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La Corte Suprema concede una immunità parziale a Trump solo per gli atti ufficiali

L’ex presidente non è perseguibile solo per le azioni prese nell’esercizio dei suoi poteri costituzionali. Diverso è per le capacità private.

New York – La Corte Suprema Usa ha concesso una parziale immunità presidenziale a Donald Trump nel processo per l’assalto al Capitol, ma solo per gli atti ufficiali, ossia le azioni prese nei suoi poteri costituzionali. In tal caso l’immunità è assoluta. Il tycoon è imputato anche per le carte segrete di Mar-a-Lago e per il tentativo di ribaltare il voto in Georgia. Per la Corte Suprema Usa Trump non è titolato all’immunità per le azioni prese nelle sue capacità private. Questo consentirà al processo di proseguire ma con ulteriori rallentamenti perché si dovrà distinguere tra atti ufficiali e atti privati.

Trump non è titolato all’immunità per le azioni prese nelle sue capacità private. La sentenza, passata con sei voti favorevoli e tre contrari, consentirà al processo per cospirazione relativamente all’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 di proseguire, ma con ulteriori rallentamenti, perché si dovrà distinguere tra atti ufficiali e atti privati. La Corte suprema ha rimandato il caso a un tribunale di grado inferiore, che dovrà stabilire se e quando mandare a processo Trump per i quattro capi di imputazione emessi nei suoi confronti.

Trump di fronte alla Corte Suprema

La decisione dei giudici ha respinto il verdetto emesso contro Trump a febbraio, quando una corte d’appello federale ha stabilito che l’ex presidente non può invocare il principio dell’immunità per i crimini che avrebbe commesso al fine di bloccare la certificazione della vittoria di Joe Biden alle elezioni del 2020. La decisione può avere grandi conseguenze sul destino dei processi federali contro l’ex presidente e, di conseguenza, anche sulla sua nuova candidatura alla Casa Bianca. Il tycoon è imputato anche per le carte segrete di Mar-a-Lago e per il tentativo di ribaltare il voto in Georgia.

La sentenza era attesa da tempo nel procedimento penale federale riguardo al tentativo dell’ex presidente degli Stati Uniti di ribaltare la sconfitta elettorale del 2020, evento poi degenerato nei fatti di Capitol Hill.  Il processo era iniziato nel 2023, ma era poi stato sospeso a febbraio 2024 in seguito alla richiesta degli avvocati di Trump della concessione dell’immunità, in quanto i fatti risalivano a quando il tycoon era ancora presidente. Secondo il suo team legale, l’ex presidente dovrebbe essere immune da qualsiasi indagine giudiziaria. L’immunità assoluta funzionerebbe come protezione dalla responsabilità penale per reati come omicidio, corruzione, tradimento, sedizione e anche per il tentativo, come è successo in questo caso, di ribaltare i risultati delle elezioni per rimanere al potere. 

Gli avvocati di Trump hanno evidenziato come la protezione completa degli ex presidenti dalle accuse penali per atti ufficiali compiuti durante il mandato presidenziale sia necessaria per evitare che questi possano essere ricattati (soprattutto dai rivali politici) in futuro. Uno di loro ha specificato in particolare che i presidenti in carica potrebbero essere vittime di ricatti ed estorsioni. In un primo momento, un tribunale di appello aveva deciso di non concedere l’immunità a Trump, gli avvocati avevano quindi deciso di portare il caso di fronte alla Corte Suprema. Si è dunque tenuta una prima sessione di “argomenti orali” durante la quale gli avvocati hanno espresso di fronte ai giudici i loro argomenti. In questa prima fase era stata richiesta l’immunità assoluta, mentre la Corte Suprema sembrava più propensa a una forma di immunità parziale. 


   

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