Nato a Milano da genitori del Mali, abitava da solo a Suisio dopo che madre e sorella lo avevano denunciato per maltrattamenti. In casa sagome che colpiva con i coltelli, forse gli stessi che ha usato per il delitto.
Terno d’Isola (Bergamo) – Ha 31 anni Moussa Sangare, l’uomo che ha confessato di aver ucciso a coltellate Sharon Verzeni a Terno d’Isola. Un omicidio brutale, quello che avrebbe compiuto la notte tra il 29 e il 30 luglio nel paese della Bergamasca, incastrato da due testimoni italiani di origine marocchina e dai filmati che lo riprendono mentre pedala velocemente contromano, in via Castegnate, allontanandosi dal luogo del delitto.
Nato a Milano da genitori del Mali, Moussa Sangare viveva a Suisio, a pochi chilometri da Terno d’Isola. Non aveva precedenti definitivi ed era incensurato, anche se la Procura stava indagando su di lui per maltrattamenti ai danni della sorella e della madre, vedova da anni. A testimoniarlo anche i vicini di casa: “A notte fonda lo sentivamo litigare tanto con la madre”, racconta uno di loro, “non aveva buoni rapporti con lei, li sentivo litigare tanto, anche alle tre e alle quattro di notte”.
A quanto sembra, aveva anche problemi di droga, era disoccupato, viveva di lavori saltuari – l’ultimo quello di fattorino: consegnava le pizze a domicilio – e faceva fatica a sbarcare il lunario. Le ragioni del gesto non è riuscito a spiegarle. “Ho avuto un raptus improvviso. Non so spiegare perché sia successo, l’ho vista e l’ho uccisa”, ha detto confessando il delitto per il quale ora è in stato di fermo.
Un gesto assurdo, reso ancora più agghiacciante dalle circostanze: non conosceva Sharon, quella sera l’ha incontrata per caso. E su di lei ha calato i fendenti con 4 coltelli che si portava appresso, uccidendo la giovane donna “tanto per farlo”.
Nei suoi profili ci sono i video di quando, otto anni fa, Moussa aveva cercato di sfondare nel mondo della musica. Nel 2016, con il nome d’arte di “Moses”, aveva partecipato al video del rapper italiano Izi per la canzone “Scusa”. Poi la collaborazione con un altro rapper italiano, Ernia, e il sogno infranto di partecipare a “X Factor”, dove è stato subito eliminato, per poi andare negli Stati Uniti. “Da quando era tornato dall’America, era diventato diverso, da casa sua si sentivano spesso litigi”, ha raccontato ancora il vicino, come si legge su Tgcom. “Quattro o cinque mesi fa aveva dato fuoco alla casa – rivela un altro vicino -. Si faceva qua, si faceva in piazza. Avevo l’intuizione che prima o poi sarebbe successo qualcosa”. Secondo un’altra vicina “qualche mese fa erano intervenuti i carabinieri” perché “aveva menato la sorella”. E ora che Sharon è stata uccisa in quel modo, dice la donna a Tgcom, “è stato uno shock. Io ho una bambina piccola, abbiamo paura”.
In casa del 31enne gli inquirenti hanno trovato alcune sagome che Moussa usava come bersaglio da colpire con i coltelli, forse gli stessi usati per uccidere Sharon. La sera del delitto quelle armi le aveva portate con sé, quando è uscito in strada. Secondo la Procura ciò dimostrerebbe la premeditazione, ossia che voleva uccidere. Ma l’obiettivo non era necessariamente Sharon, che non conosceva neanche. Era chiunque, una persona qualsiasi che il destino gli avrebbe messo sul suo cammino. Pochi minuti prima di imbattersi in Sharon, il 31enne ha trovato sulla sua strada due ragazzini di 15 e 16 anni. Li ha aggrediti, ha raccontato lui stesso agli inquirenti, ma sono riusciti a mettersi in salvo e ora chi indaga sul caso li cerca per interrogarli come testimoni di quanto accaduto in maledetta notte. Fuggiti via i ragazzini, Moussa si è girato, ha notato Sharon che passeggiava, ha fatto inversione sulla bici sulla quale viaggiava e ha puntato dritto contro di lei. Il resto è tremenda, assurda cronaca.