Una madre distrutta dalla depressione: la tragica fine della figlia di 13 anni che forse si poteva evitare. Turbe psichiche e rancori familiari alla base del delitto.
SILI’ (Oristano) – Una trentina di coltellate tenendola ferma con un cavetto telefonico stretto intorno al collo. Cosi Monica Vinci, 53 anni, casalinga, avrebbe posto fine alla vita della figlia Chiara Carta, 13 anni, probabilmente al culmine di una lite finita in tragedia. Il gravissimo fatto di sangue si è consumato il 18 febbraio scorso a Silì, in provincia di Oristano, più precisamente all’interno dell’appartamento di via dei Martiri del Risorgimento dove vivevano mamma e figlia, quest’ultima posta in affido alla donna nonostante le sue turbe psichiche.
Erano da poco passate le 14 quando Monica Vinci si trovava in casa per pranzare con la figlia una volta rientrata da scuola. Appena le due donne si sarebbero incrociate nella cucina di casa Monica avrebbe afferrato un coltellino a serramanico e avrebbe incominciato a colpire la figlia alle spalle. La ragazzina si sarebbe difesa coraggiosamente urlando e tentando di schivare i fendenti ma la furia materna non le avrebbe dato scampo. Urla e trambuto, però, non sarebbero stati avvertiti dai vicini di casa dunque nessuno ha potuto prestare aiuto a Chiara che, ormai esanime, scivolava sul pavimento del bagno in un lago di sangue.
La ragazza si sarebbe difesa coraggiosamente, nonostante il cavetto al collo che l’avrebbe parzialmente immobilizzata, attese le numerose ferite riscontrate sulle mani e sulle braccia ma alcuni fendenti all’addome le sarebbero stati fatali. Subito dopo la mattanza la presunta assassina si gettava dal balcone e rovinava sull’asfalto procurandosi gravi ferite ma riusciva a sopravvivere nonostante il salto di oltre 6 metri. Un passante si accorgeva di quel corpo steso supino sulla via e dava l’allarme.
Sul posto si recavano i sanitari del 118 che, tramite l’elisoccorso, trasportavano Monica Vinci prima presso il reparto psichiatrico dell’ospedale Santissima Annunziata di Sassari per poi trasferirla al nosocomio San Martino di Oristano dove rimane tuttora piantonata. Ad entrare per primo in casa sarebbe stato il papà della vittima, Piero Carta, 53 anni, agente della polizia locale, ex marito dell’odierna indagata, che ritrovava il corpo senza vita della figlia riverso sul pavimento del bagno.
Subito dopo confluivano sulla scena del crimine il Pm Valerio Bagattini, che coordina le indagini, ed il capo della Squadra Mobile, Samuele Cabitzosu, per i primi rilievi di rito di concerto con la sezione Scientifica della polizia di Stato. Secondo alcune testimonianze la donna stava attraversando un periodo difficile e di recente aveva avuto anche seri problemi di salute appesantiti dall’assenza di un’occupazione fissa.
Pare anche che la donna soffrisse di depressione e che proprio per queste su condizioni precarie l’ex marito avesse chiesto al tribunale dei Minori l’affidamento della figlia che, però, gli sarebbe stato negato. Per altro la vittima, il prossimo 24 marzo, avrebbe compiuto 14 anni dunque sarebbe stata nelle condizioni giuridiche di scegliere se rimanere in casa della madre o di trasferirsi dal padre con i quali i rapporti, nel tempo, sarebbero notevolmente migliorati.
L’indagata è stata accusata di omicidio aggravato e quando uscirà dall’ospedale, una volta interrogata dagli inquirenti, verrà trasferita in carcere. Poco si sa sul movente: un’ipotesi plausibile potrebbe essere quella che la donna si sarebbe sentita perduta una volta privata della figlia, forse della casa e del sostentamento da parte dell’ex marito ma, lo ripetiamo, sono solo congetture. La tragedia ha sconvolto l’intero paese che si è stretto intorno a papà Piero, un bravo vigile urbano conosciuto da tutti gli oristanesi. L’uomo, affranto dal dolore, ha affidato ai social la propria infinita disperazione:
”Amore di papà, so che non potrai leggere e rispondere a quello che scrivo ma il mio cuore vuole comunicare con la tua anima. Ascoltami figlia mia, la tua vita è stata interrotta ad una tenera età. Papà non ti dimenticherà mai. Fintanto che il suo cuore batterà, continuerai a essere il primo pensiero del giorno. Ho grandi progetti per fare in modo che tu possa essere sempre ricordata ed essere un valido aiuto per gli altri…Ho perso tutto, mi ha tolto quanto avevo di più prezioso…Ciao amore mio, ti amo”.
In segno di lutto il sindaco di Oristano ha annullato tutte le manifestazioni collaterali alla Sartiglia, la tradizionale corsa con giostra equestre che si svolge da secoli ogni domenica e martedì di Carnevale:
“La tragica morte di una nostra giovane concittadina ci lascia increduli e senza parole – ha commentato il primo cittadino di Oristano, Massimiliano Sanna – é un evento terribile e senza senso che ha colpito tutti noi in modo molto profondo. Per dare un segnale concreto di lutto, abbiamo deciso di annullare tutte le manifestazioni collaterali alla Sartiglia. Riteniamo sia un primo doveroso segno di rispetto verso la giovane vittima di questa tragedia. Invitiamo tutti a vivere con sobrietà questo dolore”.