto in tutta Europa”.
Un tema l’aborto che ha addirittura creato tensione tra l’Italia e la Spagna. La ministra spagnola della Parità Ana Redondo era insorta contro gli antiabortisti nei consultori italiani. ”Consentire le molestie organizzate contro le donne che vogliono interrompere la loro gravidanza equivale a disconoscere un diritto riconosciuto dalla legge”. ”E’ una strategia dell‘ultradestra – aveva detto – intimidire per provare dei diritti, per frenare l’uguaglianza tra donne e uomini”. “Stranieri parlano di questioni nostre senza conoscere i fatti”, aveva replicato la premier. Aveva risposto anche Roccella: “Suggerisco ai rappresentanti di altri Paesi di basare le proprie opinioni sulla lettura dei testi e non sulla propaganda della sinistra italiana, che si dichiara paladina della legge 194, ma non ne conosce il contenuto o fa finta di non conoscerlo”.