Il sindaco sugli avversari politici, “Perdono da 20 anni, e alcuni, come Savastano in Gomorra, dicono ‘andiamo a riprenderci la città'”.
Bari – Non trattiene le lacrime e usa parole dure Antonio Decaro: nella conferenza stampa convocata all’indomani della nomina di una commissione ministeriale per la verifica di infiltrazioni criminali e l’eventuale scioglimento del Consiglio comunale della città, il sindaco parla di “un atto di guerra” che richiede “una legittima difesa” della “città che da tempo “combatte la mafia a testa alta”. Mancano solo tre mesi al voto per il rinnovo dell’amministrazione comunale e Decaro ritiene che questa sia una mossa del centrodestra per “inquinare la campagna elettorale e fare annullare la partita. A Bari perdono da 20 anni – dice – e alcuni di loro, come Savastano in Gomorra, dicono ‘andiamo a riprenderci la città’. Ma la città è dei baresi, non è di nessuno”.
Tra gli applausi di cittadini e commercianti, il sindaco pugliese ha annunciato che “se c’è anche un solo sospetto di infiltrazione della criminalità nel Comune io rinuncio alla scorta”. Decaro, che è anche presidente dell’Anci, vive da nove anni con la costante presenza di due agenti dopo le minacce di morte ricevute per le sue battaglie per la legalità che hanno portato a diversi arresti, tra cui alcuni esponenti di clan mafiosi. “Io ho paura per me e per la mia famiglia – ha evidenziato – ma la mafia la guardo in faccia e la combatto”.
“Questo governo – ha replicato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi – ha dichiarato guerra alle mafie e non certo agli amministratori locali. Capisco l’amarezza del sindaco di Bari” ma “il nostro governo da quando si è insediato ha già sciolto 15 Comuni in prevalenza di centrodestra”. Decaro, che la scorsa settimana a quanto si apprende ha avuto un incontro con Piantedosi per parlare della vicenda, ha comunque offerto “piena collaborazione” ai commissari la cui relazione, che potrebbe anche contenere l’ipotesi di scioglimento del comune, dovrebbe arrivare dieci giorni dopo il primo turno delle elezioni che si terranno l’8 e il 9 giugno, e quindi nel pieno della campagna elettorale per un eventuale ballottaggio.
Il Viminale ha deciso di inviare la commissione su impulso dei parlamentari di centrodestra, dopo gli
arresti del 26 febbraio scorso, epilogo dell’inchiesta Codice interno che ha disvelato un presunto sistema di voto di scambio politico-mafioso alle elezioni comunali del 2019. Per infiltrazioni mafiose anche l’azienda municipalizzata del trasporto urbano, l’Amtab, è stata sottoposta ad amministrazione giudiziaria per un anno. Non è finita. Il ministero dell’Interno manderà un’ispezione in Prefettura a Bari in seguito al caso, emerso in un’inchiesta, della funzionaria che si rivolse ad un indagato vicino al clan per riavere l’auto che le era stata rubata.
Tra le 130 persone finite in carcere e ai domiciliari ci sono anche Carmen Lorusso, consigliera eletta con il centrodestra e poi passata nella maggioranza di Decaro; e suo marito Giacomo Olivieri, ex consigliere regionale. Il Pd, con Elly Schlein è in prima linea a sostegno del primo cittadino barese: quella del Viminale è “una scelta che sembra molto politica. Non si era mai visto ed è molto grave. Il Pd – ha detto la segretaria da Bruxelles – è e sarà sempre impegnato nella lotta contro le mafie e non ha niente a che fare con il grave atto fatto ieri dal ministro dell’Interno”. Il M5S invece non si pronuncia, esprimendo solo velata “preoccupazione per la serie di arresti avvenuti a febbraio”.
Il centrodestra, invece, difende la scelta del ministro. Forza Italia invita Decaro ad “apprezzare” l’intervento della commissione “se non ha nulla da temere”. Mentre il sottosegretario alla Giustizia Delmastro definisce le parole del sindaco “sconcertanti”. A Bari due anni e mezzo fa un’altra consigliera comunale fu arrestata per presunto voto di scambio, sempre per le elezioni del 2019, in questo caso sia a Bari sia nel vicino comune di
Valenzano: si tratta di Francesca Ferri, anche lei eletta nel centrodestra (lista Di Rella sindaco).